I discepoli del fuoco




I DISCEPOLI DEL FUOCO


Autore: Alfredo Colitto

Editore: Mondadori

Genere: Giallo storico

Pagine: 468

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Bologna, dicembre 1311. Mondino de’ Liuzzi, medico anatomista, viene incaricato dal podestà di far luce su una morte strana e orribile: un membro del Consiglio degli Anziani è stato rinvenuto carbonizzato in casa sua, eppure nella stanza nulla fa pensare a un incendio. Perfino la poltrona su cui l’uomo era seduto è rimasta quasi integra, mentre il corpo è bruciato in modo irregolare. I piedi sono illesi, un braccio è interamente ustionato, tutto il resto è ridotto in cenere. Mondino fa trasportare le spoglie nel suo studio per esaminarle. Non riesce a svelare la dinamica dei fatti, ma sollevando con il coltello da dissezione la pelle bruciata del braccio scopre i resti di un tatuaggio: un mostro alato, con la testa di leone e il corpo avvolto nelle spire di un serpente. La mattina seguente il cadavere scompare.Qualche tempo dopo, un frate francescano viene ritrovato morto nel quartiere dei bordelli. In tasca ha un disegno molto simile al tatuaggio individuato da Mondino. L’indagine sulle due vittime rivela l’esistenza di una setta di adoratori di Mithra, dio persiano del sole e del fuoco, venerato anche dai Romani sotto il nome di Sol Invictus. Con l’aiuto di Gerardo da Castelbretone, un ex Templare con cui ha stretto amicizia, Mondino viene a sapere che la setta ha un folle progetto per “salvare” l’anima dell’intera città distruggendola con il fuoco purificatore.

Recensione di Salvatore Argiolas

Il sito dell’Università di Bologna alla voce Mondino De’ Liuzzi dice

“Medico ed anatomista, docente di medicina e filosofia. Bologna”

(1275 circa- 1326)

(…) Quando nel 1311 si trovo coinvolto in una rissa, venne prontamente prosciolto in quanto “privilegiata persona”, presumibilmente in merito alla sua docenza. La fama di Mondino è legata soprattutto all’innovativa disciplina della dissezione anatomica, che egli per primo abbinò con sistematico rigore allo studio dei classici.”

Non ci poteva perciò essere un protagonista migliore per dei thriller storici ambientati nel Trecento come quelli concepiti da Alfredo Colitto, ispirati da questo grande scienziato che con il trattato “Anathomia” nel quale “per la prima volta scomparvero le nozioni astrologiche e venne posto al centro del discorso, l’uomo e la natura del suo corpo.”

I discepoli del fuoco” è il secondo episodio della saga che sinora è costituita da altri tre romanzi e vede il medicus Mondino indagare sulla strana morte del setaiolo Bertrando Lamberti, padre del suo nemico mortale Azzone.

Mondino è riluttante perché si è messo nei guai nella sua prima inchiesta raccontata in “Cuore di ferro” ma viene costretto dal spodestò Taverna Tolomei a studiare il corpo incongruamente ustionato dall’interno.

Siamo alla fine di dicembre dell’anno del signore 1311, in un periodo in cui le città italiane erano centri urbani incredibilmente attraenti per ricchezza, cultura e varietà di commerci.

Bologna, in particolare, ospitava la più antica università europea e il suo fascino era talmente grande che richiamava studenti da tutto il mondo allora conosciuto. Era anche un periodo in cui gli antichi culti e le credenze pagane precedenti al cristianesimo sopravvivevano ostinatamente.

Alcuni indizi portano il precursore dei coroner ad interessarsi proprio all’antichissimo culto di Mitra, religione misterica che si credeva scomparsa verso la fine dell’impero Romano ma che viveva sottotraccia avendo similitudini ed analogie con il cristianesimo.

Le morti inspiegabili si susseguono mentre Mondino viene attirato in una ragnatela di intrighi e di vendette e solo con l’aiuto del sodale Gerardo tenterà di mettere ordine in una trama intricata dove trovano spazio l’arcano papiro di un centurione romano che svela antichi misteri, devastanti segreti militari bizantini, sette ereticali che cercano di rendere la festa della natività di Cristo un inferno di fuoco e fiamme, come una catarsi di purificazione, vecchie gelosie e nuove antipatie, in un ambiente gelido e innevato che viene rievocato con grande bravura e attenzione.

Un aspetto da mettere in evidenza è il rigoroso studio storico che fa rivivere la Bologna medioevale come se ci fossimo immersi, con i monumenti più noti, le strade, le botteghe e i vicoli più nascosti e luridi che aggiungono un fascino ulteriore alla complessità e al magnetismo della trama.

Alfredo Colitto riesce infatti a ricreare un universo narrativo molto realistico con personaggi credibili, ricchi di sfumature e di zone d’ombra

e ricrea la sensazione vissuta leggendo “Il nome della rosa”, con atmosfere, riferimenti, suggestioni e rimandi degni del capolavoro di Umberto Eco con un romanzo che si pone all’esatta confluenza tra storia, mito e leggenda come nei più famosi libri di Valerio Evangelisti.

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Alfredo Colitto


È nato a Campobasso e vive a Bologna. All’attività di scrittore affianca quella di traduttore per alcune tra le maggiori case editrici italiane e insegna scrittura creativa presso la scuola Zanna Bianca di Bologna. È noto al grande pubblico soprattutto per i thriller storici pubblicati con Piemme, che hanno come protagonista il medico Mondino de’ Liuzzi: “Cuore di ferro” (finalista al Premio Salgari), “I discepoli del fuoco” (finalista al Premio Azzeccagarbugli e vincitore del Premio Mediterraneo del Giallo e del Noir e del Premio di Letteratura Poliziesca Franco Fedeli) e “Il libro dell’angelo” (vincitore del Premio Azzaccagarbugli 2011). I diritti dei suoi libri sono stati venduti in Spagna, Germania, Inghilterra, Canada e Brasile. Ha pubblicato inoltre “Il candidato”, “Aritmia letale”, “Duri di cuore”, “Café Nopal”, “Bodhi Tree”. Ha partecipato a numerose antologie di racconti, tra cui: “Il ritorno del Duca” (Garzanti), “History & Mystery”, “Seven” (Piemme), “Anime Ner”e Reloaded (Mondadori).