I quaderni botanici




di Madame Lucie

 

Recensione di Barbara Aversa Pacifico


Autrice: Mélissa Da Costa

Traduzione: Elena Cappellini

Editore: Rizzoli

Genere: Narrativa

Pagine: 300

Uscita: 06/04/2021

Sinossi. 
Fuori è l’estate luminosa e insopportabile di luglio quando Amande Luzin, trent’anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell’Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. Fuori è l’estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l’interferenza della luce. Finché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.

Recensione


Amande è una sola valigia come unico  bagaglio mentre tutto il resto rimane fermo  nella sua vita precedente, fotografie comprese.

Imposte sigillate, silenzio, fuga.

Come fanno le persone a ricominciare?

Questo si domanda ad appena trent’anni, dopo una perdita incommensurabile la nostra protagonista.

E così si rifugia nella campagna francese, cristallizzando il più possibile il passato e lasciando tutto esattamente com’era, compresa la tisana che stava bevendo prima che tutto crollasse, comprese le scarpe all’ingresso. E andando via.
E poi arrivano i diari della vecchia proprietaria che appuntava tutto per non perdersi.

E lentamente il letargo si sgretola, l’autunno scalda la terra, i ricordi belli prendono vita, il vecchio orto rinasce.
Bulbi da piantare, fioriere da riempire, meli da sfrondare, carote da seminare. Ma è un processo lento, doloroso, fatto di piccoli gesti, di quaderni trovati per caso che parlano di mele e cannella, di tarte tatin, di celebrazione del vento, valerianella che spunta inaspettata.

Ma tutto questo segna un’evoluzione irreversibile.

“Bisogna lasciar passare del tempo tra una semina e l’altra, per avere verdure tutto l’anno ed evitare i raccolti troppo abbondanti seguiti da periodi di magra.“

La natura, la terra e la fatica diventano il migliore dei maestri, insieme ad un gatto che la sceglie. Terrorizzato, proprio come lei.
Ho amato tutti i personaggi che in punta di piedi sono entrati nella nuova bucolica vita di Amande, senza forzature, lasciando piccole parti di se stessi e arricchendo la sua vita di piccole gioie.

Lentamente, con le parole giuste, senza fretta. Ognuno con il proprio dolore ma nonostante questo portando il proprio invisibile bagaglio da condividere nel suo piccolo orto delle cose belle.

Questo è un libro delicatissimo. Mi ha commossa e coinvolta completamente. Mi ha regalato sorrisi e speranza e mi ha accolta come un candido plaid di lana avvolto intorno alle spalle in una giornata grigia ed opaca. E mi ha scaldata.

Con la sua scrittura fine e gradevole, con grande semplicità ed eleganza, ci parla di un processo profondo ignoto ma a volte indispensabile: ovvero la ricostruzione di se stessi.

Semplicemente bellissimo.


A cura di Barbara Aversa Pacifico

instagram.com/missparklingbooks

 

Mélissa Da Costa


si occupa di comunicazione in ambito energetico e climatico. I quaderni botanici di Madame Lucie, pubblicato in Francia con grande successo di pubblico, è il suo primo romanzo tradotto in Italia. Il suo esordio letterario, Tout le bleu du ciel, è stato tra i dieci libri più venduti in Francia nel 2020.

 

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