Il delitto della montagna




Chicca Maralfa


DETTAGLI:

Editore: Newton Compton Editori

Genere: thriller

Pagine: 288

Anno edizione: 2024

Sinossi. Due anni dopo il trasferimento ad Asiago, dove comanda la locale stazione dei carabinieri, il luogotenente barese Gaetano Ravidà comincia ad abituarsi alla sua nuova vita. Sull’altopiano vicentino, teatro delle più sanguinose battaglie della Grande Guerra e funestato di recente dalla tempesta Vaia, è alle prese con reati ambientali: un paio di cave di marmo, dismesse da tempo, vengono utilizzate come deposito illegale. Proprio fra quelle pareti di roccia, Ravidà e i suoi uomini trovano, oltre ai rifiuti pericolosi, il cadavere mummificato di un uomo. Mentre si cerca di risalire all’identità della vittima, altre due persone muoiono in circostanze misteriose e apparentemente scollegate tra loro, gettando la piccola comunità nello sgomento. Grazie alle testimonianze, incrociando varie fonti e indagando senza sosta, Ravidà e i suoi collaboratori cominciano a sospettare legami e connessioni tra le vittime e i pericolosi tentacoli della mala del Brenta. Durante i giorni della merla, con il paesaggio ammantato di neve, il luogotenente e la sua squadra dovranno riuscire a superare la coltre di apparente calma e silenzio nel periodo più freddo dell’anno per trovare in fretta la verità.

 Recensione di Sabrina De Bastiani


I ricci sulla testa, indisciplinati e striati di bianco, gli parvero la metafora della sua esistenza

sbrigliata, cui la divisa di carabiniere assegnava un rigore di facciata.

Dopo “Lo strano delitto delle Sorelle Bedin”, torna Gaetano Ravidà.

E sì, ne sentivamo la mancanza.

La sua figura così particolare, evocata dal cognome che risuona  ruvido, il suo essere caratterialmente ed emotivamente  un crocevia tra il movimento del mare pugliese e la fermezza delle montagne di Asiago, aveva conquistato fin da subito e invogliato a leggere di lui, ancora.

Dov’era il bene? Dove era andato a nascondersi? Se ne sarebbe trovato ancora nel mondo o era destinato a estinguersi come una qualunque materia prima pregiata, sfruttata o maltrattata senza rispetto? Era questa la parte più intrigante del suo lavoro, quella che lo appagava di più: indagare sui sentimenti degli uomini, prima ancora che degenerassero in notizie di reato.

Non delude le alte aspettative, “Il delitto della montagna”, e allo stesso tempo non si può neppure dire che sia una conferma del talento e della capacità narrativa di Maralfa.

Perché in questo secondo episodio, l’Autrice si supera una volta di più.

Nella narrazione e nello sviluppo dei protagonisti e dei comprimari, senz’altro sì. 

Nella scrittura accurata e sapida, elegante e diretta, profonda e sicura, mai e proprio mai banale e telefonata nelle descrizioni e nei dialoghi, nei quali,  come davvero pochi, Maralfa, riesce a trattare temi quotidiani,  i pasti, il cibo, i paesaggi, fuor di clichè, fuor di cartolina, fuor di photoshop.

Nella costruzione  e nello sviluppo di una trama articolata e accattivante, spiazzante come un ottimo giallo deve saper evocare, concreta come l’attualità suggerisce, condotta con mano salda e con profondità di campo e di visione.

Dentro e dietro a tutto questo, l’amore e la cura di  Chicca Maralfa per la Storia  – Il luogotenente gli si parò davanti e lo guardò negli occhi. Erano chiari, proprio come quelli di suo nonno Gaetano, e pieni di timore. Pensò a lui, a ciò che doveva aver provato mentre andava allo scontro con il nemico, durante la sua ultima battaglia, in quel punto esatto dell’altopiano. «Posso abbracciarla?», gli chiese. –  e per le storie che racconta, per i luoghi geografici ed emotivi, fisici e spirituali, che attraversa e nei quali e sui quali  posa lo sguardo e un pezzo del suo cuore. 

Ravidà. Fosse dipeso da lui sarebbe andato in giro sempre a piedi, soprattutto quando si trattava di osservare con attenzione i luoghi. Viaggiando in auto si perdevano tante cose. E lui invece aveva bisogno di poggiare i piedi dovunque, di potersi fermare ogni volta che qualcosa, anche solo una sensazione, gli chiedeva di farlo.

Voltarsi, guardare avanti ma anche dietro di sé, sollevare il capo e abbassarlo.

Ma non solo. Voleva anche sentirsi guardato, dalla natura, dalle case e dalla gente che le abitava.

Era il suo modo per entrare nelle tante storie di quei posti, per sentirli il più vicino possibile.

Ecco come Asiago, col suo patrimonio storico e ambientale, sia al contempo culla e protagonista maestosa e accogliente per queste pagine e per le storie che le abitano.

Pagine nelle quali troviamo l’intrattenimento di un’indagine dai molteplici volti e da insospettabili ma coerenti colpi di scena, la riflessione su come ci poniamo in relazione gli uni agli altri e all’ambiente che ci circonda, laddove il rispetto sia la merce più preziosa, salvifica e al tempo stesso relegata in estremo subordine, troppe dannate volte.

L’ombra del passato che si interseca con un presente pieno di ombre, di sangue, di bugie.

Tre morti, in circostanze talmente diverse da sconcertare e fuorviare, non fosse che «Vedere assonanze dove altri vedono incongruenze è una dote non comune» e appartiene a Gaetano Ninni Ravidà, come il sano e robusto appetito per la vita che lo caratterizza altrettanto bene.

Diciamo che osservo tutto a lungo, e non solo con gli occhi. E poi a un certo punto unisco i puntini dei miei ragionamenti e li esterno, quando i concetti, dal mio punto di vista, trovano un minimo di fondatezza in modo da non essere preso per pazzo dagli altri.

E l’amore?

Tra una ex moglie che è un enigma sempre molto curato e il segreto così umano di una nuova relazione dagli occhi gitani, Ravidà si mostra sicuramente  più abile a risolvere casi criminali che di cuore, se il cuore in causa  è il suo.

Ma siamo fin da ora pronti a lasciarci mostrare come dipanerà questa e altre matasse, a ritrovare lui e le montagne di Asiago che la penna così bella e la sensibilità così unica di Maralfa ci consegnano.

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Chicca Maralfa


è nata e vive a Bari. Giornalista professionista, responsabile dell’ufficio stampa di Unioncamere Puglia. Appassionata di musica indipendente e rock d’autore, ha collaborato per La Gazzetta del Mezzogiorno, Ciao 2001 e Music, Antenna Sud e Rete 4. Ha esordito in narrativa nel 2018 con il racconto “L’amore non è un luogo comune”, partecipando alla raccolta “L’amore non si interpreta” (L’Erudita). Nell’ottobre del 2018 ho pubblicato la black comedy “Festa al trullo” (Les Flaneurs Edizioni) che è diventata una best practice di lancio editoriale sul web e i social. “Il segreto di Mr Willer”(Les Flaneurs Edizioni) è stato il suo primo romanzo giallo. Nel 2022 ha pubblicato per  Newton Compton “Lo strano delitto delle sorelle Bedin” primo romanzo della serie con protagonista il luogotenente Gaetano Ravidà.