Il cinese




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Andrea Cotti

Editore: Rizzoli

Collana: Nero Rizzoli

Genere: Noir

Pagine: 527 p.

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi.  Nelle pieghe di un poliziesco dal ritmo incalzante, Andrea Cotti dà forma ai fantasmi dell’oggi, battendo l’invisibile “Via della seta” che, dall’Esquilino a Tor Tre Teste, si snoda nella metropoli, ed esplora il regno dei nuovi padroni venuti dall’Oriente, al tempo in cui il profitto è l’unica cosa che conta e la vita umana non ha più valore.

«Sono il vicequestore aggiunto Luca Wu, e sono nato in Italia da genitori cinesi. Sono italiano e sono cinese.»

Luca ha un distintivo della polizia e un cognome che suona strano. Luca Wu è il primo vicequestore italiano di origini cinesi, ed è in forza al commissariato di Tor Pignattara, Roma Est, quartiere dagli intrecci multiculturali, crocevia di popoli e storie. Grande è la confusione sotto il cielo della Capitale, ma la situazione è tutt’altro che eccellente. E quando proprio a “Torpigna” due rapinatori ammazzano un commerciante cinese insieme alla sua bambina, gli eventi precipitano. Adesso c’è un grosso guaio nella Chinatown romana e per risolverlo serve uno sbirro come Wu. Figlio ribelle e marito infedele, esperto di kung fu e seduttore incallito, il vicequestore inizia a indagare nell’universo parallelo di una comunità tanto radicata quanto impenetrabile, misurandosi con i dubbi sulla propria appartenenza. Tra laboratori clandestini e banche segrete, inconfessabili connivenze e diaboliche speculazioni, finirà per scontrarsi con il potere delle famigerate Triadi e con il progetto di morte di un’oscura mente omicida.

Recensione

Così come, secondo un noto proverbio cinese, un vaso vale per ciò che può contenere, lo stesso si può dire per un libro.

E a pieno merito si può dire per questo romanzo di Andrea Cotti, che è davvero un vaso di grande valore.

A monte di tutto perché è un romanzo completo, non solo un thriller-noir sorprendente e di raro impatto, ma anche uno spaccato di vita e vite raccontate con taglio originale, innovativo del genere per ambientazione, studio della società, dinamiche osservate e perfettamente analizzate e rese dall’autore che, con grande rispetto e nessuna pedanteria didascalica, riesce, non solo a portare a conoscenza, ma davvero a coinvolgere e convogliare i lettori in un mondo e in una realtà, quella della presenza cinese in Italia, di cui, fattivamente, non si sa mai abbastanza.

Unire due “ponti”

Sono io, sono Luca Wu, il cinese nato in Italia da genitori cinesi, che oscilla costantemente tra queste due radici. Troppo cinese per gli italiani, e troppo italiano per i cinesi.

(….) Sono uno sbirro e indago su persone che sono esattamente come i miei genitori e i miei nonni. E tutte queste cose dentro di me non si allineano mai, non trovano pace.

Il protagonista, il Vice questore aggiunto Luca Wu, trasferito da Bologna al Commissariato di Tor Pignattara, è uno di quei personaggi che, già dalle prime righe, si intuisce arrivato per restare.

È un meraviglioso contrasto, Luca Wu.

Di insicurezze e incertezze interiori legate alla ricerca di una propria identità che non sa individuare (o ammettere?), confusa nel mix di caratteri e caratteristiche che emergono come predominanti di volta in volta, di situazione in situazione. Cinese non del tutto. Italiano neppure.

Di sicurezze e certezze esteriori, ostentate, ribadite, rivendicate.

Rimango piantato di fronte a lui.

“L’indagine sta andando avanti, Scaccia?”

“Come dice, dotto’?”

Chiariamo anche questo punto:

“L’indagine sta andando avanti, sì o no?”

“Sì.”

(….) “Venticinque ragazze le abbiamo ritrovate?”

