Il ballo delle pazze




Recensione di Fiorella Carta


Autore: John D. MacDonald

Traduzione: Alberto Bracci Testasecca

Editore: E/O

Genere: narrativa 

Pagine: 192

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Parigi, 1885. A fine Ottocento l’ospedale della Salpêtrière è né più né meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono più tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate “isteriche” e curate con l’ipnosi dall’illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l’esterno e sottoposte a esperimenti azzardati e impietosi. Alla Salpêtrière si entra e non si esce. In realtà buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie abbandonano in ospedale per sbarazzarsene. Alla Salpêtrière si incontrano: Louise, adolescente figlia del popolo, finita lì in seguito a terribili vicissitudini che hanno sconvolto la sua giovane vita; Eugénie, signorina di buona famiglia allontanata dai suoi perché troppo bizzarra e anticonformista; Geneviève, la capoinfermiera rigida e severa, convinta della superiorità della scienza su tutto. E poi c’è Thérèse, la decana delle internate, molto più saggia che pazza, una specie di madre per le più giovani. Benché molto diverse, tutte hanno chiara una cosa: la loro sorte è stata decisa dagli uomini, dallo strapotere che gli uomini hanno sulle donne. A sconvolgere e trasformare la loro vita sarà il “ballo delle pazze”, ossia il ballo mascherato che si tiene ogni anno alla Salpêtrière e a cui viene invitata la crème di Parigi. In quell’occasione, mascherarsi farà cadere le maschere…

Recensione

La Salpêtrière è un deposito per tutte quelle che disturbano l’ordine costituito, un manicomio per tutte quelle la cui sensibilità non corriponde alle aspettative, una prigione per donne colpevoli di avere un’opinione “

 

 
La storia della Salpêtrière, gruppo ospedaliero nato a Parigi nel 17mo secolo, nasconde luci ed ombre. Le ombre di un repulisti fatto a suo tempo nelle strade della città, per rinchiudervi barboni, ubriaconi, prostitute passando poi a manicomio per alienate, isteriche, donne che andavano contro le convenzioni, il benestare maschile e dell’opinione pubblica in generale.

 

La storia qui raccontata, quella di Eugénie, Therese, Luise e Geneviève è un simbolo, di ribellione al volere altrui, di crudeltà innocente e razzismo.
 

 

I ricercatori come Charcot e Babinski che in quello stabile ambivano alla fama per aver trovato il Santo Graal delle cure, in effetti fecero progressi nella cura delle malattie neurologiche, ricorrendo soprattutto all’ipnosi  ( tuttora la cattedra Charcot ha notevole prestigio) e condizionando gli studi di un allora giovane Freud.

 

Tutto molto lodevole, ma a spese di chi?
 
Esseri umani rosicchiati dai topi, donne esposte al pubblico ludibrio, alla voyeuristica  borghesia che bramava spettacoli con protagoniste donne incoscienti, convinte di essere diventate essenziali e famose, senza capire in che modo, sotto quale forma oscura ed egoistica.

 

Una storia, dunque, che mi ha spinta alla ricerca, che libera e imprigiona, che mette in chiaro i pregiudizi, il timore di un dito puntato e non tiene mai conto dell’anima condannata, violentata ed esposta in un ballo che è solo l’apoteosi di una società non tanto lontana da quella attuale, che gode orgasmica del malessere altrui e siede in comode poltrone a godersi lo spettacolo.

 

 

 
 
 

Victoria Mas


Victoria Mas ha lavorato nel mondo del cinema. Il ballo delle pazze è il suo primo romanzo.

 

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