Henry Moore e le piccole Veneri




Recensione di Manuela Moschin


Autore: Francesca R. Borruso

Prefazione: Margherita Mussi

Editore: Edizioni Espera

Genere: Saggio

Pagine: 228

Anno di pubblicazione: dicembre 2019

Sinossi. Il profondo interesse di Henry Moore per l’arte della preistoria toccò negli anni diversi aspetti, dai primi studi e disegni sulle piccole sculture e bassorilievi di creature femminili conosciute come “Veneri paleolitiche” (1926), all’articolo “Primitive art” (1941) scritto pochi mesi dopo il terribile bombardamento di Londra durante la prima guerra mondiale, fino ad arrivare alle “Three standing figures” (1948), alla “Woman” (1958) e alla “Three quarter figure” (1961). Il filo di coerenza appassionata e continua che collega quest’interesse alla sua stessa arte, dai disegni alle grandiose sculture, si è svolto per decenni innestandosi sulla sua fondamentale ricerca sull’identità umana. Seguendo Moore nel suo percorso si risale alle prime scoperte archeologiche della seconda metà dell’Ottocento, alle ostilità e agli scontri radicali che suscitò nelle autorità accademiche e religiose la scoperta dell’esistenza della vita e dell’arte di esseri umani vissuti migliaia di anni fa. Prefazione di Margherita Mussi.

Recensione

“Non puoi capire se non sei emotivamente coinvolto” Henry Moore

Leggendo questa citazione tratta dal libro di Francesca R. Borruso mi sono immersa in questa piacevole lettura, cercando di capire fino in fondo le motivazioni che hanno persuaso lo scultore britannico Henry Moore (1898-1986) a lasciarsi trasportare in un’epoca lontana. Non sempre si è in grado di percepire ciò che realmente un artista desidera trasmettere. Capita di trovarsi impreparati oppure di non essere in grado di comprendere le opere in questione. Sono comunque dell’idea che le opere non vanno capite, ma assaporate come una buona pietanza della quale anche se non conosciamo le modalità di esecuzione ne apprezziamo i sapori.

L’autrice in questo caso ci accompagna in un viaggio nella storia dell’arte ricco e stimolante, approfondendo con maestria i temi trattati dall’artista.

Nel capitolo “Scolpire l’aria è possibile” Francesca introduce così l’argomento:

“Un taccuino rilegato e ingiallito dal tempo, una data 1926 e alcuni disegni. Qualcuno occupa l’intera pagina, altri si raggruppano in apparente disordine su tutto lo spazio disponibile intervallati da veloci appunti scritti a matita. Ogni tanto una lettera maiuscola e qualche decisa sottolineatura. Chi li vede ha un tuffo al cuore e non sa spiegarsi perché.”

Alla base degli studi di Moore, dunque, ci sono un’infinità di disegni ritraenti la preistoria in forma di statuette, graffiti e dipinti.

Egli creò sculture in marmo e in bronzo ispirandosi soprattutto alla figura del corpo umano, ponendo una particolare attenzione nei confronti delle statuette delle antiche Veneri e delle grotte che visitò personalmente.

L’autrice parla anche dello studio sulla Venere Grimaldi 1926 che è raffigurata sulla copertina del libro, per la quale lo scultore dedicò quattro disegni che da un raffronto con l’opera preistorica ne esce:“Un gioco di prospettiva legato al movimento, non un movimento nello spazio, ma un movimento interiore; lo scultore mette a fuoco tutta la sua potenza di visione e arriva a vederla per quello che realmente è, una scultura monumentale” (Francesca R.Borruso, dicembre 2019).

Un altro soggetto trattato dallo scultore che mi ha affascinata è relativo al tema della madre con il bambino che ha rappresentato in vari modi per alcuni dei quali in passato ricevette alcune critiche denigratorie. Moore non si perse d’animo, rispondendo puntuale alle accuse, ma vi invito a leggere il libro per poter entrare nei dettagli.

Ecco un esempio osservabile nella Figura n. 3 intitolata “Two Forms” del 1934 dove la studiosa Borruso specifica:”Quello che davvero rappresentano, se non è chiaro per chi le guarda, si capisce bene dalle descrizioni dello scultore: rappresentano una nascita, il bambino che è appena uscito alla luce e si è separato dal corpo della madre.”

Ho apprezzato quindi i lavori di Moore attraverso un sentito coinvolgimento emotivo soprattutto grazie all’abilità dell’autrice che ha curato in modo meticoloso e attento queste pagine ricche di sapienza.

Questo splendido capolavoro è una testimonianza molto interessante e allettante legata agli sviluppi e alle particolari doti dello scultore Henry Moore. Si tratta di una preziosa occasione per potersi addentrare nel percorso artistico dello scultore, riuscendo a cogliere i tratti salienti e le passioni che lo hanno incitato a dedicare la sua attività artistica, tra l’altro fin dall’infanzia, all’arte del Paleolitico superiore e del Neolitico. Il merito di Moore è quello di aver posto una particolare enfasi all’arte della preistoria per la quale, a seguito delle prime scoperte archeologiche avvenute nella seconda metà dell’Ottocento, si appassionò in modo profondo.

Ma da dove nasce la sua curiosità per l’antico?

Il 1917 fu l’anno in cui Henry Moore visitò a Londra la National Gallery e il British Museum. La scrittrice Borruso riporta nel suo libro diverse frasi espresse dall’artista e nel caso del British Museum affermò:” Quando sono arrivato a Londra la mia prima visita al British Museum era come quella di un affamato che avesse l’intera drogheria di Selfridges tutta per lui.”

Anche l’Italia ebbe per lo scultore un ruolo primario nella maturazione artistica perché dopo essersi recato per un periodo nei luoghi italiani rimase affascinato dalle opere di Masaccio, Giotto, Michelangelo e Donatello.

Concludo l’articolo con una meravigliosa frase tratta dal libro “Henry Moore e le piccole Veneri arte e identità umana”:

“L’arte è una specie di reazione alla vita e questa reazione aiuta gli altri a vivere”.

Henry Moore

Henry Moore

A cura di Manuela Moschin

Francesca R. Borruso


Francesca R. Borruso: romana, ha studiato presso “Sapienza” Università di Roma, conseguendo la laurea in Lettere e in Psicologia. Le sue ricerche si sono concentrate soprattutto nell’analisi della complessa psicologia degli artisti in stretta connessione con il contesto storico in cui erano vissuti. Ha lavorato per molti anni nel Musis, progetto del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica, curando fra l’altro l’edizione italiana della mostra Tous parents tous Tous différents, proveniente dal Musée de l’Homme di Parigi ed esposta nel 1993 al Museo Pigorini di Roma. Ha anche ideato vari progetti, tra cui La nascita della scrittura, una realizzazione multimediale sulla civiltà Sumera in collaborazione con i proff. Giovanni Pettinato e Paolo Matthiae; la mostra La sapienza delle mani, scienza e tecnologia nel Mediterraneo, in italiano, arabo e francese, uscita contemporaneamente a Tunisi e a Roma. Le sue ultime ricerche hanno indagato gli aspetti poco noti del profondo interesse di Henry Moore per l’arte della preistoria e il loro risultato, dopo un lungo periodo di studio, è confluito in questa pubblicazione.