Il caso dei fratelli siamesi




 Il caso dei fratelli siamesi


Autore: Ellery Queen 

Editore: Mondadori

Traduzione: Gianni Montanari 

Genere: Giallo

Pagine: 300

Anno di pubblicazione: 2022 

Sinossi. Stanchi e persi tra i boschi in una zona montuosa, l’investigatore Ellery Queen e suo padre, l’irascibile ispettore Richard, vengono sorpresi al calare del buio da un incendio che devasta la foresta. Trovano rifugio in una casa arroccata sulla cima di una montagna, isolata dal resto del mondo: è la dimora-laboratorio del dottor Xavier, un uomo geniale e in apparenza accogliente, che sembra però nascondere un oscuro segreto. La situazione, già di per sé inquietante, si vela di angoscia il mattino seguente quando il padrone di casa viene trovato morto: qualcuno gli ha sparato mentre faceva un solitario con le carte. Tra i misteriosi personaggi che abitano Arrow Head si cela dunque anche un assassino? I due Queen si accorgono ben presto di trovarsi di fronte a uno dei delitti più diabolici e perfetti mai concepiti da mente umana. Senza poter utilizzare i normali strumenti d’indagine, e sotto la costante minaccia delle fiamme, sono costretti a ricorrere solo alla logica e all’intelletto per smascherare alibi, scoprire moventi e interpretare prove, in una ridda di indizi, simboli, impronte psicologiche che trasformano la verità in un’immagine deformata e sempre duplice. Capolavoro del giallo dalle atmosfere gotiche che nulla hanno da invidiare al Frankenstein di Mary Shelley, “Il caso dei fratelli siamesi” ha aperto una nuova fase nella storia della letteratura poliziesca, introducendo una serie di elementi che si riveleranno quanto mai fecondi.

 Recensione di Salvatore Argiolas


Il caso dei fratelli siamesi” è il settimo romanzo scritto dai cugini Frederic Dannay e Manfred B. Lee, più noti agli appassionati di gialli con il nome di Ellery Queen, che scelsero questo pseudonimo per aumentarne la riconoscibilità unendo così personaggio e autore, in una giungla editoriale ricchissima di romanzi capaci di far dimenticare prodotti e autori anche pregevoli.

Questo giallo fa parte del cosiddetto “primo periodo queeniano” caratterizzato dallo schema fisso del titolo che prevede l’articolo + aggettivo di nazionalità + nome + mystery, paradigma mutuato dai titoli dei romanzi di Philo Vance che avevano lo schema articolo + nome + Murder Case, quasi a rivendicare la diretta discendenza di Ellery Queen dall’investigatore creato da S.S. Van Dine.

I libri del primo periodo queeniano, da “La poltrona n° 30” (The Roman Hat Mystery) del 1929 a “Il mistero di Capo Spagna” (The Spanish Cape Mystery) del 1935 sono contraddistinti dall’assoluta preminenza dell’enigma deduttivo formale, il colpo di genio che risolve un caso apparentemente inesplicabile, un complesso insieme che assomma deduzione, intuito e azzardo che solo detective ispirati e onniscienti come Ellery Queen, Hercule Poirot e Philo Vance possono vantare.

Proprio “Il caso dei fratelli siamesi” ha tutti gli elementi per rappresentare il tipico romanzo esemplificativo degli esordi investigativi di Ellery Queen visto che contiene dei motivi classici della sua narrativa come il messaggio in punto di morte, la falsa confessione, la manipolazione degli indizi inseriti in una cornice con tanti stereotipi dei gialli della detection all’inglese come la villa isolata, l’ambiente familiare chiuso e alcune suggestioni che arrivano dritte dritte dal romanzo gotico.

Lo stesso Ellery ammette che è ”la storia del più incredibile caso di stupido inganno in cui mi sia mai imbattuto” ed è davvero un fuoco d’artificio di false piste, manipolazioni, fraintendimenti e intuizioni fulminanti come quella dell’indizio negativo, “Un indizio non sempre è la presenza di qualcosa. Molto spesso è l’assenza di qualcosa., che fanno di questo giallo uno dei migliori del primo periodo e in generale della completa produzione narrativa targata Ellery Queen”.

