Il cadavere sotto la neve




Sinossi. Mark Bishop sta morendo. Ecco perché gli hanno concesso la scarcerazione anticipata e perché il detective Edward Reekie ha ricevuto l’incarico di scortarlo a Glenfarach, nella casa in cui passerà i suoi ultimi mesi di vita. Sulle prime, il paesino innevato sembra un luogo pittoresco e sonnolento immerso nel cuore del Cairngorms National Park. Ma le apparenze ingannano, e mai come in questo caso sono lontane dalla verità. Il posto è pieno di telecamere di sicurezza, e vige un severo coprifuoco, perché Glenfarach, in realtà, è il rifugio destinato a chi ha finito di scontare la propria pena ma non può essere reinserito in società per motivi di sicurezza. Compito di Edward è lasciare lì Mark Bishop per poi tornarsene ad Aberdeen, prima che la bufera di neve in arrivo isoli la zona. Ma quando viene scoperto il corpo di un ex poliziotto, qualcuno deve prendere in mano la situazione. La bufera incalza, la tensione sale vertiginosamente e il tempo stringe. A Glenfarach sta succedendo qualcosa di terribile e Edward non ha scelta: deve fare il suo dovere. Di chi puoi fidarti quando tutti sono colpevoli?

 IL CADAVERE SOTTO LA NEVE

di Stuart MacBride 

Newton Compton 2023

Enrico Bucci  ( Traduttore )

Thriller, pag.384

 Recensione di Salvatore Argiolas

James Ellroy coniò il termine “Tartan Noir”, creando un’etichetta di immediato successo, per identificare la particolare corrente narrativa del Noir che si sviluppò in Scozia a partire dai libri di William McIlvanney, specialmente da “Come cerchi nell’acqua” (Laidlaw) negli anni Settanta, in seguito rafforzata da giallisti notissimi come Ian Rankin, Val McDermid, Alan Parks. Peter May e Stuart MacBride, per citare solo i più famosi

Portatore di una visione cupa e lugubre della società scozzese, il Tartan Noir trova in Stuart MacBride un esponente che ne mitiga la sulfurea narrativa con un humour nero che diventa la sua cifra stilistica più evidente e interessante.

“Il cadavere sotto la neve” non fa parte della sua serie più importante, quella che fa perno sul sergente Logan MacRae e sul commissario Roberta Steel, ma vede protagonisti l’ispettrice Victoria Elizabeth Montgomery-Porter, del distretto Nord -Est “Alcuni la chiamano “Bigtoria”. Ma solo alle sue spalle”, “ Alta, spalle larghe, corporatura massiccia, sui quarantacinque, anno più anno meno” e il detective Edward Reekie, volenteroso ma a volte pasticcione.

Non è stato facile entrare in piena sintonia con il libro, ambientato in una Scozia gelida, innevata e percorsa da venti artici, nel bel mezzo dell’inverno peggiore degli ultimi anni, leggendolo nel sud Sardegna a metà agosto ma MacBride è stato bravo a creare un universo narrativo coerente, costruito con tutti gli accorgimenti adeguati a far superare ogni dubbio di credibilità.

Bigtoria e Reekie devono trasferire il carcerato Mark Bishop vecchio e malato, dal carcere di Grampian al complesso detentivo di Glenfarach, il cui nome deriva da Gleann na Fola, cioè “Valle di sangue”, “Glenfarach è una comunità diversa da tutte le altre. Costruita a metà del diciannovesimo secolo, è stata poi riconvertita per ospitare i criminali rilasciati dalle carceri che non possono essere inseriti in società a causa del pericolo che rappresentano per la stampa e l’opinione pubblica.”

A Glenfarach ci sono duecento criminali di cui centodiciotto condannati per reati sessuali, sessanta appartenenti al crimine organizzato e ventidue criminali di vario tipo per cui gli agenti Montgomery- Porter e Reekie, una volta consegnato Bishop alla polizia del complesso vanno via al più presto ma vengono richiamati indietro perché è stato scoperto il cadavere straziato di un ex poliziotto.

