Intervista a Giulia Ciarapica




A tu per tu con l’autore


Tornano i personaggi cari a chi li ha amati nel primo volume ma lo fanno con una nuova intensità. Ne “Chi dà luce rischia il buio” ho trovato più spazio alla dimensione personale di Annetta, Valentino e tutti gli altri. Cosa ti ha portato a fare questa scelta?

Di sicuro c’era il desiderio, attraverso un punto di vista più intimo e personale, come dici tu, di far emergere nuove problematiche, non meno importanti di quelle dell’epoca precedente ma di sicuro differenti. Gli anni Settanta, a Casette e per la famiglia Verdini, non sono più gli anni della miseria, in cui bisogna mettere insieme il pranzo con la cena. Il lavoro diventa una strada sicura per il successo e le scarpe un oggetto culto, di lusso. Quindi cambia la panoramica, lo sguardo sul futuro, e anche le necessità. Ci si osserva più da dentro, perché si ha anche più tempo di rendersi conto di cose che prima non trovavano spazio.

C’è stato un personaggio che hai fatto maggiore fatica a raccontare, stavolta?

Valentino su tutti. Perché far emergere il doppio lato – quello di uomo estremamente infedele e anche per questo figlio del proprio tempo, ma in ogni caso onesto e leale sul lavoro – non è stato semplice. Avrei rischiato di banalizzarlo o di farlo diventare una macchietta. Spero di essere riuscita nell’altro intento, ovviamente.

Se ti chiedessi di scegliere tre aggettivi con i quali descrivere il tuo libro, quali sarebbero?

Sincero, non solo perché tutta la storia narrata è realmente accaduta ma perché ho provato a descrivere situazioni e sentimenti nel modo più onesto (e doloroso) possibile.

Ricco, perché accadono molte cose, fuori e dentro la fabbrica, fuori e dentro le famiglie e le persone.

Materico, perché è estremamente attaccato alla terra che lo riguarda, le Marche.

Tra il primo e il secondo volume abbiamo vissuto il periodo del Covid. Ciò ha influenzato la tua scrittura? Se sì, in che modo?

No, la pandemia non c’entra. La scrittura è stata influenzata unicamente dalle tante letture che ho fatto in questi tre anni, e forse in un certo senso il Covid – che ha rallentato tutto e mi ha offerto, ahinoi, più tempo per scoprire nuovi orizzonti narrativi – mi ha “dato una mano”.

Piccolo spazio pubblicità: cosa diresti a chi non avesse ancora letto il primo volume, Una volta è abbastanza, per portarli a leggere poi anche il secondo?

Tengo anzitutto a dire che pur trattandosi di una saga, i due volumi possono essere letti separatamente senza alcun problema (tanto più che all’inizio del secondo volume inserisco un indice riassuntivo di ciò che è accaduto in “Una volta è abbastanza” e di tutti i personaggi). Ma, se proprio devo farmi pubblicità, posso dire che dal primo al secondo il salto è evidente: non mi riferisco necessariamente alla qualità del testo, ma proprio alle cose che accadono. “Chi dà luce rischia il buio” è di sicuro un romanzo pieno di fatti, di storia e di storie. Un romanzo ancora una volta corale ma che, rispetto al precedente, si posiziona in un punto di osservazione più alto e più profondo, come un pozzo.

Grazie per la tua disponibilità.

Stefania Ceteroni

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