Il colore della neve




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Rebecca Panei

Editore: Golem Edizioni

Genere: noir

Pagine: 183

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Un ragazzino appartenente alla Roma Bene la cui vita privilegiata pare non avere ombre: fortunato, ricco, viziato. Un giovane uomo relegato ai margini della società, un’esistenza fatta di caseggiati popolari e lavori di fatica, che anela a ottenere un risarcimento da parte di chi nel passato l’ha condotto a essere ciò che è ora. Le loro strade, sebbene in apparenza opposte, s’incrociano e s’intrecciano in una spirale di violenza. Da questo si dipana una storia fatta di dolore e di vendetta, sofferenza e barlumi di speranza; una storia in cui la differenza tra vittime e carnefici diviene sempre più ambigua e sfumata. Un noir cupo e introspettivo, che scava negli abissi dell’animo umano portando alla luce ciò che forse sarebbe dovuto rimanere sepolto.

Recensione

Il colore della neve è un romanzo che scava dentro ai suoi personaggi, con la forza ossessiva di una goccia d’acqua che cade sulla roccia. Lieve, delicata, sottile. Eppure spietata nel suo costante movimento.

Non c’è trama che tenga, perché il racconto è semplice, quasi banale. Un ragazzino rapito, un giovane uomo che rapisce. Un buono e un cattivo, una vittima ed un carnefice. Un fuorilegge e chi riporta i fatti nell’ambito della legalità, ripristinando il giusto ordine delle cose.

Il romanzo, la sua voce, sta tutto nell’esame degli stati d’animo dei personaggi, che viene scandagliato senza filtri. Ed è così che leggendo si scoprono dettagli significativi. Niccolò, che è dipinto come un ragazzino viziato, è solo un cucciolo abbandonato e privato di una guida e dell’amore dei genitori. Lupo, che vive una vita di disagi e di povertà, è anch’esso un figlio con un passato da ricostruire e un futuro da reinventare. I due potranno conoscersi per ciò che in realtà sono e sapranno riconoscere nell’altro la propria tristezza, il proprio malessere. E nel vortice, nella paura e nel caos della fuga li accompagnerà la consapevolezza di aver scoperto nell’altro degli aspetti che mai avrebbero immaginato, che li legheranno fino al sacrificio estremo.

Leggendo i ruoli si confondono: nel Buono si indovina il torbido, dalle crepe del Cattivo si intravede la luce. Come a dirci che niente può incasellarci in una categoria o nell’altra: l’animo umano è fatto di troppe sfaccettature per intrappolarci in un’unica sterile definizione.

La neve, onnipresente,  accompagna i due ragazzi nella loro fuga. Non è neve candida, ovattata, abbacinante. E’ neve calpestata, fredda, sporca. Che si tinge inevitabilmente di rosso. Così come il prologo, che racconta una storia come tante di amore genitoriale, di serenità e di fiducia infinita nella vita, va trasformandosi nel nucleo di questo romanzo nero e introspettivo, dove tutto è perduto e la solitudine disegna cerchi sempre più stretti e asfissianti intorno ai protagonisti. E anche i fiori sono dappertutto, con il loro profondo significato. I fiori, che stemperano di rosa una trama sempre più nera.

Il colore della neve è un romanzo sulla faticosa ricerca del nostro posto nel mondo, sui danni irreversibili della negazione dell’amore, sulla vendetta, che spinge a compiere gesti dalle conseguenze fatali, sull’affetto, che non si può comprare.

Un romanzo da leggere senza controindicazioni.

 

 

Rebecca Panei


Rebecca Panei è nata a Roma, dove ancora adesso vive e lavora, nell’anno della caduta di un grande muro. Sono fioriti precocemente sia il suo amore per i libri che la decisione di diventare scrittrice; alle elementari informava le maestre che avrebbe fatto la poetessa o la romanziera, magari entrambe le cose, e niente è cambiato d’allora. Dopo il diploma in studi Classici ha conseguito specialistiche in editing e scrittura creativa. Ha precedentemente pubblicato i primi tre volumi di una saga fantasy e un romanzo sull’omofobia adolescenziali. Questo è il suo primo lavoro thriller.

 

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