Il collezionista




Sinossi.

Una nuova missione per Gabriel Allon.

All’indomani del gala annuale della Venice Preservation Society, il restauratore e leggendaria spia Gabriel Allon entra nel suo caffè preferito sull’isola di Murano e trova ad attenderlo il generale Cesare Ferrari, a capo del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale. Ad Amalfi, nella villa di un magnate sudafricano recentemente assassinato, è stato scoperto un caveau segreto contenente una cornice e un telaio vuoti che corrispondono alle dimensioni del Concerto a tre di Johannes Vermeer, una delle tredici opere d’arte rubate nel 1990 all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. E chi meglio di Allon sarebbe in grado di rintracciare il quadro prima che se ne perdano le tracce? Con l’aiuto di un’improbabile alleata, una hacker e ladra professionista danese, Allon scopre che il dipinto è al centro di un affare illecito da un miliardo di dollari che coinvolge un uomo chiamato il Collezionista, un dirigente petrolifero che ha stretti rapporti con i più alti livelli del potere russo. Non solo, il capolavoro scomparso è il perno di una cospirazione che potrebbe precipitare il mondo in un conflitto di proporzioni apocalittiche. Ma per sventare il complotto, Allon deve portare a termine a sua volta un audace furto, un furto che potrebbe costare milioni di vite.

“Sperare e agire, questo si deve fare nelle sventure…”

(Boris Pasternak – Il dottor Zivago)

 IL COLLEZIONISTA

di Daniel Silva

Harper Collins 2024

Seba Pezzani ( Traduttore )

Thriller, pag.439

 Recensione di Loredana Cescutti

Ciò che mi piace nei libri di Silva, in primis, è il fatto che di romanzo in romanzo riesce a rinnovare la sua penna, le sue storie e il suo personaggio di punta, ma sempre restando fedele a sé stesso.

Negli anni, Gabriel è caduto, si è rotto, si è lasciato alle spalle morti e cicatrici profonde, alcune invisibili, agli occhi magari ma non al suo cuore, altre più esposte e che fanno male continuando a ricordargli il perché di certe sue scelte.

Il motivo del cambiamento.

Del suo oggi.

Le scelte che ha intrapreso per il suo futuro.

Il suo e quello della sua famiglia.

Con questo nuovo libro, le cose non andranno diversamente da come mi sarei aspettata e ancora una volta, la leggenda è riuscita a stupirmi, ad emozionarmi, a farmi tremare ma, anche, a strapparmi una risata.

“… avrebbe potuto dare solo un morso alla mela. Una solo chance…”

Magari amara, pur sempre una risata salvifica.

Certo, associare Allon alla tranquillità non è proprio possibile, ma unire Gabriel alla voce di un teatro vivace non farà una piega ed è proprio così, ancora una volta, che si presenterà a noi questa insostituibile figura di spicco dell’intelligence israeliana in pensione.

Almeno formalmente.

“… la guerra si fa con l’inganno…”

Per catturare un ladro ne serve uno altrettanto abile e possibilmente altrettanto carismatico se non di più e per tutto il resto, ci sarà Gabriel Allon, che senza volerlo, si ritroverà di nuovo in un intrigo di proporzioni inaspettate e che solo grazie alla sua abilità indiscusse e, alle sue amicizie fra gli ex colleghi di lavoro molto particolari, diciamo così, che si uniranno in quella che si trasformerà in un’operazione di portata un tantino più impegnativa del previsto, potrebbe avere qualche possibilità di successo.

“… a volte, è meglio implorare il perdono che chiedere permesso.”

L’attualità tanto cara a Daniel Silva sarà in primo piano e, si intreccerà abilmente a quella che è la trama del romanzo, fondendosi in un tutt’uno e, dando vita così ad una storia avvincente e adrenalinica.

“Il mondo, pensò Gabriel, stava finendo pericolosamente fuori controllo.”

La guerra in Ucraina per mano della Russia qui assume un ruolo quasi centrale, seppur con qualche licenza poetica come è normale nelle storie inventate.

Altro tema caro affrontato dall’autore è quello dei furti d’arte e degli innumerevoli lavori di grandi autori del passato, che spesso, col passare del tempo rischiano di non essere più recuperati, con l’alta probabilità di finire o in mano a gente che non sa che farsene perché smerciarli non è così semplice oppure, ancora peggio, si ritrovano ad ammuffire in vecchie cantine, privando la gente della possibilità di conoscere la vera bellezza.

“Lei non è normale, Gabriel Allon. Non sarà mai normale…

… Il suo senso dell’umorismo è un meccanismo di difesa. Le impedisce di affrontare la verità.

Affronto la verità ogni volta che chiudo gli occhi. Non se ne va mai via, nemmeno per un minuto.

È la cosa più sana che io le abbia mai sentito dire…”

L’introspezione di Gabriel qui diventa profonda, complice il suo passato che assume una parvenza di lucidità inaspettata da un lato e che, dall’altro si ritrova a dover affrontare la crescita dei figli ormai molto determinati nelle loro idee, alla stregua del padre e della moglie a sua volta ex spia e che, non sono più disposti a starsene in disparte, come sfondo sbiadito nella storia ma che invece, hanno una loro voce e vogliono che sia udita.

“… non sei bravo a nasconderlo il tuo dolore ai nostri occhi quanto pensi di esserlo…”

Silva, ancora una volta, è riuscito ad ingannarmi, a distrarmi e a farmi divertire, come se mi fossi trovata ai piedi di un palcoscenico, intenta ad assistere ad uno spettacolo elettrizzante.

Il suo stile è inconfondibile, i dialoghi ricchi di freddure e sottesi fra i suoi personaggi anche nei momenti peggiori sono imperdibili, la profondità dell’angelo della morte, il suo protagonista assoluto anche con poche parole è in grado di toccarti l’anima, come fosse una persona in carne e ossa, qui, vicino a te.

Insomma, se avevo anche minimamente pensato che ormai la leggenda si fosse ritirata ad un’attività più tranquilla, o come afferma lui utile per pagare le bollette e bere qualche ombra accompagnata da un cicchetto nelle osterie veneziane, ebbene ho assolutamente sbagliato.

“Sì, pensò… era quel Gabriel Allon. Un tempo, era stato l’angelo della vendetta di Israele. Ora era il direttore della sezione Dipinti…”

O chissà.

Anche perché diciamocelo, uno che fino all’altro giorno non riusciva a stare ancorato alla sedia nemmeno nel suo ruolo di capo dell’Ufficio più importante fra le varie agenzie di intelligence del mondo, prediligendo il rischio costante della propria pelle ad ogni azione piuttosto che la noia di pile di documenti da firmare, non poteva stopparsi e basta.

E se proprio vogliamo, rimane ancora lui il migliore, come capacità, come abilità strategica e come rubrica di contatti amichevoli fra le varie controparti in ogni angolo della terra.

O forse tutte le controparti, tranne una.

Ma quella è un’altra storia.

Che spero di leggere al più presto.

A presto Gabriel! להתראות בקרוב גבריאל!

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Daniel Silva


è nato nel Michigan. Si è laureato alla Fresno State University e iniziò anche un corso di specializzazione in relazioni internazionali alla San Francisco State University, lasciandolo però incompleto quando gli offrirono un posto di giornalista. Di famiglia cattolica si è convertito all’ebraismo in età adulta. Silva ha iniziato la sua carriera di scrittore come giornalista in un impiego temporaneo presso la United Press International nel 1984.