Il conte di Montecristo




 Il conte di Montecristo

di Alexandre Dumas

Feltrinelli 2014

Gaia Panfili (Traduttore)

Narrativa, pag.1119 p., R

Sinossi. Nel febbraio del 1815, a Marsiglia, il marinaio Edmond Dantès viene falsamente accusato di bonapartismo e arrestato nel giorno delle nozze, alle soglie di una brillante carriera navale. Durante la prigionia nel castello d’If, uno scoglio in mezzo al mare, affina un odio feroce per gli autori della sua rovina e, quando l’amicizia con un altro prigioniero gli procura l’evasione nonché un favoloso tesoro, ne farà lo strumento di una vendetta grandiosa e spietata. Le mille identità che il conte assume per preparare la trappola ai suoi nemici, i suoi viaggi, gli avvelenamenti, gli intrighi, le scomparse, i ritorni: questo grande fiume creato dalla penna infaticabile di Dumas sa far voltare pagina come pochi altri, con la stessa urgenza con cui i lettori di due secoli fa aspettavano l’uscita della puntata successiva.


Recensione di Loredana Cescutti

“… per i cuori che hanno a lungo patito, la gioia è simile alla rugiada per le terre riarse dal sole: cuore e terra assorbono la pioggia benefica che cade, e al di fuori non traspare nulla.”

Se me lo avessero detto solo un anno fa, mai avrei pensato che avrei letto questo corposo romanzo e sicuramente, mai avrei creduto che avrebbe potuto rapirmi a tal punto da ritrovarmi a leggerlo, centellinando i capitoli, un po’ al giorno, solo per non rischiare di rimanerne senza poi.

Il mio viaggio assieme ad Edmond si è rivelato qualcosa di speciale, sia perché questo percorso l’ho affrontato assieme ad un’altra cara amica di libri con la quale quotidianamente ci si cambiava opinioni, sia perché la storia si è rivelata di una magnificenza e di una ricchezza umana e letteraria unica.

L’intreccio de “Il conte di Montecristo” denota un’abilità di scrittura, una raffinatezza, una capacità nel riuscire a mantenere in piedi più situazioni contemporaneamente che non ha uguali, pensando soprattutto all’epoca in cui è stata scritto e agli strumenti di supporto che allora non esistevano.

La storia del giovane Dantes ti strappa il cuore. Le ingiustizie nate dall’invidia e dalle opportunità spezzano la fiducia nell’umanità, mostrando come basti veramente poco per diventare il capro espiatorio di qualcosa di incomprensibile e come, da un misero scherzo tutta la vita di una persona possa essere annientata per sempre.

Ma dalle ceneri di Edmond, arriva la nascita del conte, un uomo imprevedibile, dagli occhi impenetrabili, fiero, a tratti bizzarro e divertente e assolutamente leale verso chi lo meriterà, ma spietato a tal punto con chi gli ha tolto la prima pelle, da rendere il suo passaggio in certi luoghi alla stregua di un uragano.

“…non v’è né felicità né infelicità a questo mondo, v’è la comparazione tra una condizione e l’altra, nulla di più. Solo colui che ha conosciuto l’estrema sventura è in grado di provare l’estrema felicità. Bisogna aver desiderato di morire… per sapere quanto sia bello vivere…”

Tanto amorevole, attaccato e attento verso le persone leali, coloro che mostreranno inconsapevolmente di meritare il suo affetto, tanto devastante, privo di ogni pietà, machiavellico e sanguinario con chi lo ha privato dell’anziano padre morto in disgrazia e della sua amata catalana, dalle quale si è visto allontanato alla viglia delle nozze.

Denaro, invidia e ignoranza hanno dato il via a una di quelle storie che difficilmente dimenticherò.

Ho terminato questo stupendo romanzo domenica pomeriggio e già il giorno a seguire mi sono sentita orfana, come se mi mancasse qualcosa. Le quattro settimane assieme a lui sono state sicuramente indimenticabili, e non è che abbia letto solo del conte in questo mese, ma lui si è rivelato come una figura speciale, a tratti misteriosa, che mi ha intrattenuta e si è rivelato un ottimo amico. Ma ora tempo di saluti, e quindi non posso fare altro che accettarlo, e ho scelto di farlo con queste ultime sue parole, che mi hanno lasciata con un brividino e una lacrimuccia.

“… sino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, l’intera saggezza umana risiederà in queste due parole: Attendere e sperare!”

Buona lettura!

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Alexander Dumas


Alexander Dumas: 1802, Villers-Cotterêts. Scrittore e drammaturgo francese. Riconosciuto maestro del romanzo storico e del teatro romantico, fu uno dei più prolifici e popolari scrittori francesi del diciannovesimo secolo. Figlio di Thomas-Alexandre Davy de La Pailleterie, soldato semplice figlio di un marchese, e di una schiava nera di Santo Domingo, Marie Cessette Dumas, dalla quale eredita il cognome. Alcuni anni dopo la morte del padre, nel 1823 il giovane Alexandre fu inviato a Parigi per intraprendere gli studi di legge. Nella capitale riuscì a ottenere, grazie alla sua buona calligrafia, diversi incarichi presso il Duca d’Orléans, il futuro re Luigi Filippo. Ebbe un figlio da una vicina di pianerottolo. Il figlio, anch’egli chiamato Alexandre Dumas, seguì le orme paterne e fu anch’egli scrittore di fama. Dumas padre è famoso soprattutto per Il conte di Montecristo e per la trilogia dei moschettieri formata da I tre moschettieri, da Vent’anni dopo e da Il visconte di Bragelonne. Con l’arrivo del successo, Dumas iniziò a condurre una vita al di sopra delle proprie possibilità economiche. Nel 1844, a seguito dell’acquisto di un terreno nei pressi di Parigi, a Port-Marly, fece costruire il “Castello di Montecristo”, un edificio frutto di una miscellanea di diversi stili, dal rinascimento, al gotico, al barocco. Nel 1847 inaugurò un proprio teatro, il “Théâtre-Historique” (Teatro Storico), dove vengivano rappresentate le opere dei maggiori autori del passato, da Shakespeare a Goethe, da Calderon de la Barca a Schiller. Dopo solo tre anni di attività però il teatro fallì. Rovinato dai debiti Dumas mise all’asta il suo castello e nel 1851, cercato da più di 150 creditori, dovette riparare in Belgio. Nel 1854, risolti i suoi problemi finanziari, tornò infine a Parigi. Le sue ceneri furono trasferite al Panthéon di Parigi il 30 novembre 2002.