Il canto della falena




Recensione di Claudia Cocuzza


Autore: Maria Elisa Aloisi

Editore: Mondadori

Genere: legal thriller

Pagine: 186

Anno di pubblicazione: luglio 2021

Sinossi. Un commercialista assassinato nella sua villa e la moglie sospettata dell’omicidio. Il caso, di notevole rilevanza mediatica, finisce per un evento fortuito nelle mani di Ilia Moncada, avvocato a Catania. Le circostanze, la mancanza di un alibi, le tracce di DNA, tutto sembra accusare la sua assistita, e dimostrarne l’innocenza appare un’impresa davvero ardua. In più, Ilia ha un approccio fuori dagli schemi all’amministrazione della giustizia. La prima regola: la verità non conta, perché non è mai una. Possono esisterne almeno due versioni, quella materiale e quella processuale. Muoversi in un contesto così fluido nell’interesse del cliente richiede parecchia elasticità. Poi c’è la regola numero due: mai lasciarsi trascinare dal sentimento nell’accettare un incarico. Ecco, qui lei predica bene e razzola malissimo. Basta a volte lo sguardo supplichevole di una persona in difficoltà a scardinare tutte le sue difese. Come nel caso del delitto del commercialista. Leggere la disperazione negli occhi di una donna è per l’avvocato Moncada un impulso inderogabile ad andare fino in fondo.

Recensione


Il canto della falena” è il romanzo vincitore del Premio Tedeschi 2021 ed è anche il primo legalthriller scritto da Maria Elisa Aloisi.

Ci racconta del percorso processuale che l’avvocato Ilia Moncada intraprende come difensore di Speranza Barone, accusata dell’omicidio del marito. Ilia assume la difesa di Speranza in un secondo momento, quando l’avvocato Dito ha già combinato diversi guai e la posizione giudiziaria della donna sembra ormai irrimediabilmente compromessa.

Ilia se ne rende conto, sa che imbarcarsi in questa impresa potrebbe significare inficiare pesantemente la propria carriera e il buon nome dello studio di cui fa parte, quindi, anche se la sua collega, Irene, la pressa affinché accetti l’incarico ˗ il caso ha risonanza mediatica a livello nazionale, tutta pubblicità per loro˗, la sua idea è di rifiutarlo perché sa di non essere nelle condizioni di fare il massimo.

Incontra Speranza per comunicarle la sua decisione e ne accetta la difesa.

Ma come?

E sì, perché di fronte agli occhi di una donna che supplica di essere aiutata Ilia non sa dire di no, a maggior ragione se il suo istinto le dice che quegli occhi gridano innocenza.

Ecco che viene già disattesa una delle regole del suo personale manuale del buon avvocato:

mai lasciarsi trascinare dal sentimento prima di assumersi la responsabilità di un caso da cui dipenderà il futuro di un individuo”.

Ilia è fatta così e la forza di questo romanzo sono proprio la sua umanità e la sua normalità.

Non è una wonder woman, una di quelle che fa mille cose e le fa tutte bene; non ha il tempo di andare in palestra, l’unico sport che pratica ultimamente è prendere al volo il popcorn mentre sta sul divano a guardare un film; non ha il tempo di fare la spesa e si accorge di non aver nulla da mangiare quando apre il frigo e sente l’eco; lotta tutti i giorni tra la voglia di carboidrati e i rimorsi di coscienza, ma poi a un buon arancino ˗ con la “o”˗ e alla schiacciata della zia Ofelia non sa dire di no; non conosce il concetto di “essere fashion” e, per pigrizia, compra stock di abiti tutti uguali ma di colori diversi ˗ è pure finita in un post del gruppo facebook “Avvocati chic &choc”, derisa da alcune decine di migliaia di colleghi sparsi in tutta Italia˗.

Avrebbe bisogno di sistemare il taglio dei capelli, diciamolo pure, ma non fa che rimandare e, nel frattempo, rimedia con un pratico chignon basso ˗no, non credo che abbia a che fare con l’acconciatura sdoganata da Meghan Markle, probabile che non sappia neppure chi sia˗. Odia le ingiustizie e il suo corpo ha adottato uno stratagemma per proteggerla da situazioni particolarmente stressanti: la fa addormentare seduta stante, evento che, in base alla circostanza, le ha regalato più di una situazione imbarazzante.

