Euforia





Recensione di Francesca Mogavero


Autore: Elin Cullhed

Editore: Mondadori

Traduzione: Monica Corbetta

Pagine: 300

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Euforia racconta l’ultimo anno di Sylvia Plath regalandoci l’indimenticabile ritratto di una mente brillante impegnata in una battaglia con il mondo, con le persone che ama e con se stessa. Quando il romanzo si apre, Sylvia, incinta del secondo figlio, è entusiasta all’idea della nuova avventura in cui lei e Ted Hughes si sono imbarcati insieme: ristrutturare una vecchia canonica lontano dalla grande città, crescere una famiglia in un regno tutto per loro. Prima dell’arrivo dei bambini Ted era il suo compagno in ogni cosa: da intellettuali vivevano intensamente la vita e ne prendevano ciò che volevano. Ma ora Ted scompare sempre più spesso nel suo studio per scrivere mentre Sylvia si ritrova abbandonata, un animale assediato dai suoi piccoli. Il suo desiderio è scrivere, amare, vivere, lasciare un segno nel mondo. Ma dove sarà la sua immortalità? Nei bambini che nutre con il suo corpo o nelle parole che appunta sulla pagina nei pochi momenti rubati? Quando Ted la abbandona definitivamente per andare dalla sua amante a Londra, Sylvia si scopre al contempo intossicata dal suo stesso potere e annientata dalla perdita. In questo stato di euforia, si sente sul punto di raggiungere il massimo dei suoi poteri creativi come scrittrice. Ha deciso di morire, ma l’arte a cui darà vita nelle sue ultime settimane infiammerà il suo nome. Euforia è un’opera incandescente che presta una voce collettiva a tutte le donne del mondo che si trovano a vivere con un piede nella vita domestica e l’altro nella creazione artistica. Elin Cullhed non si accontenta di descrivere la parabola di una tragedia femminile, ma sa come afferrare un’anima perduta, come tenderle una mano, perché nella letteratura non è mai troppo tardi.

Recensione

L11 febbraio 1963 Sylvia Plath muore infilando la testa nel forno a gas. Un gesto violento, eclatante, preceduto da uno delicato, semplice e piccolo, eppure tanto prezioso: la colazione un bicchiere di latte, pane imburrato preparata con cura e lasciata nella camera dei bambini, con la finestra spalancata verso laria buona e pulita del mattino e la porta chiusa sull’abisso.

È triste storia nota, il verso che conclude una tragica poesia conosciuta a memoria.

Ma chissà cosa passava in quella mente delicata come vetro, geniale e acuta, soltanto pochi minuti, il giorno, dodici mesi prima?

Una possibile e più che verosimile risposta è nel romanzo di Elin Cullhed, Euforia: nel 1962, anno che la vide diventare madre per la seconda volta e romanziera (La campana di vetro sarebbe stato pubblicato nel gennaio del ’63), Sylvia era euforica.

Un’esaltazione instillata dal vortice di cambiamenti – una casa nel verde, due bambini, parole nuove – dalla ferrea volontà di sopravvivere, per essere carne e sangue per la carne e il sangue delle sue creature, nonostante l’abbandono di Ted e la fredda indifferenza tutt’attorno, o dalla consapevolezza di avere una data di scadenza? Forse una miscela (letale) di stati d’animo, come un’altalena in grado di arrivare su su fino al sole e poi, immediatamente, di calare in picchiata verso le profondità della terra, con la precisione perforante di un rapace.

E Sylvia, in effetti, oscillava: dal sorriso ampio, in barba alle zampe di gallina e allo sconcerto altrui, al pianto più disperato e improvviso, ma non per questo insincero; dalla consapevolezza lucida della propria eccezionalità – talentuosa da sempre, dotata per la poesia e la prosa, con una voce affascinante, giovane e bella – al sentirsi andare in pezzi – ancora, come vetro – di fronte a uno sguardo giudicante e glaciale, a una frase cattiva (perché le lettere sanno far male, e chi lavora con l’inchiostro accusa doppiamente il colpo), a un’assenza; dalla maternità tenera, orgogliosa, dorata, al desiderio di fuga verso la scrittura e una bolla di calma, in cui sentirsi accudita.

Pesata, schiacciata, oberata, soffocata, Sylvia sentiva su di sé la responsabilità di un’ape regina, sulle cui ali gravano le celle di un intero e complicato alveare e la coscienza di essere soltanto di passaggio, perché presto arriverà una nuova sovrana; unica tra le larve, i fuchi e le operaie, la bionda e morbida despota ha compiuto il suo volo in solitaria, opponendosi ai venti e alle piogge con il riso – riso che deforma e dà scandalo, che sconvolge chi lo elargisce e chi lo riceve in dono, che erode, distrugge e fa pensare.

E in quella risata euforicamente disperata, si è ridotta a brandelli, dandosi in pasto nel privato e nel pubblico, annullandosi nel suo ruolo di madre e nella sua necessità di letterata, sentendosi di fronte a un bivio e con un precipizio alle spalle.

Ascoltiamo il racconto di Sylvia, la parabola, le speranze, la vanagloria, le contraddizioni, dalla sua stessa voce, ed è terribile, perché paragrafo dopo paragrafo la fine si avvicina, ne avvertiamo già l’odore… e le nostre mani tese, i cuori trafitti, non possono attraversare la carta e il tempo. Non possiamo afferrarla e rivelarle che può essere tutto, che scegliere se stessa, amarsi per prima, è la via che abbraccia le altre strade, senza escluderne alcuna: lei non può sentirci e si lascia cadere.

ElinCullhed, però, ferma la narrazione un attimo prima dello schianto: non occorre specificare, sappiamo cosa accadrà… oppure siamo liberi di immaginare un finale alternativo, in cui le “ragioni per non morire” diventano otto, decine, migliaia, splendono energiche e dissolvono le ombre, i piccoli uomini, i cattivi pensieri.

Un romanzo che fa male, che brucia e che folgora, che stilla miele, trasforma e punge… come un’ape. Come la poesia.

A cura di Francesca Mogavero

Elin Cullhed


(1983) è unautrice svedese che ha debuttato, con grande successo, nel 2016 con il romanzo YA The GodsEuforia è il suo primo romanzo per adulti e, fin dalla pubblicazione nel marzo 2021, è diventato uno dei romanzi più acclamati dalla critica. Cullhed ha maturato una vera e propria ossessione per la vita e lopera di Sylvia Plath quando si è trovata in una posizione simile a quella di Sylvia: madre di bambini piccoli, moglie di uno scrittore come lei, in lotta per trovare spazio e tempo per il proprio lavoro. Nel novembre del 2021 Euforia ha ottenuto il più importante e prestigioso riconoscimento letterario svedese, il Premio August, ed è in corso di traduzione in diciannove lingue.

 

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