Frieda




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Annabel Abbs

Traduzione: Federica Aceto

Editore: Einaudi

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 384

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Nottingham, 1907. I coniugi Weekley formano una coppia insolita. Il mite Ernest non spicca per il suo fascino, ha origini umili ed è uno studioso di etimologia barricato in un mondo di prevedibili radici e desinenze. Frieda – la baronessa Von Richthofen – è di una bellezza straordinaria, discende da una famiglia di aristocratici tedeschi, e la sua personalità non potrebbe essere più lontana da quella del marito: è raffinata, brillante, spontanea. Ernest e Frieda hanno tre bambini, Monty, Elsa e Barby, e convivono serenamente nella loro modesta dimora a due passi dalla foresta di Sherwood. Ultimamente, però, Frieda è giù di tono. Ernest le suggerisce allora di andare a trovare sua sorella a Monaco per distrarsi un po’. Monaco, 1907. Quando arriva nella città bavarese, Frieda ha l’impressione di aver riacquistato la vista dopo anni passati al buio di un’esistenza mediocre. Nei caffè bohémien scopre le idee radicali di anarchici e artisti d’avanguardia, nel salotto della sorella Elisabeth una nuova teoria rivoluzionaria, la psicoanalisi, e una prassi dissoluta, il libero amore. Frieda si innamora perdutamente dell’amante di Elisabeth, il medico Otto Gross – seguace di un certo Freud – e sogna di trasferirsi con lui nella comunità utopica di Monte Verità. Al termine del suo soggiorno a Monaco, seppur ripiombata nello squallore del suo ménage familiare, Frieda rinuncia alla fuga: non può abbandonare i suoi figli. Nottingham, 1912. Sono passati cinque anni, ma Frieda non ha dimenticato Monaco e quel turbinio di emozioni che la faceva sentire viva. La relazione con Ernest la avvilisce e il suo ruolo di madre devota le sta stretto, nonostante l’amore incondizionato che nutre per i bambini. Frieda ancora non sa che l’incontro casuale con un giovane poeta dai capelli rossi è destinato a cambiare il corso della sua vita. E la storia della letteratura.

Recensione


Una storia romanzata ma biografica. La storia di una donna che risponde al nome della baronessa Frieda von Richtofen e che è realmente esistita così come reali sono state le sue passioni e le sue scelte. Questo è quanto racconta l’autrice partendo da fatti reali resi, poi, in chiave romanzata. Frieda è una donna di nobile origine. Ha un marito gran lavoratore e tre figli che l’adorano. Ha una bella casa, ha delle persone a suo servizio, una famiglia di alto lignaggio alle spalle ed una vita come tante. Frieda, però, è una donna incompleta, insoddisfatta. Le sta stretta la routine che la vede ogni giorno fare meccanicamente le stesse cose, vivere senza passione, senza ambizioni.  Le sue stesse origini aristocratiche le vanno strette così come tutte le convenzioni dell’epoca soprattutto sul fronte dei rapporti personali.

Ad un certo punto della sua vita la baronessa von Richtofen fa degli incontri che le cambieranno la vita e che le permetteranno di riscoprire quel fuoco che, da sempre, covava sotto la cenere.

Venuta a contatto con il trasgressivo ambiente intellettuale tedesco durante un viaggio a Monaco di Baviera (siamo nel 1912), la sua mente si apre a nuove vedute. Prima tra tutte quella del libero amore. Un concetto inaccettabile nella sua casa, per quel marito così freddo e rigido nelle sue posizioni… Un concetto che, invece, mette radici in quell’anima inquieta e che porterà a grandi cambiamenti per quella donna che si rende conto di essere aver indossato, fino a quel momento, la maschera che tutti coloro che aveva attorno le avevano cucito addosso.

La vita di provincia non fa più per lei. Non si riconosce in quella sessualità così anonima, priva di slancio, obbligata e doverosa con suo marito. Una consapevolezza, questa, che arriva a seguito di esperienze di libero amore con altri uomini, fuori dal tetto coniugale.

Cresce in lei un’inquietudine che cercherà di sedare scoprendo la passione, la serenità, l’entusiasmo e la gioia del sesso… tutti aspetti, questi, della vita fino ad ora per lei sconosciuti.

Frieda è una donna lacerata tra la sua voglia di libertà, la sua ricerca di una nuova dimensione e il suo amore di madre. La nuova Frieda non si riconosce più nella vecchia Frieda, quella che si è lasciata alle spalle. Ma a legarla a lei ci sono i suoi figli e sarà il dover rinunciare al loro amore la sofferenza maggiore.

Frieda è una donna che sceglie. E’ una donna coraggiosa, sfida le convenzioni dell’epoca e afferma il suo diritto alla felicità. Paga un prezzo molto alto ma, influenzata anche dalle sue frequentazioni, trova un senso alla sua vita, lontana da quell’uomo che sente di non amare più. Un marito che ha sempre anteposto il lavoro a tutto il resto, pur avendo in mente la felicità della sua donna e dei suoi figli. Un uomo distaccato, sempre troppo impegnato con i suoi alunni, le sue lezioni, l’etimologia dei nomi che studia per poter stringere al petto il proprio figlio con naturalezza, per lasciarsi andare alla passione con la sua donna.

Ciò che emerge con maggiore chiarezza è la Frieda che afferma, al cospetto di suo figlio “…ho lasciato vostro padre perché non lo amo più, non voi”. Inaccettabile all’epoca ma segno di un cambiamento nella mentalità di allora.

L’incontro che più di tutti segnerà la vita di Frieda è quello David Herbert Lawrence.

Un incontro che concretizza uno strappo definitivo con il suo passato e che impone una domanda: quando una donna può dire di essere veramente libera? Che tipo di libertà trova quella donna?

Frieda è una donna che fa una scelta, anche se inizialmente apparentemente forzata, di seguire il suo cuore, le sue aspirazioni, il suo essere donna come mai avrebbe immaginato di poter essere.

Ho scoperto, con questa lettura, da dove arriva l’ispirazione per L’amante di Lady Chatterly di Lawrence e delle analogie tra la vita di quella donna e la vita di Frieda. Anzi, ho ritrovato anche in parte lo stesso stile di Lawrence, alcuni richiami in particolare a dei passaggi di quell’opera. Onestamente non conoscevo questa figura e devo dire che ho seguito con una certa apprensione l’evolversi delle vicende.

Lo stile è fluido, la storia cattura, Frieda stupisce nel bene e nel male. Almeno per me è stato così. Non ho alcuna intenzione di giudicarla per le sue scelte ma ammetto di aver sentito a fior di pelle la sofferenza che le sue scelte hanno provocato nelle persone che l’amavano. Ognuna a modo suo ma l’amavano. E mi sono anche fatta delle domande: può una donna rinunciare alla sua felicità per evitare di far soffrire persone che ama? Frida fa una scelta. E riconosco il suo coraggio.

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Annabel Abbs


è nata a Bristol nel 1964. Si è laureata in letteratura inglese presso la University of East Anglia e ha ottenuto un master in marketing presso la University of Kingston. Nel 2015 il suo romanzo d’esordio, The Joyce Girl, ha vinto l’Impress Prize for New Writers e lo Spotlight First Novel Award, oltre a essere arrivato finalista al Bath Novel Award e al Caledonia Novel Award. Suoi articoli e racconti sono apparsi su, tra gli altri, «The Guardian», «Mslexia», «Elle», «The Huffington Post». Frieda è il suo secondo romanzo, ed è stato accolto con grande entusiasmo da critica e pubblico. Abbs vive tra Londra e il Sussex.

Acquista su Amazon.it: