I ragazzi dei cavalli




di Johan Ehn

Fandango libri 2023

Samanta K. Milton Knowles (Traduttore)

Narrativa, pag.304

Sinossi. Metà degli anni ‘20, Cecoslovacchia. Sasha e Janek crescono in un orfanotrofio, Janek è tranquillo e introverso, Sasha è il suo esatto contrario – socievole ed estroverso –, vuole bene all’amico e lo protegge dai pericoli del mondo. I ragazzi si allenano a fare acrobazie, soprattutto a cavallo, fino a unirsi a un circo. Insieme viaggiano per l’Europa e si esibiscono con il nome di The Golden Brothers. Ma il loro rapporto è più che fraterno. Crescendo, scoprono di essere attratti l’uno dall’altro. Nonostante il circo sia un mondo a sé, con la propria morale e i propri valori, mantengono segreto il loro amore. Quando il circo arriva a Berlino, al tramonto della Repubblica di Weimar, nell’esplosione degli spettacoli di vaudeville, sentono di aver davvero trovato la loro casa. Ma nel gennaio del ‘33 tutto si rompe, quando i nazisti prendono il potere e saranno costretti a difendere non solo il loro amore, ma anche la loro vita. A raccontare la loro storia, a distanza di più di mezzo secolo, è Anton, un ragazzo gay di Stoccolma, che per lavoro si occupa di anziani soli; attraverso silenzi, sguardi, oggetti e vecchie fotografie Anton riuscirà a ricostruire il puzzle e a gettare un ponte tra passato e presente. Un romanzo importante e commovente che ha parallelismi inquietanti con il nostro tempo.


Recensione di Francesca Mogavero

Cosa si è disposti a fare per amore?

A rivendicare la luce e lo spazio che spettano, a mettersi alla prova, a crescere in fretta, diventando ogni giorno più forti e sicuri, insieme? Oppure a nascondere e nascondersi, perfino a rinunciare e sparire, a costo di proteggere un sentimento vero?

I ragazzi dei cavalli racconta una storia d’amore. Anzi, due. Anzi, una trama universale, senza inizio né fine, che permane anche quando cambiano i suoi interpreti… perché l’amore è amore.

Così Sasha e Janek, Anton e Peter potrebbero essere le stesse persone, potremmo essere noi.

Due piani temporali che si intrecciano, due vicende che scorrono parallele, specchiandosi l’una nell’altra, procedendo ora placide, come in una passeggiata che profuma di erba e di sole, ora lanciate al galoppo, senza redini né controllo, tra ostacoli da saltare e minacce e paure che soffocano.

Nel 2014, in Svezia, Anton ha diciannove anni, è innamorato di un ragazzo di otto anni più grande, è concentrato sul proprio mondo – fatto di paturnie e di esaltazioni, dell’attesa di un messaggio, pomeriggi al maneggio e serate scanzonate – e si occupa con grande sensibilità dei suoi “vecchietti”, in particolare di Alexander, che non parla ma sa come farsi capire. 

Tra il 1926 e il 1937, tra la ex Cecoslovacchia e la Germania, Sasha e Janek si conoscono e si completano da sempre, insieme formano una coreografia continua, armonica e bellissima, perché naturale e inevitabile. Sono acrobati e cavallerizzi, circensi, artisti. Amati.

Molte sono le affinità tra queste due linee che si toccano e si intersecano – Sasha, del resto, è il diminutivo di Alexander; molte, per i protagonisti, le possibilità di imparare l’uno dall’altro, di curarsi, aiutarsi, perdonarsi. Perché il tempo, in fondo, non conta davvero quando si ama, l’anima vive una perenne giovinezza… E poco, in fondo, è mutato, soprattutto per chi si ritrova addosso etichette semplicistiche appiccicate da altri. O magari un triangolo rosa. La sensazione inquietante che certi incubi, se non si spalancano gli occhi in tempo, potrebbero tornare.

Complice il legame con i cavalli, l’anziano e il giovane di oggi si svelano, mettono insieme un mosaico che ha tuttora tessere mancanti – quando si smetterà di parlare di “noi” e “voialtri”, come se i diritti sacri e sacrosanti spettassero solo a pochi eletti… eletti da chi, poi, e perché? – inventano un proprio codice e una foto, una lettera, una scoperta dopo l’altra, si fidano e si affidano: perché c’è qualcosa da raccontare e ricordare e qualcosa ancora da scrivere, uscendo dai margini senza paura, coprendo tutto lo spazio sul foglio e poi ancora oltre, di più. Facendo tesoro di ciò che è stato per ripartire con nuove consapevolezze, con più strumenti, e innescare un cambiamento.

Bilanciando alla perfezione fonti storiche e fantasia, Johan Ehn scrive un romanzo “Weird Young” adatto e necessario a ogni età, dà vita a personaggi memorabili che vorremmo qui, in carne e ossa, per brindare insieme alla bellezza di esistere e di essere chi siamo, senza definizioni soffocanti, ma con tutte le nostre infinite, colorate, incantevoli sfumature

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Johan Ehn


è attore, regista, sceneggiatore e direttore artistico del gruppo teatrale Teater Barbara. I ragazzi dei cavalli è il suo secondo romanzo per ragazzi che, per la sua capacità di ibridare la storia del Novecento e la storia dei due giovani personaggi, è stato insignito nel 2020 del prestigioso Nils Holgersson Award e inserito nella shortlist del The Nordic Council Children and Young People’s Literature Prize, un premio che ha lo scopo di promuovere la letteratura per ragazzi di qualità nei paesi nordici. Le sue opere sono tradotte in tutti i paesi scandinavi.

A cura di Francesca Mogavero

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