Febbraio 1933




 Febbraio 1933

di Uwe Wittstock

Marsilio 17 gennaio 2022

Saggio, Narrativa, pag.304

Sinossi. Un mese. Tanto basta perché dal conferimento dell’incarico di cancelliere a Hitler si arrivi al decreto che elimina di colpo i diritti civili. Nella vorticosa e drammatica ricostruzione di giorni decisivi per la storia europea e mondiale, Uwe Wittstock si mette sulle tracce di trentatré personaggi della scena letteraria e artistica tedesca, imbastendo un’efficace trama di luoghi, volti e voci che raccontano come la vivace realtà di Weimar abbia ceduto il passo a un momento tra i più bui del secolo scorso. Da Thomas Mann a Else Lasker-Schüler, da Bertolt Brecht ad Alfred Döblin, da Erich Maria Remarque a George Grosz, dalle pagine di diari, testimonianze e lettere, traspare la lenta e inesorabile avanzata verso una morte annunciata, quella di una intera società che, col senno di poi, incredibilmente nessuno sembra aver previsto. Un paesaggio di sentimenti, pulsioni e avvenimenti in cui affiora l’umanità di scrittori, artisti, editori, galleristi e attori che si divisero tra chi riconobbe immediatamente il pericolo e coloro per i quali l’esitazione iniziale si sarebbe rivelata fatale. Se Bertolt Brecht reagisce con spirito battagliero, Erich Maria Remarque sale a bordo della sua auto sportiva e parte alla volta del confine svizzero: rivedrà il suo paese solo vent’anni dopo. Il «reporter scatenato» Erwin Kisch, certo della vittoria del comunismo nella lotta per il potere, arriva a Berlino per raccontare dal vivo il clima politico. Mentre i nazisti opprimono la Germania con il loro spudorato antisemitismo, Else Lasker-Schüler celebra in un suo dramma la riconciliazione tra le religioni. Dagli echi pericolosamente familiari di quello che non fu soltanto un lungo inverno per la letteratura, ma per la civiltà, attraverso il precipitare di eventi e pensieri, emerge una consapevolezza: «quanto siano preziosi la democrazia e il diritto diventa evidente appena iniziano a scomparire».

In una società sull’orlo dell’abisso, di fronte a una catastrofe sfuggita a ogni previsione, quale può essere il ruolo di artisti e letterati? A quali poteri e strumenti far ricorso per difendere la libertà di espressione dall’avanzata del fanatismo politico? Dalla viva voce di protagonisti dell’epoca, il racconto del mese in cui la Germania precipitò in un feroce regime dittatoriale.


Recensione di Sara Zanferrari

Hindenburg firma senza esitare. Il secondo decreto serve anzitutto a introdurre la pena di morte per determinati reati politici. Il primo, di portata assai più vasta, abolisce tutti i principali diritti fondamentali. Da oggi non ci sono più limiti alle prevaricazioni dello Stato. La libertà di parola, di stampa, di associazione e di riunione, il segreto postale e telefonico, l’inviolabilità del domicilio e della proprietà vengono soppresse. E così i diritti alla libertà personale: d’ora in poi la polizia può arrestare chiunque a proprio piacimento, prolungando il periodo di reclusione illimitatamente e impedendo il contatto del detenuto con la sua famiglia o con un avvocato. In altre parole: entro i confini della Germania chiunque è in balia dell’arbitrio del governo e delle autorità. Il terrore ha la strada spianata. La soppressione dei diritti fondamentali vale nominalmente solo «fino a nuovo ordine». Ma entrambi i decreti firmati nella giornata di oggi rimarranno in vigore per l’intera durata del regime nazista. Lo Stato di diritto è abolito. […] La dittatura ha inizio. p.214

Cosa accadde in quel Febbraio 1933 a Berlino e in Germania? E soprattutto, cosa accadde ai protagonisti della scena letteraria e artistica di quel tempo? La Germania brulicava di arte, i teatri lavoravano tantissimo, gli scrittori vendevano, i giornali venivano scritti e letti. Un mondo un po’ come ce lo stiamo dimenticando, purtroppo, stretti fra le morse delle ripetute crisi economiche (dove la prima ad essere decapitata è la cultura) e dello spazio che i cellulari hanno rubato a quasi tutte le forme di intrattenimento.

