Finché il caffè è caldo




Recensione di Fiorella Carta


Autore: Toshikazu Kawaguchi

Traduttore: Claudia Marseguerra

Genere: Narrativa

Pagine: 177

Editore: Garzanti

Anno: 2020

Sinossi. In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kotake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutti scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.

Recensione

La narrativa orientale ha dalla sua un’introspezione e una delicatezza particolari. Nel raccontare una storia semplice come questa, dove l’unico punto di fantasia è un viaggio nel tempo di breve durata, si riescono a cogliere mille sfumature di riflessione.

Non servono tanti attori se la storia arriva al cuore, lo sfiora come una piuma e lo trafigge come una lama.

Una piccola caffetteria con solo sei posti, ubicata in un seminterrato illuminato da luci soffuse. Personaggi semplici, ognuno con desideri, segreti e rimpianti.

In pochi hanno affrontato il viaggio nel tempo, resistono a causa delle regole, una delle quali sconforta più delle altre: il presente non cambia.

Nonostante queste restrizioni alcuni di loro decidono comunque di sedersi su quella sedia e nel tempo che una tazza di caffè impiega a raffreddarsi, vengono trasportati in un momento particolare della loro vita.

Siamo frutto delle nostre scelte passate e il presente condizionerà sempre il nostro futuro. Niente potrà cambiare ciò che è stato e non sappiamo come procederà la nostra vita, ma possiamo decidere di non lasciare niente di incompiuto, di affrontare vis a vis i nostri timori e le nostre gioie e di relegare in un cantuccio le remore per aprire l’animo; la vita potrebbe stupirci.

In un momento in cui il tempo per noi si è dilatato, ha subìto un rallenty, potremmo cogliere l’attimo e invece di asciugare una lacrima, avremmo la possibilità di non versarne o di trasformarla in emozione.

Un romanzo sulle occasioni mancate, su quelle mai percepite e un insegnamento profondo.

I giorni a noi riservati sono gioielli preziosi che cadono nelle nostre mani. Non sappiamo fino a quando brilleranno ma resta solo una cosa da fare: stringerli forte per non farli cadere nel buio.

 

 

Toshikazu Kawaguchi


Toshikazu Kawaguchi è nato a Osaka, in Giappone, nel 1971, dove lavora come sceneggiatore e regista. Con Finché il caffè è caldo, suo romanzo d’esordio, ha vinto il Suginami Drama Festival

 

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