Reduci da una vacanza in Canada, l’investigatore e suo padre Richard, ispettore della polizia di New York sbagliano strada e bloccati da un incendio trovano rifugio a Arrow Head, lugubre villa arroccata in cima ad una montagna in una valle selvaggia e solitaria.

In questa dimora dall’atmosfera ambigua e deprimente si immergono in ambiente che pare fuori dal mondo, con tanti comportamenti sospetti che fanno prevedere l’eventualità di una tragedia “Il suo intuito gli diceva che in quella casa solitaria in cima a una montagna stava accadendo qualcosa di molto strano.”

Anche se i due Queen trovano un padrone di casa ospitale come il dottor John Xavier, chirurgo in pensione, ci sono tanti misteri da risolvere. Chi è la misteriosa signora che si nasconde nella villa? E chi è il tipaccio che si aggira nella valle? E chi o cos’è il granchio gigante che impaurisce il padre di Ellery?

Mentre l’incendio diventa sempre più minaccioso la tragedia incombente diventa reale quando il dottor Xavier viene trovato morto con la metà della carta del sei di picche in mano e se ciò non bastasse ben presto c’è un nuovo assassinio e stavolta la vittima viene trovata con la metà di una carta raffigurante il fante di quadri.

Quest’indagine di Ellery Queen diventa una pura sfida intellettuale con l’assassino visto che, isolato in un luogo solitario e con il pericolo del fuoco che incombe, deve trovare le prove senza nessun ausilio di collaboratori o di supporti scientifici e come al solito la soluzione sarà tanto sorprendente quanto inevitabile e solo il lettore più accorto e attento sarà in grado di capire l’identità del colpevole.

Solo dopo tanti ragionamenti, e con alcune false incriminazioni lo scrittore e detective riuscirà ad imbastire una vincente teoria accusatoria, riprendendo alcuni indizi colpevolmente tralasciati in precedenza e dopo la spiegazione finale, che costringe il colpevole a trovare una fuga impossibile nel fuoco minacciosamente vicino, una pioggia catartica e metaforica pone fine all’incendio ristabilendo la normalità messa in pericolo dall’incendio (e dagli omicidi).

Qualche anno dopo “Il caso dei fratelli siamesi” Ellery Queen pubblicò “La lampada di Dio”,un perfetto racconto con un viraggio cromatico, dal nero della cenere e dal rosso delle fiamme, al bianco della neve, che ricorda in modo netto l’ambiente claustrofobico affrontato in questo romanzo con tanti punti in comune che lo richiamano immediatamente alla mente.

Chi volesse avere un primo approccio con l’articolata e stratificata narrativa gialla di Ellery Queen può trovare qui tutti gli elementi distintivi della sua produzione, anche se non possiede la complessità intricata dei suoi romanzi precedenti e che, senza la presenza dell’incendio che influenza mentalità e comportamenti sarebbe solo un racconto lungo, “Il caso dei fratelli siamesi”, immerso anche in tanti riferimenti biblici, è il perfetto biglietto da visita che mostra il grande talento per il giallo dei due cugini di New York ed è stato un grande piacere rileggere in una traduzione diversa da quella che conoscevo questo giallo che, secondo le parole di Ellery, è “qualcosa di incredibilmente ingegnoso, di talmente lontano dai confini dell’ordinaria osservazione e della semplice deduzione, da apparire quasi un prodotto di “Alice nel paese delle meraviglie”.

Acquista su Amazon.it: 

Ellery Queen


Ellery Queen: è lo pseudonimo dei due cugini scrittori Frederic Dannay (1905-1982) e Manfred B. Lee (1905-1971), riconosciuti come due degli autori più significativi della letteratura poliziesca nella cosiddetta Età d’Oro del giallo e indiscussi maestri dei “misteri della camera chiusa”; ma è anche il nome del loro celebre eroe, il giallista- detective creato nel 1929.