Falsa partenza




Recensione di Sara Zanferrari


Autore: Edith Wharton

Traduttore: M. G. Catagnone

Editore: Skira

Genere: narrativa classica

Pagine: 96

Anno di pubblicazione: novembre 2019

Sinossi. “Falsa partenza” (False Dawn) fa parte di una collezione di quattro racconti lunghi, usciti nella raccolta “Vecchia New York” nel 1924. Al centro della vicenda è il viaggio di Lewis Raycie, giovane rampollo di un ricco magnate, inviato in Europa per acquistare dipinti di rango per la casa paterna. Il giovane è sotto l’incantesimo di John Ruskin, di cui segue alla lettera il vangelo estetico. Acquista quindi opere dei maestri del Trecento e del Quattrocento, appassionandosi a fondi oro e angeliche madonne, infervorato per la spiritualità dei tempi antichi. Il padre, infuriato perché non ha acquistato grandi tele barocche, che avrebbero dato assai più lustro alla famiglia, lo disereda. Raycie finisce povero, con i capolavori in soffitta… ma il tempo e il gusto riservano imprevisti capovolgimenti. In queste pagine Edith Wharton disegna un “morality tale” sul potere devastante dell’Arte, contro le convenzioni delle mode e le giravolte del gusto.

Recensione

Un’altra magistrale descrizione della New York “bene” di inizio ‘900 dopo quella ne “L’età dell’innocenza” che ha valso a Edith Wharton il Pulitzer nel 1921.

Usi e costumi dell’alta società dell’epoca, con quella sottilissima ironia che caratterizzava questa bravissima scrittrice: Lewis Raycie ricorda moltissimo il Newland Archer, nobile avvocato del celebre romanzo, in perenne lotta interiore fra apparenze e ricerca di senso.

Il povero Lewis, schiacciato non solo metaforicamente dal padre “padrone”, amministratore (occhio alla finesse) del denaro DELLA MOGLIE, a cui lascia solo le briciole con l’ordine di spenderle in vestiti e orpelli che dimostrino la ricchezza familiare. Anche questo un tema caro alla Wharton.

Ma, mentre questo è un po’ sottotraccia, due sono i temi principali: cosa non si fa per la posizione sociale e quanto il concetto di Arte sia labile e opinabile.

Il padre di Lewis è disposto a spendere il patrimonio per costituire una galleria che porti il suo nome, il figlio invece morirà in povertà per essere stato “troppo avanti sui tempi”, per così dire, essendosi fidato di “tale” John Ruskin, piuttosto che degli illustri galleristi messi a disposizione dal padre.

Con un pensiero forse un po’ amaro di come sia difficile portare avanti idee e coerenza, se sono diverse dalla massa o, peggio, da chi detta le regole.

Un racconto godibilissimo, acuto e interessante, impreziosito dagli spaccati della vita dei ricchi del tempo che Wharton ha saputo fotografare così bene, che ci regala un bel personaggio, positivo in tutta la sua umiltà e ingenuità, innamorato, fra l’altro, della cugina brutta e senza doti, che però lo ricambierà con altrettanto amore incondizionato, quell’amore così difficile, forse, da trovare e assecondare fra ricchi saloni addobbati di palazzi dove l’apparenza la fa da signora.

 

A cura di Sara Zanferrari

 poesiedisaraz.wordpress

 

Edith Newbold Jones Wharton


(1862 – 1937), scrittrice e poetessa statunitense, prima donna a vincere il premio Pulitzer per il romanzo L’età dell’innocenza (The Age of innocence) nel 1921.Discendente di un’antica e ricca famiglia di New York, non frequentò la scuola pubblica, studiando privatamente. Nel 1885 sposò il banchiere Edward Wharton, da cui si separò di fatto, nel 1907,abbandonando gli Stati Uniti, per la Francia. Divorziò formalmente nel 1913, mantenendo però il cognome del marito. Nel 1902 venne pubblicato il suo primo romanzo, The Valley of Decision, ambientato nell’Italia del XVIII secolo, a cui fecero seguito molti altri romanzi e racconti. Nel 1911 pubblica Ethan Frome, romanzo breve considerato da molta parte della critica come la sua opera più riuscita. Nel 1914, crea dei laboratori per le lavoratrici disoccupate e prive di assistenza e promuove gli “ostelli americani per rifugiati” una iniziativa che le varrà la Legion d’onore del governo francese (1916). La sua opera più nota è L’età dell’innocenza, ambientato nell’alta società newyorkese del primo Novecento, di cui ben tratteggia caratteristiche, limiti e contraddizioni.Pubblica altri romanzi e raccolte di racconti, la Tetralogia di New York, Ghosts nel 1937. Morì lasciando incompiuto il suo ultimo romanzo Bucanieri.

 

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