Gli altri




Sinossi. «Lo zio Antoine è morto martedì, vigilia di Ognissanti, probabilmente intorno alle undici di sera. Quella stessa notte Colette ha tentato di buttarsi dalla finestra». Ha un incipit brusco e drammatico questo romanzo (scritto, caso più unico che raro nella vasta produzione di Simenon, in forma di diario), che ci immerge nell’atmosfera soffocante di una città di provincia – universo angusto e abitudinario, con le sue rigide gerarchie sociali, i suoi riti immutabili e, soprattutto, il peso schiacciante dello sguardo altrui sul destino degli individui. Attraverso il racconto dell’autore del diario, «un mediocre soddisfatto», e tuttavia capace di una visione lucida e disincantata della realtà, Simenon amplia l’orizzonte narrativo e mette in scena, come lui solo sa fare, la rappresentazione tragicomica della famiglia Huet, dilaniata da conflitti latenti e malcelati rancori, da rivalità e tradimenti. In attesa delle esequie dello zio, e soprattutto dell’apertura del testamento, verranno alla luce fragilità e solitudini, ambizioni e frustrazioni, meschinità e bassezze – ma anche, per una volta, virtù morali, e perfino eroismi.

 GLI ALTRI

di Georges Simenon

Adelphi 2023 (edizione Adelphi eBook)

Laura Frausin Guarino ( Traduttore )

Narrativa, pag.145

 Recensione di Gabriele Loddo

I componenti della famiglia Huet conducono la propria vita immersi nel peccato e nelle personali depravazioni. Hanno vergogne, azioni morbose da custodire, da nascondere agli occhi degli “altri” anche se, in fondo in fondo, “gli altri” sanno bene delle loro reciproche colpe. 

Quelli che custodiscono sono segreti di Pulcinella, li mascherano senza convinzione. Così finiscono per camminare di bocca in bocca, si accumulano sotto ai tappeti delle case insieme alla polvere e agli scarti delle esistenze comuni solo per mantenere una dignità apparente nei confronti degli estranei con cui si rapportano. 

Si frequentano di rado, nelle occasioni importanti o durante le feste comandate, per il resto dell’anno trascinano muscoli e bugie mentre passano il tempo a mentire a se stessi ancor prima che al prossimo. E così vanno avanti finché la morte dello zio Antoine non irrompe con violenza nelle loro esistenze, finché la possibilità di entrare in possesso della sua cospicua eredità non gli obbliga a riavvicinarsi. A incontrarsi, ad accettare il confronto e a riconoscere la reciproca pochezza.

Lo stile linguistico è quello asciutto a cui Simenon ci ha abituato, senza fronzoli o artifici poetici, senza ricami o giri di parole, esclusivamente utili a estremizzare concetti o situazioni che è in grado di rendere chiari con pochi termini. Però, rimane dettagliato nella caratterizzazione dei personaggi e nella descrizione delle ambientazioni (sempre crude o cupe) della società e dell’animo umano. 

Ambizioni, debolezze e ambiguità divengono così le vere protagoniste, relegano in secondo piano i personaggi traendo vantaggio da azioni o comportamenti. 

Ho notato che i giudizi sul romanzo presenti nelle librerie virtuali non possono definirsi esaltanti. A mio parere, la vera bellezza di questo romanzo è da ritrovarsi nel messaggio non detto e celato tra le righe.

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Georges Simenon


Scrittore belga di lingua francese (Liegi 1903 – Losanna 1989). Tra i più celebri e più letti esponenti non anglosassoni del genere poliziesco, la sua produzione letteraria, soprattutto romanzi gialli, è monumentale: essa conta poco meno di duecento romanzi, fra cui emergono − per popolarità in tutto il mondo e per salda invenzione − quelli della serie di Maigret, quasi tutti tradotti in italiano. Dopo il suo primo romanzo, scritto a 17 anni (Au pont des arches, 1921), si trasferì a Parigi dove pubblicò sotto svariati pseudonimi opere di narrativa popolare. Nel 1931 con Pietr le Letton, che uscì sotto il suo nome, inaugurò la fortunatissima serie dei romanzi (circa 102) incentrati sul commissario Maigret, che rinnovarono profondamente il genere poliziesco. Negli USA dal 1944 al 1955, tornò poi in Europa, stabilendosi in Svizzera; nel 1972 smise di scrivere, limitandosi a dettare al magnetofono, e tornò alla scrittura solo per redigere i Mémoires intimes (1981). Autore straordinariamente prolifico, con stile semplice e sobrio ha narrato nei suoi romanzi, caratterizzati da suggestive analisi di ambienti, la solitudine, il disagio esistenziale, il vuoto interiore, l’ossessione, il delitto (La fenêtre des Rouet, 1946; Trois chambres à Manhattan, 1946; La neige était sale, 1948, trad. it. 1952; L’horloger d’Everton, 1954; Le fils, 1957). Gran parte di questa abbondante produzione, che ha ispirato molti film ed è stata tradotta in 55 lingue, è stata riunita nelle Oeuvres complètes (72 voll., 1967-73) e in Tout Simenon (27 voll., 1988-93). Ricordiamo inoltre i racconti e le prose autobiografiche (Je me souviens, 1945; Pedigree, 1948, trad. it. 1987; Quand j’étais vieux, 1970; Lettre à ma mère, 1974, trad. it. 1985; la serie Mes dictées, 21 voll., 1975-85), e le raccolte di articoli À la recherche de l’homme nu (1976), À la decouverte de la France (1976), À la rencontre des autres (1989). Nel 2009, in occasione del ventennale della morte, è stato pubblicato in Francia a cura di P. Assouline il monumentale Autodictionnaire Simenon, lungo le cui voci (in gran parte tratte da interviste, carteggi e appunti dello stesso S.) si snoda un’originalissima e dettagliata biografia dello scrittore.