In quelle settimane del 1933, invece, chi ruberà la cultura alla Germania e al mondo sarà un manipolo di nazionalsocialisti che prenderà il potere all’improvviso, o quasi. Così all’improvviso che quasi nessuno di questi intellettuali, pressoché tutti impegnati (o comunque informati) politicamente, riuscirà a pre-vederlo. A noi oggi appare incredibile, eppure andò così. La maggior parte di loro non credette possibile che Adolf Hitler diventasse cancelliere del Reich e tantomeno che in pochissimi giorni avrebbe cancellato la democrazia e lo Stato di diritto. Tutto con un’abile manovra: l’incendio del Reichstag il 27 febbraio.

Sono tanti, gli intellettuali, di cui molti membri del Dipartimento della Cultura, i quali nei giorni che seguono si dibatterono sul da farsi: Thomas e Heinrich Mann, Alfred Döblin, Joseph Roth, Else Lasker-Schüler, Helene Weigel, Bertolt Brecht, Margarete Steffin, Alfred Kerr, Anna Seghers, Theodor Wolff… la lista però è molto più lunga.

Uwe Wittstock sceglie di dare un taglio narrativo a quello che altrimenti sarebbe stato un saggio solamente descrittivo. Storia di cui più o meno tutti siamo al corrente, grazie ai tanti documenti, i libri, i film, i tanti testimoni oculari. Ma come restare “freddi” davanti alla morte della Cultura? qui si parla di uomini e donne, di diritti e violenza, di arte e vita. La sua scelta narrativa ci regala un ritratto vivido di quanto successe a quegli uomini (e al mondo) in quel febbraio e inizio marzo 1933. L’autore descrive i loro dubbi, le inquietudini, i vizi e le virtù, l’incredulità, le relazioni, il loro muoversi come formiche impazzite davanti all’improvvisa e inaspettata distruzione del formicaio.

Li racconta in forma di cronaca, giorno dopo giorno, con titolo e data, ogni giorno un capitolo, gli eventi. Ampia la bibliografia e la documentazione, anche giornalistica, su cui Wittstock basa il suo racconto. Tutto, infatti, per quanto incredibile ai nostri occhi, è realmente (e tristemente) accaduto.

Alla fine, ne ritroviamo 33, di artisti e letterati, nell’ultimo capitolo “Cosa è accaduto in seguito. 33 brevi biografie”, dove Uwe Wittstock racconta come si sono concluse le vite di questi artisti. Artisti che, anche quando sono riusciti ad aver salva la vita, spesso non sono più stati in grado di essere nulla, in quanto incapaci di creare nulla, una volta persa la loro terra, le loro cose, le persone case, le radici, la loro arte inaridita per sempre.

Un tragico destino per un Paese che molto ha dato alla cultura mondiale, ma non ha saputo prevedere il buio che sarebbe piombato su ogni cosa di lì a poco. Un buio che tuttora fa paura a molti, ma che, forse, tuttora non ci stiamo accorgendo di come si stia stendendo su diverse culture e Paesi anche non troppo lontani. Perché noi umani, chissà perché, dalla Storia non riusciamo ad imparare mai niente

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Uwe Wittstock


critico letterario e saggista, si è occupato di letteratura per la «Frankfurter Allgemeine Zeitung», ha lavorato presso l’editore S. Fischer ed è stato vicedirettore delle pagine culturali e corrispondente per «Die Welt». Attualmente è editorialista della rivista «Focus». Ha ricevuto il premio Theodore Wolff per il giornalismo.

A cura di Sara Zanferrari

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