Gli occhi dell’assassino




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Håkan Nesser

Traduzione: Carmen Giorgetti Cima

Editore: Guanda

Genere: Giallo

Pagine: 528 p., R

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Tarda estate del 1995. Leon Berger lascia Stoccolma per andare a K., piccola cittadina spersa nel vasto Nord della Svezia. Sette mesi prima la sua esistenza è stata sconvolta dalla morte della moglie e della figlia in un incidente, e ora Leon ha deciso di provare a lasciarsi alle spalle la tragedia cambiando vita. Al ginnasio di K. prenderà il posto, rimasto vacante, del professor Kallmann, un insegnante carismatico secondo gli studenti ed eccentrico secondo gli altri insegnanti, morto verso la fine del precedente anno scolastico in circostanze poco chiare. A scuola soffiano anche venti preoccupanti: episodi di razzismo, minacce a docenti e allievi, una tensione sotterranea vicina al punto di rottura. È proprio Leon a incrinare questa calma apparente, trovando per caso i diari del defunto professor Kallmann, una serie di quaderni scritti di suo pugno, in cui fatti del passato sembrano illuminare di una luce sinistra l’oggi: Kallmann era infatti certo che a K. vivesse un assassino rimasto impunito. Ne era certo perché, a suo dire, lui era in grado di scrutare l’anima delle persone, in particolare di chi si era macchiato di un crimine. Per questo motivo non guardava mai nessuno negli occhi… Spinto dalla curiosità Leon Berger, insieme a due colleghi, comincia a studiare i diari, enigmatici e inquietanti, nel tentativo di scoprire se nella storia di K. ci sia davvero un omicidio irrisolto o, forse, più di uno. Nello stile tipico di Håkan Nesser, sotto una superficie tranquilla si cela in profondità un altro mondo, presente e distante allo stesso tempo.

 

“…la vita in fondo è una sequela di inverosimiglianze.”

Recensione

Faccio mea culpa qui, davanti a voi. Io, che da più di tre anni sono assidua frequentatrice nonché collaboratrice di Thrillernord, ad oggi, non avevo ancora conosciuto Håkan Nesser, altro autore nordico di cui in tanti me ne hanno consigliato la lettura in questo lungo periodo ma che io, un po’ per pigrizia e un po’ perché c’è sempre troppo da leggere ho continuato a rimandare.

Quale migliore occasione, mi sono detta, se non quella di partire da qui, con un libro nuovo, che nulla ha a che fare con i precedenti e per cui, senza ritrovarsi con il pensiero di una lettura disordinata che per me, è fonte di profondo disturbo.

Ebbene l’esperimento è riuscito alla grande.

Leon è approdato a K. con l’intento di leccarsi le ferite per un doppio lutto che gli ha inevitabilmente cambiato la vita ma, si renderà conto proprio qui, che forse ciò che per molti mesi aveva pianto non era la perdita in sé, ma la non accettazione della verità che avrebbe potuto essere, se non fosse poi accaduto ciò che ha finito per cambiare definitivamente le carte del destino.

Ogni cosa mi sembra intercambiabile, ma la verità è che sono io ad esserlo. Privo di radici e di un contesto, cerco a tastoni un aggancio, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto; un aggancio nel presente, in ciò che è vicino e mi circonda. Il mio aggancio nel passato ormai si è perso per sempre. Così è, purtroppo, per me non esiste nessun filo rosso nell’ordito del tempo, nessun conforto in ciò che è stato. Ho quarantacinque anni e sono appena rinato.”

Sarà proprio da qui che ripartirà, ritrovandosi per caso coinvolto, per mano sua, in un mistero non ancora risolto, ma che si dimostrerà essere la sua nuova chance per ricominciare, e che riuscirà un po’ alla volta, a dargli sollievo al dolore che si porta addosso, senza per altro nemmeno rendersene conto.

Penso che proprio così è la vita: seguiamo delle indicazioni oscure, non sappiamo che cosa significhino, ma è tutto ciò che abbiamo.”

In questo romanzo in particolare, la struttura è determinata da capitoli dove di volta in volta, sei voci che corrispondono ai personaggi più importanti della storia raccontano dal loro punto di vista ciò che stanno vivendo, ciò che hanno fatto e i loro pensieri più profondi.

Sei voci per sei prospettive.

La voce di Andrea, di Leon, di Ulrika, di Charlie, di Igor e di Ludmilla, senza scordare le parole lasciate nei diari dal defunto professor Kallman, che saranno analizzate da ogni angolazione possibile, per poter tentare di giungere alla verità. Cosa si nasconderà dietro a tutte quelle riflessioni a tratti precise, a tratti quasi assurde e talmente esagerate da sembrare altrettanto vere, lo potremo scoprire solo finendo il libro.

“…io ho la capacità di vedere dritto nell’anima di chi mi sta vicino, ed è una cosa insopportabile.”

“…non è male guardare per un momento nelle tenebre di qualcun altro. Anziché nelle mie.”

