i giorni dell’ombra




 Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Sara Bilotti

Editore: Mondadori

Collana: Omnibus

Pagine: 255

Genere: thriller

Anno di pubblicazione: 2018

 

 

 

 

 

 


Sinossi. Vittoria si avvia lentamente verso i trent’anni, ma non è mai diventata veramente donna. Ha vissuto da reclusa, con una sorella più piccola che soffre di agorafobia, una madre rassegnata e letargica, un padre violento e possessivo. Tutta la sua esistenza si è da sempre concentrata nel palazzo in cui abita, e nel piccolo mondo che lo popola. Ed è dentro il palazzo che, da qualche tempo, ha trovato nuove ragioni di speranza: in Daniel, il talentuoso scrittore del quale può permettersi di essere innamorata, nella certezza che il suo sentimento non sarà mai ricambiato, e in Lisa, la ragazza vitale e sfrontata che si serve di Vittoria per i propri piccoli sfoghi quotidiani, e le consente di proiettarsi per procura in quel mondo che non ha mai avuto il coraggio di affrontare. Quando Lisa scompare da un giorno all’altro, nessuno nel palazzo sembra preoccuparsene: tutti sono convinti che sia partita per uno dei suoi vagabondaggi amorosi e che presto tornerà. Vittoria però è sicura che l’amica sia in pericolo e che le sia successo qualcosa di brutto. E comincia a violare la semiclausura cui è condannata da anni, nel tentativo di arrivare alla verità. Senza fermarsi davanti a nulla: neppure al sospetto che nella sparizione siano coinvolte le persone che le sono più care e che ritrovare Lisa significherà uscire dalla propria prigione e affrontare una volta per tutte, indifesa, il mondo fuori. Con una scrittura elegante e una capacità rara di esplorare e mettere in scena le ferite più profonde, quelle che ognuno porta nell’anima, Sara Bilotti accompagna i lettori in una vera e propria discesa agli inferi. E costruisce un romanzo nerissimo, carico di suspense, con una protagonista fragile e disturbata, dolce e inquietante, degna delle grandi eroine di Hitchcock.

 

 

 

RECENSIONE

Non ci tenevo a cambiare la realtà dei fatti, ma non volevo che accadessero senza di me. Dunque osservavo,

per non perdere nulla di ciò che succedeva intorno.

 

Un cortile, un palazzo, appartamenti, stanze, porte, finestre. Perlopiù chiuse.

Vite distorte, stranianti e stranite. Perlopiù chiuse.

Una parvenza di normalità, che è tale solo per il rifiuto, figlio della paura e dell’abitudine, di guardare oltre.Pulsano e si incatenano (incatenandoci) in questo microsistema, le righe che, una dopo l’altra compongono la partitura dei Giorni dell’ombra.

Tutto codificato, limitato da confini, incasellato al proprio posto, nessuno spazio per imprevisti, sorprese, deviazioni. Eppure la sensazione di inquietudine e gola secca che attanaglia dalla prima all’ultima parola del libro è esattamente quella di aver messo un piede in fallo scendendo da un dirupo: sentire la terra franare sotto i piedi, senza appigli, cercando in qualche modo di mantenere l’equilibrio e non cadere, chiedendoci cosa sarà a fermarci.

La mano che tiene la nostra, in questa sorta di volo senza rete, è quella di Sara Bilotti. Ed è una mano che non offre sicurezze, anzi, accompagna la nostra discesa vertiginosa, spingendoci, accelerando, decelerando improvvisamente, scartando.

È cosa nota e riconosciuta che Sara Bilotti abbia un talento immaginifico e di scrittura davvero eclatante, maneggi le parole con uno stile inconfondibile e tagliente. Tutto ciò trova qui realizzazione, in un romanzo di una potenza inaudita, che sovverte tutte le teorie di genere riassumendole e concentrandole in una lettura che non dà scampo né tregua, ed è costante morsa allo stomaco per il lettore.

Bicchieri rotti, cocci di vetro. Li sentivo in bocca, leggendo.

Nel microcosmo che ci restituisce la Bilotti, l’elemento di disturbo di una quotidianità serializzata e immutabile nelle sue dinamiche è dato dalla sparizione di un’inquilina, Lisa, personalità sfuggente e carismatica, presente, anche in assenza, nelle vite di ognuno.

 

Nei suoi tratti nulla si fermava,le espressioni erano sempre transitorie e in esse c’era qualcosa di spensierato

e presuntuoso da cui la gente era misteriosamente attratta, pur provando una sorta di fastidio.

 

Ed è proprio a Lisa che Vittoria Morra, la protagonista, guardava, subendone il fascino, come a un’amica, e ancor più come a una persona da emulare. Proprio questo allontanamento improvviso segnerà la rottura degli argini interiori in Vittoria, sarà la molla che la porterà a osare un guardare e spingersi oltre, arrivando, anche con l’aiuto di Daniel, uno scrittore talentuoso quanto incostante e misterioso, di cui è a suo modo innamorata, a mettere in atto una sorta di ribellione semisilente, semi nell’ombra , parafrasando il titolo, contro Michele, il padre padrone che ha masticato, ferito, umiliato con reiterata costanza le donne della sua famiglia: Mariella (la madre), Vittoria, e Maria, la sorella.

 

L’unica cosa che mi riservava era quello sguardo deluso: mi ero sporcata, anche se non sapevo di cosa, forse di vita. Ma era una delusione mista a rabbia, perché nel degrado che ai suoi occhi avevo raggiunto c’era una forma di invincibilità.

 

Ecco come, paradossalmente, la scomparsa di Lisa e la ricerca della verità, diventino l’Occasione maiuscola di Vittoria di affrancarsi da un giogo troppo a lungo (sop)portato.nParallelamente ai disvelamenti interiori dei personaggi, le indagini diventano via via sempre più serrate, scoperchiando vizi e segreti cui nessuno è immune o estraneo, e quanto più una cosa appare impossibile agli occhi, quanto più si rivelerà vera

 

Hai bisogno di essere ingannata. In questo, i libri sono perfetti.

I giorni dell’ombra fa eccezione.

Perché è un libro perfetto anche se non inganna.

Sara Bilotti, infatti, mette tutto davanti ai nostri occhi, man mano che le pagine scorrono, ci svela i nodi e rischiara le ombre, eppure non ci salva, non ci preserva dalla sorpresa assoluta di un colpo di scena magistrale, assolutamente non intuibile.

Vittoria Morra vince perché afferma se stessa, e non è cosa scontata o ovvia, lo si capirà leggendo.

Sara Bilotti vince perché ci ha consegnato un thriller imperdibile, di un valore assoluto, che lascia il segno, che scuote, che si fa eco nei pensieri.

 

 

Sara Bilotti


Sara Bilotti è nata a Quarto, in provincia di Napoli. Madre di due bimbi, è diplomata in danza classica e ha compiuto studi filologici e letterari. Grande lettrice, nel 2012 ha pubblicato Nella Carne , una raccolta di 12 racconti neri per Termidoro Editore. L’oltraggio (Einaudi Stile Libero 2015) è invece il suo romanzo d’esordio, primo di una trilogia erotica, a cui seguono La colpa e Il perdono . Nel 2018 ha pubblicato con Mondadori il thriller I giorni dell’ombra.

 

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