I fantasmi dell’impero



i fantasmi dell'impero di Marco Consentino, Domenico Dodaro, Luigi Panella

Recensione di Alberto Carta


Autori

Marco Consentino

Domenico Dodaro

Luigi Panella

Editore: Sellerio Editore Palermo

Pagine: 552

Genere: Giallo storico

Anno di Pubblicazione: 2017

Così diceva il Generale Corman parlando di un’altra guerra “civilizzatrice” in Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola ispirato al celebre romanzo di Conrad, Cuore di Tenebra.

Su questi passi si muove I fantasmi dell’Impero di Marco Consentino, Domenico Dodaro e Luigi Panella, ma parlando di un altro tempo, un’altra guerra, altri “civilizzatori” e altri “selvaggi”, tutti più vicini a noi rispetto a Marlow/Willard e Kurtz (rispettivamente inglese e tedesco nel libro, entrambi americani nel film) e all’Africa Nera/Vietnam: si parla infatti di quella tragica esperienza che fu il colonialismo italiano in Etiopia a ridosso della Seconda Guerra Mondiale.

L’espediente narrativo del libro è semplice, così semplice da lasciar stupito il lettore che scopre che non si tratta di un espediente narrativo, bensì di documenti precedentemente riservati trovati da Luigi Panella: in seguito all’attentato avvenuto ad Addis Abeba nel febbraio del 1937 ai danni di Rodolfo Graziani, al tempo Viceré d’Etiopia, l’Impero Italiano si trova a dover affrontare la resistenza degli arbegnuoc (“patrioti” in lingua etiope) e in questa situazione un magistrato militare, Vincenzo Bernardi (ispirato al vero autore dell’inchiesta, Bernardo Olivieri), si trova a dover attraversare la tempesta scatenata dalla guerriglia in cerca di Gioacchino Corvo (personaggio reale e autentico soggetto dell’inchiesta), un ufficiale a capo di una banda irregolare accusato di crimini di guerra contro la popolazione locale.

Durante la prima metà di questo giallo storico il già citato Apocalypse Now è quasi un termine di confronto obbligato: la marcia del rigido colonnello Bernardi  nel cuore straziato del Goggiam, inframmezzata da trascrizioni di reali marconigrammi contenenti rapporti sulle barbarie commesse da Corvo, non può non portare alla mente il cupo capitano Willard che affronta la traversata del fiume Nung in direzione Cambogia, che legge gli strani documenti sul colonnello Kurtz mentre affronta gli orrori di una guerra inutile e violenta.

Anche ne I fantasmi dell’Impero l’orrore è un tema importante, rappresentato in maniera cruda e obiettiva, mai di parte: l’orrore in Etiopia infatti si manifesta attraverso tutti i partecipanti della vicenda, dalle camicie nere che stuprano le giovani abissine ai soldati che sterminano senza riguardo i civili, dalle teatrali e violente rappresaglie degli arbegnuoc a quei Ras collaborazionisti che saltano sul carro del vincitore.

Eppure ridurre questo romanzo ad una fortuita versione italiana di Cuore di Tenebra non sarebbe corretto. Parliamo infatti di una vicenda ad ampio respiro, costruita su una ricostruzione storica impressionante; è soprattutto lontano dal paesaggio dei monti dell’Amara che il racconto dimostra di non essere un semplice romanzo di guerra ma un vero e proprio thriller, che ha come intreccio di fondo un complotto politico, una lotta di potere tra i vertici di Carabinieri e camicie nere, fazioni tra le quali militano personaggi che qualsiasi appassionato di storia del Novecento riconoscerà con piacere.

Sono poi quelle pennellate che rappresentano i dettagli di vita quotidiana che fanno percepire la grandezza della ricerca storica dei tre autori: è impossibile non trovarsi immersi nell’Italia di fine anni ’30 davanti al giovane tenente che compra l’agognata Leica III (all’esorbitante cifra di 3700 lire), agli altrettanto giovani soldati che ammirano una Fiat 518 Ardita, agli accenti di un’Italia che in realtà non è ancora davvero unita, alle ragazze che aspettano il ritorno dall’Africa dei loro amati o ad Alessandro Pirzio Biroli che ordina da bere un “Milano-Torino”, complici anche i già citati marconigrammi e reali foto d’epoca rappresentanti, tra gli altri, anche alcuni protagonisti della vicenda.

Soprattutto sulle orme degli ultimi capitoli, ambientati durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale e caratterizzati da personaggi che, a prescindere dal fatto di trovarsi tra i vincitori o i vinti, si rendono conto di quanto nulla possa valer la pena di tanti orrori, si è tentati di etichettare il libro come capolavoro, in quanto riesce perfettamente in tutte quelle che dovevano essere le ambizioni degli autori: far tenere il fiato sospeso ai lettori, come un ottimo giallo, e dipingere in maniera viva e reale una delle parentesi più truci della storia della Penisola.

Marco Consentino, Domenico Dodaro, Luigi Panella


Marco Consentino, esperto di relazioni istituzionali, Domenico Dodaro, business lawyer, e Luigi Panella, avvocato penalista, vivono a Roma e sono amici da anni. I fantasmi dell’Impero è il loro primo romanzo.