“Sì, dotto’.”

“E chi vi ha portati a questo?”

“è stato lei…”

“Bravo. Io sarò pure uno piazzato qui dal questore, ma a te e agli altri non devo dimostrare più un cazzo.”

Perché, se si può, in una certa misura, scegliere cosa diventare

Davanti a me ho tre scelte.

Una scelta logica: andare a lavorare al Giardino dell’Imperatore con mio padre, visto che è per questo che mi ha fatto studiare.

Una scelta intelligente: iscrivermi all’università, a Lingue Orientali, perfezionare il mio mandarino parlato e il mio cinese letto e scritto, e con quella laurea trovare lavoro.

E una stupida.

Io ovviamente opto per la scelta stupida.

lo stesso non può dirsi per quanto riguarda la scelta di chi essere.

Di fatto in quanto una qualsivoglia scelta che altro non sia che accettarsi, accettare di essere nel mezzo di quel ponte che unisce due mondi agli estremi, non sussiste.

Cinese non del tutto. Italiano neppure. Ma, comunque, intero.

“Voi ci siete stati dentro quell’appartamento. (…) Magari non potete darmi delle dritte precise. Però voi eravate là. Potete dirmi le vostre impressioni.”

Corrias, D’Angelo e la Polidori, seppure in modi diversi, dicono la stessa cosa.

Il male.

C’è tutto, dicevo poco sopra, in questo sorprendente romanzo: adrenalina, una storia torbida dolorosa e dolente, ma lo stesso carica di suspense e colpi di scena non intuibili e quindi quanto mai spiazzanti.

C’è una squadra di esseri umani, ogni personaggio ottimamente caratterizzato e trasposto nelle pagine, a indagare un male sovrumano.

Ci sono sentimenti, ci sono distanze.

Ci sono tutti gli elementi di un’indagine serrata che si svolge nell’epicentro della fiorente comunità cinese a Roma, nel quartiere Tor Pignattara, tra delitti in odore di mafia, che qui risponde al nome di Triade, e altri in odore di serial killer, mondi lontani, ma non così tanto.

Un meccanismo perfetto scandisce Il cinese di Andrea Cotti, che orchestra mosse e contromosse quasi a coreografare le dodici azioni che, in una delle numerose varianti, costituiscono il fulcro del metodo di un’arte marziale che è prima di tutto filosofia e teatro di vita.

搭            Unire due “ponti”

截            Intercettare

           Cedere

            Infrangere

           Attaccarsi

           Sentire

           Premere

           Oscillare

           Impossessarsi

           Tagliare a fette

           Muoversi furtivamente

           Lasciar passare

Questi i passi che caratterizzano la pratica del Ving Tsun, dove non ci sono tecniche senza principi, azioni senza moventi, dove la debolezza si veste di forza.

Questi i passi che caratterizzano un romanzo che non ha debolezze, ma solo punti di forza, e che riesce però ugualmente a dare misura ed equilibrio a entrambi questi elementi, restituendo una storia vibrante e potente, che avviluppa e conquista.

“Quando una freccia è incoccata sull’arco, prima o poi bisogna scoccarla”.

Abbiamo la freccia, il momento è arrivato, e la scocchiamo.

Dritto al cuore centro pieno, Andrea Cotti.

Andrea Cotti


Andrea Cotti (1971) è uno scrittore italiano e un poeta. Scrive per il cinema e la televisione. Ha sceneggiato alcune serie di successo, come L’Ispettore Coliandro e Squadra Antimafia. Ha pubblicato diversi romanzi, tra i quali Un gioco da ragazze (Mondadori, 2005) e Stupido (EL, 2001), da cui sono stati tratti l’omonimo film prodotto da Gabriele Salvatores e il lungometraggio Marpiccolo. Tra i suoi altri titoli ricordiamo anche Iso (Fabbri, 2007) e Il cinese (Rizzoli, 2018).

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