I milanesi ammazzano




I milanesi ammazzano al sabato

di Giorgio Scerbanenco

La Nave di Teseo, 2022

Giallo, pag.208

Sinossi. Donatella Berzaghi ha ventotto anni e un corpo avvenente, ma dalla nascita è costretta nella mente di una bambina. Soffre anche di una forma di ninfomania, che la porta a concedersi con facilità a qualunque uomo la corteggi, obbligando il padre Amanzio, vedovo ed ex camionista, a tenerla chiusa in casa. L’uomo, che non vorrebbe mai lasciarla sola, è riuscito a ottenere dal suo datore di lavoro il permesso di andare a controllarla un paio di volte al giorno. Nonostante le attenzioni del padre, Donatella improvvisamente scompare. Duca Lamberti, un ex medico diventato poliziotto, dovrà così immergersi in una Milano noir e spietata, dove sfruttatori e vittime vivono fianco a fianco, in stanze d’albergo che hanno le porte sempre aperte per il prossimo cliente. A Duca la storia di Amanzio e Donatella, simile a molte altre che ha incontrato, sembra più una questione di troppo amore che di peccati da scontare. Per questo, non potrà restare senza conseguenze. “I milanesi ammazzano al sabato è una storia raccontata (e accade raramente) dal punto di vista delle vittime. Questa è la storia di Amanzio Berzaghi, padre disperato, e Scerbanenco riesce a tessergli attorno un noir perfetto e dolente, come certe storie di miseria del sud degli Stati Uniti scritte da Faulkner.” (Dalla prefazione di Cecilia Scerbanenco).

Recensione di Luisa Ferrero

Milano. Anni ’60. Amanzio Berzaghi si reca per l’ennesima volta in commissariato con la speranza che abbiano notizie di sua figlia Donatella. La ragazza è scomparsa ormai da cinque mesi e l’uomo è convinto che sia stata rapita a scopo di sfruttamento. Ma questa volta, ad ascoltarlo c’è Duca Lamberti che prenderà a cuore il caso appena verrà a conoscenza del fatto che la ‘bambina’, come la chiama il padre, ha ventotto anni e non solo, è minorata mentale.

Qualche giorno dopo, la giovane verrà ritrovata morta e bruciata e toccherà a Duca e al suo collega Mascaranti dare la triste notizia ad Amanzio. Chi può aver rapito con l’inganno una ragazza dall’età mentale di circa dieci anni? Chi è il ‘pappa’, come li chiama Duca, che non solo l’ha ammazzata, ma ha cercato con il fuoco di renderla irriconoscibile?

Le indagini, che sconvolgeranno la mente e il cuore di Duca, porteranno a verità inquietanti e a individui non troppo lontani dalla famiglia Berzaghi…

«Basta, basta, preferisco un franco, coraggioso rapinatore che salta sul tavolone delle banche col mitra puntato, preferisco quelli che assaltano i treni postali, gli scassinatori, i ladri di tabaccherie, ma non la schifezza di questo mondo di sanguisughe sulla pelle di povere disgraziate.»

I milanesi ammazzano al sabato è il quarto e ultimo romanzo che vede protagonista Duca Lamberti, l’investigatore nato dalla penna di Giorgio Scerbanenco. Di lui sappiamo che è un medico radiato dall’ordine per aver praticato l’eutanasia su una paziente in fin di vita e che ora collabora con la polizia.

La trama è quella di una storia forte e cruda e di un rapporto, quasi morboso, tra una figlia e un padre che cerca disperatamente di proteggerla da un ‘mondo’ che avrebbe approfittato della sua candida ingenuità  e dei suoi comportamenti facilmente equivocabili.

Scerbanenco ha uno stile inconfondibile perché il lessico da lui utilizzato è sempre funzionale alla narrazione. Gli aggettivi usati, alcune frasi ripetute e  le riflessioni di Duca ci trascinano in un mood di disperata malinconia dove ‘l’ineluttabile’ è già là, fin dalla prima riga. 

Questo romanzo è un vero e proprio noir di denuncia di una società corrotta e ‘marcia’ dove gli interessi personali vengono perseguiti anche a danno dei più fragili.

Protagonista è anche Milano con il suo carattere un po’ ruvido e chiuso, la sua nebbia e la sua malinconia. La città meneghina non è di certo sfondo nelle opere di Scerbanenco, bensì protagonista assoluta e lui, pur amandola, la analizza in modo spietato, senza sconti ma con un ferreo senso morale.

Perché leggere, oggi, Giorgio Scerbanenco?

Perché oltre a essere il maestro del giallo italiano è, tutt’ora, un pozzo inesauribile da cui attingere se ci si vuole approcciare al genere.

Intima e profonda è la prefazione di Cecilia Scerbanenco che porta avanti, da sempre, le opere del padre.

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Giorgio Scerbanenco


(1911-1969), nato a Kiev, cresce a Roma ma ancora adolescente si stabilisce a Milano. Negli anni ’30 approda nell’editoria come collaboratore alla Rizzoli e in seguito come caporedattore dei periodici Mondadori, per tornare in Rizzoli nel dopoguerra come direttore dei periodici femminili. Collabora con i maggiori quotidiani e riviste dell’epoca, tra cui il Corriere della Sera, La Gazzetta del popolo, Il Resto del Carlino e Novella. Scrittore prolifico, ha sperimentato tutti i generi della narrativa ed è riconosciuto come uno dei maestri del giallo italiano, consacrato dal successo della serie di romanzi con protagonista Duca Lamberti e dall’assegnazione del Grand Prix de Littérature Policière nel 1968. Tutta l’opera di Scerbanenco è in corso di pubblicazione presso La nave di Teseo.