Mi è piaciuta molto questa scelta stilistica, che permette una visione a trecentosessanta gradi dell’intera vicenda e che Nesser, è riuscito a mantenere realistica sia nei fatti che nell’esposizione. Per farvi un esempio, quando a parlare sarà la ragazzina adolescente il linguaggio seguirà uno stile molto più giovanile nei pensieri e nelle espressioni, non so se riesco a farmi capire, tipo.

Ogni pedina di questa storia avrà un ruolo ben preciso, anche se da principio parteciperà al gioco in modo inconsapevole ma, in breve, diventerà parte di una bolla nella quale potrà identificarsi, dalla quale  trarrà sostegno e nuove idee, con la quale proverà a risolvere un mistero e assieme alla quale condividerà le proprie solitudini.

Uno dei temi che aleggia all’interno di questo intricato giallo, in modo nemmeno troppo velato, purtroppo è quello del razzismo che aumenterà sempre di più nel corso dell’intero romanzo. A fargli compagnia però vi saranno anche argomenti come la difficoltà di comunicazione in famiglia a vari livelli, la solitudine, le menzogne, oltre ai segreti che avveleneranno di giorno in giorno l’armonia delle persone coinvolte.

Sono rimasta veramente soddisfatta da questa lettura.

La costruzione gialla si respira pagina dopo pagine e soprattutto, si mescola abilmente fra le diverse vite che inesorabilmente saranno destinate ad incrociarsi, finendo per portare alla luce le loro fragilità. Alla fine, non serve dare vita a storie chissà che sensazionalistiche per tenere desta l’attenzione dei lettori, bensì, è meglio costruire un intreccio credibile che stia in piedi da solo e si autoalimenti di fatti concreti, di tutti i giorni. Una storia che prende spunto dalla vita e che si insinua fra i segreti, trovando nascondigli in tutte le case e, che non farà altro se non andare a rimestare ciò che si cela sotto i tappeti.

Si avverte una certa scorrevolezza nello stile della scrittura nonostante il ritmo non sia così altrettanto veloce, ma ogni fatto, ogni pensiero e ogni azione produce curiosità che ti invoglia ad andare avanti.

Aggiungiamoci le atmosfere veramente in stile giallo inglese che si paleseranno attraverso riunioni, brainstorming, ipotesi, e vere e proprie ricerche, al limite della legalità. Tanti investigatori dilettanti che però, in questo modo, hanno dato un senso, per un certo periodo, alle loro vite come se, grazie a questo nuovo impegno, avessero riscoperto sé stessi.

Il finale, come nel migliore dei gialli, ti conduce alla soluzione guidandoti, prendendoti per mano e accompagnandoti tra i pensieri, le tracce, le conoscenze e la profonda introspezione di ogni protagonista. Alla fine, poi, a mio modo di vedere arriva anche un messaggio abbastanza forte sulle solitudini, sulle diffidenze, e soprattutto sulle intolleranze che in qualche modo ci fanno vivere ritirati dentro noi stessi, ma sarà proprio una volta giunti alla conclusione che capiremo che per riuscire ad arrivare alla meta la collaborazione e l’impegno di ognuno sarà fondamentale.

Solo se ognuno contribuirà con il suo pezzetto di storia, alla fine sarà possibile giungere ad un risultato e allo stesso modo, solo se tutti inizieremo ad essere compatti rispettandoci l’un l’altro, forse potremo sperare di riuscire a mettere definitivamente un punto sugli atteggiamenti di intolleranza, che ancora oggi opprimono la nostra società.

“Ho pensato che una mano che non può mai stringerne un’altra debba sentirsi davvero molta sola. E che devono essere tante le mani che si trovano in quella situazione.”

A questo punto non mi resta che consigliarvi di leggerlo e a me, invece, adesso rimarrà il dubbio su quale delle altre due serie dello stesso autore, dovrò indirizzare la mia attenzione per prima.

Buona lettura!

 

 

Håkan Nesser


nato nel 1950 a Kumla, in Svezia. Dopo aver insegnato lettere in un liceo, da anni si dedica esclusivamente alla scrittura. Della serie che ha per protagonista il commissario Van Veeteren, Guanda ha pubblicato: La rete a maglie larghe, Una donna segnata, L’uomo che visse un giorno, Il commissario e il silenzio, Carambole (premio Glasnyckeln), Un corpo sulla spiaggia, La rondine, il gatto, la rosa, la morte, Il caso G, Il commissario cade in trappola e Il dovere di uccidere. Della serie dedicata all’ispettore italo-svedese Gunnar Barbarotti sono usciti: L’uomo senza un cane, Era tutta un’altra storia, L’uomo con due vite, L’uomo che odiava i martedì e Confessioni di una squartatrice. Nel catalogo Guanda sono presenti anche Il ragazzo che sognava Kim Novak e Morte di uno scrittore. Da Morte di uno scrittore e La nemica del cuore sono tratti i primi due film della trilogia Intrigo, per la regia di Daniel Alfredson.

 

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