Bigtoria e Reekie entrano in un incubo algido come la bufera di neve che li accoglie e tenebroso come il paese di Glenfarach, che chi vuole può visualizzare anche sul sito di MacBride, con le sue costruzioni antiche,

Farmer’s Lane sembrava uscita da un romanzo di Dickens: una stradina stretta, con i lampioni di ghisa e le case come le finestre a bifora”

ed edifici che ricordano quelli delle favole:

Questi dettagli, insieme alle mura marroni e a un’abbondante spalmata di neve, le conferivano nel complesso da casetta di pan di zenzero.”

Ma non sono certo finiti in una fiaba, Bigtoria e Reekie o forse in una favola agghiaccianti e tenebrose che somigliano molto all’Inferno dantesco, circondato da foreste primordiali,popolato da peccatori impenitenti e sferzato da una bufera di proporzioni epiche che in breve tempo deposita cumuli di neve alti più di un metro.

Si lasciava dietro una scia di fiato, come una locomotiva a vapore. Sbuffava e ansimava, le mani ficcate nelle tasche del secondo giaccone, le spalle sollevate, il capo chino.Passò accanto a degli enormi massi e cespugli di mughetto semisepolti dalla neve, mentre una quantità ancora maggiore di quella roba orrenda rovinava giù da un cielo color granito.Seppellendo il mondo sempre più a fondo. Alla fine sarebbe rimasta solo una compatta distesa di bianco indecifrabile e l’umanità sarebbe scomparsa dalla faccia della Terra.”

I due agenti cercano di scoprire qualcosa di più sul macabro assassinio ma la casa teatro del crimine viene data alla fiamme e resta poco da indagare e mentre la neve continua a cadere e anche l’elettricità ad un certo punto si interrompe, sarà molto ostico anche muoversi da una parte all’altra del villaggio.

“Alcuni detective hanno la fortuna di fare da spalla a degli ispettori simpatici. Alcuni detective vengono spediti in belle città, in villaggi carini. Alcuni detective hanno a che fare con ufficiali simpatici. E invece un povero stronzo come lui era bloccato con l’ispettrice Montgomery-Porter, in un inferno ricoperto di neve, pieno di criminali sessuali e delinquenti, ed era costretto ad andare di porta in porta, nel cuore della notte, per assicurasi che nessuno di loro vagasse per le strade a uccidere la gente…

Sospirò, si accasciò, sospirò di nuovo, poi le andò dietro.”

Da qui in poi ci saranno continui colpi di scena e improvvise svolte narrative che tengono desta l’attenzione del lettore per tener conto di tanti indizi e situazioni che potrebbero servire per capire lo svolgimento della trama anche se, non essendo un giallo classico non ci sono deduzioni da fare ma ci si deve lasciar andare al fluire del plot.

Come sempre in MacBride l’ironia si sposa al noir, talvolta anche al Grand Guignol, e le schermaglie tra l’ispettrice Montgomery-Porter e l’agente Reekie sono molto godibili e, inserite in un quadro fosco, danno vivacità regalando interesse e sorrisi ad un thriller insolito ma ricco di improvvisi ribaltamenti di prospettive, come bene avverte anche il primo capitolo dal titolo

“Non fidarti mai di nessuno (a meno che tu non voglia una pugnalata alle spalle)”.

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Stuart MacBride


ha svolto molti lavori, da addetto alle pulizie a sviluppatore di applicazioni per l’industria del petrolio. La Newton Compton ha pubblicato in Italia i suoi thriller “Il collezionista di bambini” (Barry Award come miglior romanzo d’esordio), “Il cacciatore di ossa” e “La porta dell’inferno”, con protagonista il sergente Logan McRae. Nel 2013 Newton Compton ha pubblicato anche “Cartoline dall’inferno”, romanzo che ha per protagonista il detective Constable Ash Henderson, e “La stanza delle torture”. Stuart ha ricevuto nel 2007 il prestigioso premio CWA Dagger in the Library, per l’insieme delle sue opere, e nel 2008 l’ITV Crime Thriller Award come rivelazione dell’anno. Vive nel nord-est della Scozia con sua moglie Fiona.