Il colore della melagrana




Sinossi. Un romanzo che parla della ricerca dell’identità e di cosa comporta crescere tra due culture. Ana trascorre tutte le estati su un’isola della Dalmazia affidata alle cure della nonna Nada, ex partigiana di Tito, che fuma una sigaretta dopo l’altra e proibisce alla nipote di parlare in tedesco: la lingua di suo padre, la lingua dell’Austria, dove la bambina passa il resto dell’anno. Due lingue, due luoghi, un padre assente e una nonna ammirata e temuta, il fantasma della Seconda guerra mondiale: ecco gli ingredienti che Anna Baar utilizza per intessere un racconto di formazione in cui la piccola protagonista si rifugia nelle zone di intraducibilità che ogni lingua racchiude.

 IL COLORE

DELLA MELAGRANA

di Anna Baar

Voland 2023

Paola Del Zoppo ( Traduttore )

Narrativa, pag.288

 Recensione di Mara Cioffi

La storia di Anna, nota anche come Anuschka, si srotola tra le radici della sua identità, intrecciando i ricordi di un’infanzia vissuta tra due mondi culturalmente distinti. Figlia di una madre dalmata e di un padre austriaco, Anna è cresciuta in un universo caleidoscopico di odori, suoni, colori e sogni che segnano il paesaggio della sua giovinezza.

Al centro di questa narrazione avvolgente emerge la figura di Nada, la nonna materna di Anna. Nada, una donna di profonda complessità, porta con sé le cicatrici e le memorie della Seconda guerra mondiale. Vecchia partigiana e ardente antifascista, Nada si distingue per la sua passione per il tabacco e l’uso frequente di medicinali, in particolare compresse tranquillanti. La sua personalità è contraddistinta da un’ossessiva attenzione per la sporcizia e una meticolosa precisione nel gesto di strappare le frange dei tappeti kilim.

Tuttavia, ciò che definisce in modo più significativo Nada è la sua gelosia nei confronti della nonna paterna di Anna, una gelosia che si manifesta attraverso un controllo maniacale e una sottile manipolazione nei confronti della nipote. In un intreccio di ricordi di guerra e dettagli domestici, la storia di Anna si dipana attraverso il filtro delle narrazioni di Nada, che fungono da ponte tra due epoche distanti.

Così, la vita di Anna, con le sue sfumature culturali e le intricanti dinamiche familiari, si svela attraverso il prisma delle esperienze di una donna forte come Nada, il cui passato si riflette nei dettagli quotidiani della vita di Anuschka.

Nada nutre un profondo disprezzo per i tedeschi e per l’Austria, la nazione della lingua degli assassini, che ha portato via sua sorella Vesela e molti compagni. Questa tragedia ha instillato in lei un odio viscerale per tutto ciò che è tedesco.

Per lei il tedesco rimane la lingua dei nemici, dei fascisti, e quando sua nipote trascorre le estati con lei nella patria materna, le vieta di parlarlo. Forse detesta persino il fatto che Anuschka pensi in quella lingua.
Così, Anuschka è costretta a superare una linea di demarcazione, una frontiera che non è solo geografica tra i due paesi, ma ormai profondamente psicologica.

Questo confine linguistico la costringe a oscillare tra l’una e l’altra lingua, in una continua ricerca di parole che le permettano di descrivere le cose. Finalmente, poi, di sera, al lume di candela e di nascosto, scrive perché solo scrivendo può usare la lingua paterna, la lingua in cui pensa e sogna.

Tra la bellezza e la crudeltà della crescita, il percorso verso l’età adulta fa emergere le origini confuse di Anuschka, avvelenate dalle parole feroci di Nada sulla vita e sulla Seconda Guerra Mondiale; una guerra che aleggia come un fantasma, capace di influenzare anche la vita di chi è nato molto dopo. Ma è anche un romanzo di evoluzione e cambiamento per il personaggio di Nada, che da anziana donna testarda e imprevedibile, mostra tutta la sua fragilità dopo la perdita dell’uomo che ama.

È un romanzo tenero e crudo sulla frattura tra due culture, sul rifugiarsi nelle zone di intraducibilità che ogni idioma contiene.

È un romanzo sonoro, olfattivo, visivo, musicale, in cui la lingua è la vera protagonista: una lingua che è lirica e sensuale, potente e fiera, coinvolgente e accattivante. Anna Baar fa spesso ricorso a parole o frasi in croato, che restano tali nella traduzione di Del Zoppo “perché i lettori italiani possano sperimentare lo stesso ‘sussulto’ dei lettori di lingua tedesca”. E questo restituisce un’esperienza di lettura sussultoria, forte e incisiva. Mai scontata, mai prevedibile.

Voto: 4,5/5

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Anna Baar


nasce a Zagabria nel 1973. Dal 2012 pubblica racconti, saggi e poesie. Il colore della melagrana, uscito in patria nel 2015, è il suo primo romanzo, cui segue nel 2017 Als ob sie träumend gingen [Come se camminassero sognando], vincitore del Premio Theodor Körner. Nel 2022 ha ricevuto il “Großer Österreichischer Staatspreis”, il più alto riconoscimento in ambito culturale austriaco.