I figli del male




Recensione di Maria Sole Bramanti


Autore: Antonio Lanzetta

Editore: La Corte editore

Collana: Underground

Pagine: 356

Genere: thriller

Anno di pubblicazione: 2018

Con “I figli del male” Antonio Lanzetta ci riporta a Castellaccio, nel Cilento, nei luoghi che già abbiamo imparato a conoscere e temere leggendo “Il Buio dentro”.

Tra quelle campagne in cui Flavio e Damiano sono rimasti come congelati dal male: costretti a combatterlo, incapaci di scrollarselo di dosso. Come da lui stesso annunciato, l’autore scrive un altro stand alone, con gli stessi protagonisti del primo. E lo fa per raccontarcene l’evoluzione, i cambiamenti.

Non è certo un caso che lo scrittore salernitano sia stato paragonato da molti a Stephen King, perché i ragazzi – poi uomini – che conosciamo leggendolo sono tutti profondamente tormentati da eventi accaduti nel loro passato.

A me ricorda molto anche il “Mystic River” di Dennis Lehane, soprattutto perché mostra come ognuno può reagire in modo diverso al male e al dolore. Damiano, che cerca la sua verità dietro ogni omicidio, Stefano, con una vita quasi normale e Flavio, che… beh, Flavio è Flavio! Proprio come Dave, Sean e Jimmy nel noir americano.

Se già avevo apprezzato “Il buio dentro” per la sua originalità rispetto ai thriller di autori italiani che si pubblicano oggi, questo secondo romanzo di Lanzetta riconferma, secondo me, il talento di questo giovane autore. Si sente molto che Antonio ha iniziato con il fantasy, perché quando ci racconta di occhi rossi che ti guardano dal bosco o di cascate che scrosciano tra le montagne anche se sono invisibili, è assolutamente credibile (e ricorda, scusate se mi ripeto, il King della “Bambina che amava Tom Gordon”).

Tra gli aspetti che ho più apprezzato dei “Figli del male” c’è l’incipit, soprattutto il modo in cui ci viene presentato il primo protagonista: attraverso le sue caratteristiche fisiche, le sue cicatrici, come a dirci di guardarlo bene, ché solo così possiamo comprenderlo fino in fondo.

Quanto vorrei dirvi del cattivo di turno!

Ahimè non posso, non voglio certo rovinarvi la lettura. Posso dirvi, però, che ho trovato una migliore caratterizzazione dei personaggi rispetto al precedente romanzo e uno sviluppo più coerente della trama, nonostante i diversi piani temporali e i colpi di scena: in certi punti ti sembra di non capire, ti senti confuso, ma poi tutto torna.

E vi dirò di più. Lanzetta mi ha fatto venire la voglia di rileggere “Il buio dentro”, perché il fascino perverso di Castellaccio mi ha assolutamente intrigato e Flavio, Damiano, Stefano, Tommaso, Elvira e il mitico Don Mimì ti entrano dentro, proprio come il buio da cui provengono.

Mi auguro davvero che “I figli del male” abbia il successo che si merita sia in Italia che all’estero!

 

Antonio Lanzetta


è nato a Salerno e con WARRIOR e REVOLUTION sempre pubblicati per La Corte Editore, ha conquistato pubblico e critica, rivelandosi autore capace di tenere incollati i propri lettori dalla prima all’ultima pagina grazie ad una scrittura testosteronica e adrenalinica.

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