La razionalità fa parte di lei, ma non entra in aula se in tasca non ha le pietre blu di calcedonio che le ha regalato la zia per farle superare la sua “ansia da palcoscenico”.

Insomma, Ilia è un mezzo disastro, come la maggior parte di noi donne normali, ma è testarda, onesta e non si ferma alle apparenze. E poi, ha dalla sua una grande consapevolezza: non ha bisogno di un uomo per sapere qual è il suo posto nel mondo.

Questo dovremmo impararlo tutte.

È proprio Ilia a narrarci la storia e la focalizzazione interna permette al lettore una compartecipazione più profonda alle vicende.

Dicevo che si tratta della descrizione dell’iter di un processo per omicidio, ma la caratterizzazione dei personaggi e l’ambientazione, oltre che lo stile fluido e frizzante dell’autrice, rendono la lettura scorrevole, senza rischio di inceppare in tecnicismi e paroloni incomprensibili per i non addetti ai lavori.

Lo scenario in cui la vicenda è ambientata è Catania, la mia Catania, la Catania di Maria Elisa.

L’amore dell’autrice per la città è palpabile e solo chi conosce i luoghi può percepirlo con tanta forza.

Ilia si muove come una trottola e riesco a vederla mentre cerca parcheggio in piazza Verga, mentre sale le scale del Palazzo di Giustizia, mentre è imbottigliata nel traffico della circonvallazione o di Ognina, ma ne approfitta per allungare lo sguardo sul mare; la vedo mentre prende l’aperitivo in piazza Europa e mi chiedo se è seduta a quel tavolino all’angolo che ho occupato tante volte anche io, o in piazza Teatro Massimo, dove da universitarie ˗ sia io che lei ˗ abbiamo trascorso tante serate spensierate.

I personaggi risultano tridimensionali e se ti sembra che, passeggiando per Catania, le probabilità di incrociare Ilia siano molto alte, l’impressione relativa agli altri, anche minori, non è da meno.

Uno tra tutti: vogliamo parlare del secondino del carcere di piazza Lanza che legge Nicholas Sparkscon i lucciconi? Adorabile.

O dell’avvocato Dito, sempre grondante sudore e impomatato, che passa da avvocatuccio sbiadito a star di reality show?

Quelli che mi hanno fatto morire, poi, sono Fabio e Alessandro, ma bloccatemi altrimenti non la smetto più.

Nonostante il carattere ironico che l’autrice ha impresso al romanzo, il tema trattato è molto forte: parliamo di violenza, che non è solo quella associata all’omicidio, che si rivelerà l’atto finale di una vicenda molto dolorosa, il cui epilogo, che fin dalle prime pagine sembra scontato, si rivelerà sorprendente.

A dirla tutta, sarà un vero pugno nello stomaco.

Vi lascio con le parole di Speranza Barone.

Credo di averglielo già detto. Sono una biologa, specializzata in entomologia. Lei non può immaginare quanto sia complessa la vita degli insetti. Conosce il metodo di accoppiamento della falena? Immagino di no. Ebbene, non ci crederà, ma il maschio di questa specie è un insetto stupratore.

[…]

Il maschio percepisce i feromoni della femmina, ma sa già che lei non si concederà. Per questo intona una melodia ingannatrice. La sua perfida serenata imita gli ultrasuoni che emettono i pipistrelli. Così la femmina si immobilizza, temendo di essere divorata dopo essere stata intercettata dal pipistrello. Il maschio allora approfitta della sua paura e la stupra.”

Io non le scorderò mai.

A cura di Claudia Cocuzza  

www.facebook.com/duelettricisottountetto/

Maria Elisa Aloisi


Maria Elisa Aloisi è nata a Lentini e abita a Catania con il marito e con i suoi tre pastori tedeschi. È un avvocato penalista specializzata nella violenza di genere. Adora passeggiare con i suoi cani in mezzo alla natura.  Ha pubblicato il romanzo Fiutando il vento, edito da Tralerighe Libri (2019).

 

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