Gotico americano




Recensione di Sara Pisaneschi


Autore: Arianna Farinelli

Editore: Bompiani

Genere: Narrativa

Pagine: 228

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. È la notte delle elezioni. Bruna – che insegna Scienze politiche in un college di New York – è stata in tv per commentarne i risultati, ma l’angoscia che prova rientrando a casa non è dovuta alla vittoria del candidato repubblicano bensì al segreto che sa di dover confessare a suo marito Tom. Da tempo intorno al loro matrimonio si affollano lunghe ombre: quella dei genitori di Tom, italoamericani perbenisti, radicalmente conservatori come tanti immigrati delle generazioni venute dopo la prima; l’ombra del tormento del figlio Mario, che manifesta un precoce disagio verso il suo corpo maschile; quella dell’alien number attribuito a Bruna dalla burocrazia statunitense.Questo libro è la storia di una famiglia, dei suoi segreti, delle sfide a cui è chiamata, ma è anche un appello rivolto a tutti noi. Yunus, il giovane studente afroamericano con il quale Bruna ha intrecciato una relazione, le lascia infatti un memoriale che è al tempo stesso una requisitoria contro l’ipocrisia delle nostre democrazie occidentali, un romanzo nel romanzo – la storia di un ragazzo per il quale l’estremismo religioso è la sola via per sentirsi fedele a qualcosa di grande – e una lettera d’amore.Ciascuno dei protagonisti cammina solo, dentro un buio più forte delle luci di Manhattan, alla ostinata ricerca della propria identità. Arianna Farinelli fa della diversità – etnica, culturale, religiosa, di genere – la lente attraverso cui misurare il mondo in cui viviamo. Ci accoglie tra le ovattate moquette dell’élite occidentale, poi spalanca sotto i nostri piedi la voragine delle ipocrisie che la mettono in pericolo. E attraverso la voce di Yunus ci addita come specchio il quadro di Grant Wood, American Gothic: “Facce bianche di vecchi impauriti che pensano di proteggere il mondo con un forcone, ma il loro mondo già non esiste più”. È la voce di chi ha perduto tutto, tranne la speranza che le parole possano costruire ponti verso un futuro di uguaglianza e libertà.

 

Recensione

“In tutti questi anni della mia vita americana ho imparato che la mia libertà non finisce semplicemente dove inizia quella di un altro. La mia libertà non può neppure iniziare se coloro che mi stanno intorno non sono liberi. Pertanto, la libertà degli altri è anche mia responsabilità.”

Inizio da qui, da un importante pensiero di James Baldwin che la Farinelli sottolinea nella nota dell’autrice, perché vi è racchiuso il senso di tutto quanto il libro, secondo me.

Bruna è di origine italiana. Approdata in America per finire gli studi, si innamora di Tom e del suo paese. Resta. Lavora come insegnante e forma una famiglia con lui. La famiglia perfetta. Se non fosse che ogni famiglia ha i suoi piccoli o grandi problemi, i suoi periodi buoni e quelli meno buoni, quelli che da un singolo componente poi si riflettono su tutti gli altri.

Tom, l’eterno figlio di genitori perbenisti sempre nascosti dietro la facciata del “così si fa”, non capisce il disagio di Bruna, la sua voglia di vivere a modo suo e di esprimere se stessa. Minerva, la figlia maggiore, una giovane donna racchiusa nel corpo di una bambina che stupisce tutti con le sue uscite fuori dal comune e dall’intelligenza formidabile. Mario, il piccolo e confuso Mario, che gioca con le bambole e si mette vestiti femminili per scoprire la sua vera identità grazie all’aiuto della sua grande amica immaginaria.

E Bruna, Bruna l’idealista, l’unica che riesce a leggere la società e la famiglia per quello che sono e che prova con il giovane Yunus tante sensazioni diverse a cui prima non sapeva neanche dare un nome. Perché la società americana non è tutta luci sfolgoranti e benessere, non è quella terra di libertà e di emancipazione che la stessa Bruna si era immaginata. Esistono i bassifondi. Esiste ancora oggi ogni forma di razzismo.

Non tutti sono in grado di accettare le diversità, non tutti sono in grado di affrontarle e abbracciarle. E quando entra il giovane studente afroamericano Yunus nella sua vita, Bruna apre finalmente gli occhi e si rende conto di tutto ciò che la circonda. Un uomo davvero giovane, ma portatore di grandi verità e di immensa saggezza. Un uomo che ha capito che a volte la propria strada è già segnata e si può solo percorrerla senza voltarsi indietro, soprattutto in un mondo in cui una bambina “avrebbe solo voluto gli occhi azzurri, perché nulla di male ti può accadere se hai gli occhi azzurri.”

È lui ad insegnare a Bruna che per capire ciò che sta fuori è necessario guardarsi dentro. Lui che le insegna ad amare, a sorridere e a respirare. Lui che la fa rendere conto dell’equilibrio precario in cui cammina. Yunus che sparisce un giorno senza dire una parola, che entra nel ventre della balena sotto tre strati di oscurità, ma che le lascia una lunga lettera. Una delle cose più belle che io abbia mai letto, sinceramente. Un romanzo nel romanzo capace di suscitare forti emozioni, spesso anche contrastanti.

Molti gli argomenti trattati, tutti importanti, e che lasciano davvero tanto amaro in bocca. Questo libro fa parte di una nuova collana Bompiani, a cura di Roberto Saviano, e che si chiama “munizioni”. In questo caso avrebbe potuto anche chiamarsi “spari”. Tutti a segno.

“È l’amore incondizionato che cerchiamo per tutta la vita. A volte lo troviamo ma non riusciamo a riconoscerlo. Altre volte non possiamo o non sappiamo riceverlo. Quasi mai riusciamo a donarlo.”

 

 

 

 

Arianna Farinelli


Nata a Roma nel 1975, dal 2001 vive negli Stati Uniti. Nel 2009 ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze politiche e dal 2010 insegna al Baruch College della City University of New York. Questo è il suo primo romanzo.

 

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