Gli ultimi giorni di quiete




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore:  Antonio Manzini

Editore: Sellerio Editore Palermo

Collana: La memoria

Anno edizione: 2020

Pagine: 240 p., Brossura

 

 

 

 

 

Sinossi. Antonio Manzini lascia da parte per un momento Rocco Schiavone e con lui l’indagine classica, le scene del delitto, le prove da raccogliere, le dinamiche a volte comiche a volte violente delle guardie e dei ladri. Ma tiene per sé l’intensità drammatica, i dilemmi morali, le ferite sentimentali che caratterizzano le storie del vicequestore romano, e pare ulteriormente amplificarle. In questo romanzo Antonio Manzini mette al centro di una vicenda amara e appassionante una donna, Nora, che sta tornando a casa con un treno interregionale. Seduto su una poltrona, non distante da lei, c’è l’assassino di suo figlio. L’uomo dovrebbe essere in prigione a scontare il delitto, invece è lì, stravaccato sul sedile. Dal giorno della morte di Corrado, Nora non si è mai data pace. Ora deve portare l’orribile notizia a Pasquale, il marito, col quale a malapena si parla da cinque anni. La vita di entrambi è finita da quando il figlio è stato assassinato da un balordo durante una rapina. Comincia così un calvario doloroso e violento, un abisso nel quale Nora precipita bevendo fino all’ultima goccia tutto il veleno che la vita le ha servito. Non può perdonare e accettare il figlio sotto una lapide e l’omicida in giro a ricostruirsi un’esistenza. Di chi è la colpa? Dove inizia la pietas e dove finisce la giustizia? E chi ha davvero il diritto di rifarsi una vita, quelli come Nora e Pasquale, che non riescono a smettere di soffrire, o chi ha sbagliato, ha ucciso un innocente e poi ha pagato la sua pena con la società? Forse non esiste un prezzo equo, un castigo sufficiente, per aver cancellato un’esistenza dal mondo. Dieci o venti anni di galera, sicuramente il prezzo per Nora e suo marito non è calcolabile; la giustizia fa il suo corso, vittime e carnefici si adeguano, ma non sempre. Almeno Nora tutto questo non l’accetta. Per lei quel giorno di viaggio in treno sarà «il primo giorno di quiete».

 

Recensione

A pound of  flesh*, una libbra di carne, nulla di più, nulla di meno.

Ne Gli ultimi giorni di quiete Antonio Manzini racconta la parabola di un contemporaneo Shylock postulante una vita per una vita. Pegno tangibile.

Nulla di più? Nulla di meno?

Avrebbe barattato volentieri la vita di chiunque con quella di suo figlio. La sua, quella di Nora, di Francesca, di Danilo.

Apre la porta  e la coscienza a tanti interrogativi, questo romanzo coraggioso e indomito, straziante, urticante, poetico, al fin vitale, di Manzini.

 Interrogativi fondanti, etici, morali, sociali, alla base di quella che ognuno di noi considera essere civiltà.

Lo fa rendendo protagonista il fattore umano, spoglio di sovrastrutture e bon ton, nudo e crudo.

 Crudele, al netto di tutto.

E’ Il fattore umano, infatti, che  domina ogni riga, dà corpo e sostanza a quelli che sono a tutti gli effetti comprimari, Nora e Pasquale Camplone, genitori orbati dalla perdita del figlio Corrado per mano di un piccolo delinquente, Paolo Dainese.

Un solo gesto inchioda quattro persone per sempre, a quel giorno di marzo di quasi sei anni prima.

E’ il fattore umano, il deus ex machina di una storia che ha l’impianto e il respiro di una tragedia greca qui e oggi, dove i personaggi entrano a mano a mano nel racconto svelando loro stessi e i loro intenti a piccoli passi, come nel parodo il coro entra in scena dagli accessi laterali per andare a prendere posto nell’orchestra.

Non ha paura Antonio Manzini, di consegnare alle stampe una storia durissima e priva, se non in assoluto di redenzione, di qualunque sconto.

Un uomo è condannato per sempre, allora?  Fine pena mai?
A cosa servono i processi, la legge, la galera?

Lui aveva capito, aveva capito tutto. Gli errori commessi, la voglia di ricominciare, lasciarsi alle spalle quello che era una volta. Voltare pagina e provare a essere un uomo migliore. Uno che lavora, che porta a casa uno stipendio, che magari fa anche un figlio.

Un figlio.

Quello che gli ha tolto. E nessuno glielo restituirà mai più. Quindi forse sì, fine pena mai per me, per la donna e anche per suo marito.

Una storia che incatena fin dall’incipit così quieto, appunto, quotidiano, ma dietro il quale già si percepisce scorrere il sobbollire di lava incandescente.

Una storia che non fa prigionieri. O dentro o fuori. Libertà o giogo.

Quale sia l’uno quale sia l’altro è l’interrogativo che resta, una volta chiuso il libro e riacquistato il respiro. Una volta dopo aver riletto certi passaggi chiave, che sì, Manzini descrive cosi bene, ma davvero si ha bisogno di ripercorrere, tacitate le emozioni.

E, soprattutto, dopo essere stati divorati da questo romanzo implacabile e dal meccanismo perfetto, soffermarsi il tempo necessario ad assaporare la qualità della scrittura di questo autore eccezionale.

I toni, gli equilibri, le frasi brevi, dense di contenuti, la scelta sapiente di poche parole a dire tutto.

La scelta di tacerne altre e, così facendo, urlarle in faccia, ancora più forti delle grida vere.

Il finale poi, e  torno alla tragedia greca, uno st(p)asimo di pura vita in virtuosismo poetico.

Da pagine così, da queste pagine, non si esce. Uguali.

*The Merchant of Venice, William Shakespeare

 

 

 

Antonio Manzini


Attore e sceneggiatore, romano (allievo di Camilleri all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica), ha esordito nella narrativa con il racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l’antologia Crimini. Del 2005 il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi). Con Einaudi Stile libero ha pubblicato La giostra dei criceti (2007). Un suo racconto è uscito nell’antologia Capodanno in giallo (Sellerio 2012). Del 2013, sempre per Sellerio, ha pubblicato il romanzo giallo Pista Nera. Secondo episodio della serie: La costola di Adamo (Sellerio 2014). Nel 2015 pubblica Non è stagione (Sellerio), Era di maggio (Sellerio) e Sull’orlo del precipizio (Sellerio). Del 2016 è Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio). Altri suoi romanzi pubblicati con Sellerio sono: 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), La giostra dei criceti (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018), Fate il vostro gioco (2018), Rien ne va plus (2019), Ogni riferimento è puramente casuale (2019) e Gli ultimi giorni di quiete (2020).

 

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