Gli estivi




Recensione di Sara Ammenti


Autore: Luca Ricci

Editore: La Nave di Teseo

Genere: Narrativa

Pagine: 229

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. È la notte di San Lorenzo quando un uomo nota una ragazzina al tavolo di un ristorante vista mare. Lei gli appare a sorpresa, come “un desiderio che non avevo espresso, esaudito da una stella che non avevo visto cadere”. Eppure quell’incontro fortuito lascia il segno, e tra i due comincia una storia particolare, vissuta sotto l’insegna tarlata della crudeltà, consumata da un’estate all’altra, come un appuntamento fisso. Tutt’intorno, Roma, la Pontina, il Circeo sono luoghi avvolti dalla stessa luce spietata che abbaglia i personaggi, la luce insolente dell’estate che a volte non concede “il margine di un’ombra, una possibilità di fuga rispetto a ciò che si è realmente”. Dopo Gli autunnali, Luca Ricci ci consegna il secondo tassello della quadrilogia delle stagioni in un romanzo visionario ed esatto allo stesso tempo, capace d’indagare l’ossessione d’amore in tutte le sue forme.

Recensione

“L’estate era l’unica stagione che doveva essere obliata mentre la si viveva, per sopravviverle; al contrario delle altre stagioni, di cui era bello avere consapevolezza (lo struggimento autunnale, la letargia invernale, il risveglio primaverile), l’incoscienza era la cifra dell’estate (e uno dei più grandi abbagli dell’umanità era stato confondere quell’incoscienza con la leggerezza.”

Dopo “Gli autunnali” Luca Ricci ci regala un altro capitolo del ciclo delle stagioni, stagioni intese nel loro più ampio significato di transizione, intervallo di tempo che attende non solo i passaggi del sole, ma i passaggi del vivere umano. Così l’estate, che pure dovrebbe precedere l’autunno, nella quadrilogia di Ricci viene dopo l’autunno, poiché in essa vi è un modo più adulto, reale e disilluso di vivere l’amicizia, l’amore, il matrimonio.

Il protagonista è uno scrittore che ha passato la cinquantina da un po’ e vive un momento di stallo nella sua vita sia sentimentale che artistica, un lungo intervallo proprio come la stagione che dà il titolo al romanzo, definita appunto “una grande sospensione che di per sé metteva in pausa le attività ordinarie della vita di ciascuno”. Eppure, invece di raccontarci cosa gli succede nella parte più frenetica e attiva dell’anno, il personaggio principale sceglie di lasciare la vita tra tante piccole parentesi vissute nell’attesa che arrivi l’estate, e con l’estate, lei, Teresa, la ragazza che entra nella sua vita come una meteora (anzi ad essere precisi come “un desiderio che non avevo espresso, esaudito da una stella che non avevo visto cadere”).

Teresa è molto giovane, bellissima, crudele, una Circe ammaliante che irretisce il protagonista con pochi sguardi e lo trattiene nella sua rete per un arco di tempo lunghissimo, quindici anni trascorsi nell’attesa di rivederla e nella speranza di riaccendere fuochi che pian piano lasciano spazio a poche braci. L’intero romanzo prende il ritmo di queste lunghe pause e così ogni capitolo diventa la descrizione di un’altra estate trascorsa con o senza di lei. Ma come nelle migliori tradizioni di amore romantico (tema su cui l’autore ci regala un paio di riflessioni davvero interessanti), l’amore vive di desiderio, si nutre di ossessioni immaginarie che vivono in una dimensione puramente virtuale, e più l’oggetto stesso del desiderio si avvicina e si lascia conoscere, più esso perde di interesse.

Chi si ama non dovrebbe mai sposarsi, o chi si sposa non dovrebbe mai amarsi

Il matrimonio è un tema che corre parallelo alla storia raccontata, ma non realmente disgiunto, solo su un altro piano, più profondo. Ester, la moglie, non è affatto un personaggio secondario, né tantomeno una semplice spettatrice. La sua ironia, il punto di vista acuto e scanzonato sulla vita coniugale, i siparietti sul matrimonio nelle occasioni più disparate la rendono l’unico vero punto fermo nella vita del protagonista, quella che il tempo, come un’onda, con un movimento lento e inarrestabile, allontanerà per poi riportare ancora più vicina.

L’amore e la ricerca della sua definizione perfetta sembra essere un’ossessione per il protagonista, che si interroga moltissime volte sul vero significato di questo sentimento, facendo appello ora a Teresa, ora alle sue amanti di passaggio, ora a sua moglie e più spesso al suo amico Leo.

Dell’amore sapevo che era un sentimento pulitissimo e sporchissimo; che tendeva a trarre in inganno allo stesso modo ingenui e cinici, onesti e bari (…) che veniva confuso con un’emozione quando invece era un sentimento, forse il meno aleatorio e più bituminoso tra tutti i sentimenti umani; che non era perbene ma neppure farabutto; che quando smetteva di essere una coccola era una tortura (e viceversa); che era un groviglio di confini sottili da attraversare e non attraversare; che, nonostante le frasi degli incarti dei cioccolatini fossero tutte giuste, era ruvido e irto; che non si poteva dire, soprattutto, e per questa ragione si sarebbe continuato a provarci…

Leo, l’editore, è l’amico idealista che corre dietro al sogno inesaudibile di vedere il trionfo della Letteratura a dispetto di tutte le pubblicazioni prodotte al solo scopo di vendere il maggior numero possibile di copie. Così Leo sogna di affrontare i mostri del marketing editoriale e di sconfiggere le orde di lettori di gialli alla ricerca dell’ennesimo commissario, ma è una lotta disperata, ad armi impari, come tutte le grandi guerre, e proprio come ogni guerra che si rispetti, non prevede alcun lieto fine.

In tutto il romanzo le atmosfere sono impalpabili, oniriche, a tratti Felliniane, tipiche di una calda notte di “Mezza Estate”, e nel sogno si mescola la realtà, così bene che a tratti sembra di confonderle.

La prosa è quella sapiente ed arguta di chi sa mettere insieme pochi tasselli e dare loro la forma esatta di un racconto che non riesci a smettere di leggere, fino a rivolgere a te stesso gli interrogativi che perseguitano i personaggi, dal più banale al più esistenziale, con un velo di ironia che nasconde il senso più profondo e amaro delle nostre esistenze.

Maledette sere d’estate, tutte, nessuna esclusa. Le sere di giugno, che sanguinavano e ti dicevano bugie; le sere di luglio, in cui la luce sopravviveva al tramonto ma come svuotata dei colori; le sere d’agosto, camicette d’organza nera con gli astri al posto dei bottoni.

A cura di Sara Ammenti

instagram.com/sara.nei.libri

 

Luca Ricci


Luca Ricci è nato a Pisa nel 1974 e vive a Roma. Ha scritto L’amore e altre forme d’odio (2006, Premio Chiara, nuova edizione La nave di Teseo, 2020), La persecuzione del rigorista (2008), Come scrivere un best seller in 57 giorni (2009), Mabel dice sì (2012), Fantasmi dell’aldiquà (2014), I difetti fondamentali (2017). Per La nave di Teseo ha pubblicato Gli autunnali (2018, in corso di traduzione nei principali paesi europei), Trascurate Milano (2018) e Gli estivi (2020). Insegna scrittura per Scuola Holden, Belleville, Scuola del Libro e Scuola Fenysia.

 

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