Gli alberi




 GLI ALBERI

di Percival Everet

La nave di Teseo 2023

Andrea Silvestri (Traduttore)

narrativa, pag.384

Sinossi. Money, Mississippi, è una piccola cittadina rurale come ce ne sono tante nel profondo sud degli Stati Uniti. Il torpore del paese viene però scosso da una serie di brutali e misteriosi omicidi. Due uomini del posto vengono trovati morti, a breve distanza di tempo l’uno dall’altro, massacrati selvaggiamente e mutilati. In entrambe le scene del crimine c’è un altro cadavere, quello di un ragazzo di colore che sembra morto da molto e che riappare, incredibilmente, sul luogo del delitto dopo essere sparito dall’ufficio del coroner. A infittire il mistero, c’è anche il fatto che il corpo del giovane nero sembra quello di Emmett Till, un ragazzino linciato per motivi razziali nel 1955, proprio a Money. Sul posto vengono inviati due detective del Mississippi Bureau of Investigation (MBI), Ed Morgan e Jim Davis, ma la loro indagine si scontra, sin da subito, con forti resistenze da parte dello sceriffo locale, Red Jetty, dei suoi vice, del coroner e della maggior parte dei cittadini bianchi. Bianchi e razzisti, esattamente come gli uomini trovati morti. Ben presto delitti simili iniziano a verificarsi in tutto il paese, uomini bianchi vengono uccisi e mutilati e sul luogo è sempre presente un altro cadavere misterioso. Mentre i morti aumentano e la confusione cresce, i due investigatori incontrano Mama Z, una donna che dice di avere centocinque anni, che ha perso il padre in un linciaggio rimasto impunito e che, da moltissimi anni, raccoglie nel suo immenso archivio ogni caso di omicidio razziale negli Stati Uniti. Quella che scoprono è una storia di sangue e odio che non può essere cancellata né sepolta.

Percival Everett dà vita a un thriller letterario che affronta senza paura, con le armi della satira e della letteratura, la piaga ancora aperta del razzismo negli Stati Uniti.

Un romanzo avvincente e dal ritmo incalzante, magistralmente scritto da uno dei migliori autori statunitensi.

 Recensione Francesca Mogavero

Qualcosa di strano sta succedendo a Money, Mississippi. 

Dei razzisti bianchi – di cui nessuno sentirà la mancanza – vengono trovati, uno dopo l’altro, brutalmente ammazzati, quasi decapitati col fino spinato, e accanto a loro un afroamericano (qualcuno usa “la parola che comincia con N”), altrettanto morto, stringe nel pugno un sanguinolento trofeo.

Chi è la vittima e chi il carnefice? Si sono eliminati a vicenda?

Possibile. Se non fosse per due minuscoli, trascurabili dettagli: i bianchi si trovavano nelle loro case (uno addirittura in bagno!) e nessun ha notato segni di scasso o udito rumori sospetti, e l’altro è sempre lo stesso. Un morto che appare, scompare e si ripresenta, con macabra puntualità, sulla successiva scena del crimine. È morto davvero, lo era fin dall’inizio, oppure c’è qualcosa sotto, magari di paranormale? Già, c’è un altro particolare: l’irrequieto defunto assomiglia a qualcuno sepolto (teoricamente) da più di sessant’anni.

In un luogo che più comune non si può, in cui le persone sono personaggi che interpretano, consapevoli e tutto sommato orgogliosi, stereotipi tramandati dalla storia, dal cinema e dalla letteratura, i detective del Mississippi Bureau of Investigation Ed e Jim sono chiamati a indagare, senza di fatto cavare un ragno dal buco.

Perché le morti (e le salme girovaghe) aumentano, si espandono a macchia d’olio per il tutto il sud degli Stati Uniti e lasciano pensare a una rivolta verso bersagli tanto precisi quanto detestati, legata all’odio razziale – “Hai presente quando un gruppo etnico non ha molta simpatia per un altro gruppo? A volte si odiano a morte”.

Intanto Mama Z, arzilla e sarcastica utracentenaria, continua, nella sua casa nascosta nel bosco, ad aggiornare i suoi archivi dedicati alle vittime di linciaggi dal 1913 ai giorni nostri, sperando forse che qualcuno sappia raccogliere il testimone, farne buon uso e infondervi nuova linfa.

Nomi, sangue, dichiarazioni vere e fasulle, segni: questi i perni attorno cui ruota Gli alberi di Percival Everett, che è più di un thriller, più di un romanzo, più di una finzione, ma un libro che si fa specchio geniale e ci mette di fronte ai nostri pregiudizi, alle nostre mancanze, agli occhi chiusi e alle orecchie tappate… dandoci una sonora e necessaria scrollata.

Se “strani frutti” continuano a pendere dai pioppi e a ondeggiare nella brezza, offrendo “uno strano, amaro raccolto”, e le risposte concrete mancano, ecco che la narrazione esonda nella farsa che fa ridere e piangere, ecco che la parola scritta diventa l’unico mezzo per conservare, dare (e ridare) vita e forma, pareggiare i conti finché la bilancia ritorna in equilibrio e poi crolla, si scioglie, svanisce… travolta dall’orda.

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Percival Everett


Percival Everett (1956), autore e professore presso la University of Southern California, ha scritto numerosi libri, tra i quali: Cancellazione (2001), Deserto americano (2004), Ferito (2005), La cura dell’acqua (2007), Non sono Sidney Poitier (2009), Percival Everett di Virgil Russel (2013). Ha ricevuto lo Hurston/Wright Legacy Award e il PEN Center USA Award for Fiction. Vive a Los Angeles.

A cura di Francesca Mogavero

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