Intervista a Jeffery Deaver




In video conferenza

con Jeffery Deaver


Non capita tutti i giorni di trovarsi faccia a faccia con uno degli autori di romanzi thriller più famosi e apprezzati nello scenario internazionale della letteratura, tuttavia, in tempi di Covid19, la tecnologia ha reso possibile ciò che fisicamente sarebbe molto più complicato.

L’incontro in video conferenza con Jeffery Deaver è stata un’occasione davvero speciale per poter parlare del suo ultimo romanzo Gli eletti, titolo originale The goodbye man, e non solo.

Davanti ad un ristretto gruppo di lettori e operatori del settore, Jeff ha esordito raccontandoci il contenuto di questo nuovo romanzo, secondo capitolo di una trilogia con protagonista Colter Shaw.

La trama, incentrata su ciò che avviene all’interno della Fondazione Osiride, e i suoi protagonisti, hanno veicolato quasi tutte le domande, a partire dal motivo per cui è stato scelto questo tema portante e se gli eventi degli ultimi mesi, da George Floyd sino alla pandemia, abbiano influito su questa scelta.

Jeff ha spiegato di aver terminato la stesura del romanzo diverso tempo prima, tuttavia, pur non avendo preso spunto da questi eventi shock, la percezione di una escalation di violenza negli Stati Uniti, era già piuttosto forte, alimentata, evidentemente, da una situazione politica dove gli estremismi e le intolleranze stanno facendo da carburante.

«Le persone possiedono facilmente unarma e questo accresce di molto il pericolo e la paura».

dove viene a mancare un senso di appartenenza comune e dove la famiglia e i riferimenti etici latitano, si tende a fuggire alla ricerca di se stessi, lontano da se stessi.

Qui entrano in gioco questi movimenti populisti, tra cui le sette, che, promettendo la felicità, attraggono facilmente una larga fetta di persone deboli, approfittando di loro con il solo scopo di lucrare.

Il protagonista di questo viaggio all’interno della Fondazione Osiride è Colter Shaw ed, essendomi platonicamente innamorato di un personaggio come Lincoln Rhyme, che ha decretato l’enorme successo di Deaver fin dai suoi esordi, ho chiesto a Jeff quale fosse il percorso che lo aveva portato dall’esplorare un personaggio così mentale e deduttivo, ad uno così fisico ed istintivo.

La sua risposta si è legata soprattutto all’esigenza di voler abbracciare un pubblico più giovane, quindi quella schiera di persone che, molte volte, preferiscono le visualizzazioni, vivendo la quotidianità in maniera estremamente dinamica.

L’idea è stata di proporre un personaggio che incarnasse azione e movimento, consapevole del fatto che, chi ama Lincoln Rhyme, potrebbe non apprezzare Colter Shaw e viceversa.

Io personalmente mi sono complimentato con l’autore per aver dimostrato di saper esplorare le diverse personalità dell’essere umano senza perdere l’efficacia e l’appeal che hanno sempre i suoi romanzi e, per concludere, Jeff ha suggerito di visualizzare Colter Shaw come un giovane Clint Eastwood.

Chissà che posa essere un buon indirizzo anche per una futura trasposizione cinematografica di successo.

Il meeting si è chiuso con la sensazione di un autore che, pur essendo sulla cresta dell’onda da decenni, è rimasto giovane e propositivo, con tantissimi progetti pronti a venire alla luce.

Questa non può che essere una grande notizia per noi super appassionati di thriller.

A cura di Alessio Balzaretti

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