Il destino dell’orso




Recensione di Marianna Di Felice


Autore: Dario Correnti

Editore: Mondadori

Genere: Thriller

Pagine: 408

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. In una valle svizzera, un giorno di luglio, un industriale milanese viene sbranato vivo da un orso. Marco Besana, giornalista di nera con troppi anni di lavoro alle spalle e altrettanta disillusione addosso, è costretto controvoglia a occuparsi di quella strana morte. Sarebbe facile archiviare il caso come un incidente di montagna se Ilaria Piatti, giovanissima reporter, perennemente precaria, non fosse convinta di avere davanti un serial killer. Molto più feroce di qualunque animale. Ilaria e Marco, accompagnati dal cane Beck’s, lasciano Milano e partono per l’Engadina. E lì scoprono una catena di morti orribili e misteriose, tutte apparentemente accidentali: un uomo caduto in un crepaccio, uno carbonizzato nel suo aereo privato, un altro mummificato in un bosco. La sequenza non può essere casuale. Anche se la polizia locale non collabora e in redazione nessuno crede in loro, i due cronisti non si danno per vinti. Sono sicuri di avere di fronte un soggetto molto pericoloso, che uccide le sue vittime con armi non convenzionali, in modi originali e sofisticati. E sembra ispirarsi alla più famosa avvelenatrice seriale del Settecento, Giovanna Bonanno, conosciuta come la Vecchia dell’Aceto. Il racconto trascina il lettore in un labirinto di false piste e colpi di scena, ai piedi di splendide montagne che, impassibili e sinistre, osservano dall’alto le mosse di un assassino diabolico, sfuggente.

Recensione

Son tornati finalmente i due giornalisti di cronaca nera Marco Besana e Ilaria Piatti, al lettore mancava la loro presenza in mezzo a criminali che sembrano seguire l’esempio di vecchi seriali che hanno fatto la storia nera del Paese. Torna Besana con la sua dipendenza alla cronaca nera di cui si occupa anche se è in pensione, visto che collabora col giornale che lo ha fatto conoscere ai suoi lettori; e torna la piattola, una ragazza che insiste a farsi spazio,e non demorde, in un mondo di giornalisti che non la vuole perché sciatta, strana, anche se decisamente brava.

Ilaria ha già la dipendenza dalla nera, anche se è una nuova leva, perché segue i casi come se fossero personali e questi nella sua mente si trasformano in una rivincita o vendetta verso l’assassino di sua madre. Ma c’è anche la voglia di sfondare nel mondo del giornalismo visto che con Besana riesce a risolvere casi e a scrivere articoli che impennano le vendite del quotidiano e nonostante tutto si vede passare davanti colleghe che parlano di notizie futili come la vita di società, che son vestite bene, che sono truccate e che portano tacchi vertiginosi, che soprattutto sono assunte al contrario di lei che è ancora una precaria. Ilaria non crede che la bravura si possa vedere da come si è vestiti o truccati o pettinati, anche perché il settore che ha scelto non si occupa di queste banalità. Purtroppo però il settore è in crisi e il giornale non riesce a far fronte a tutte le spese.

Marco e Ilaria sono alle prese con persone pericolose che in questo nuovo romanzo riprendono le orme di una nota avvelenatrice seriale di fine ‘700 e che agiscono in una zona montana della Svizzera. Il nero è l’unico colore che si intona ai loro articoli, perché gli argomenti riguardano la morte e il lutto, ma per loro è vita perché la nera coinvolge, trascina e lascia anche ferite, non solo alle vittime. Le ricerche, la corsa verso l’assassino, i ragionamenti e il pensiero di scrivere una storia vissuta in prima persona, di scrivere lo scoop li rende dinamici, energici.

Ma non tutte le storie lasciano la felicità della vittoria, alcune lasciano l’amaro in bocca e una tristezza che fa sentire all’improvviso la pesantezza di quelle vicende. Il verso della medaglia può cambiare quando di mezzo c’è qualcuno che ha conosciuto i protagonisti della storia, magari fin troppo bene, e che non ha mostrato la sua vera faccia. Ma si sa che l’assassino tende a non farsi scoprire, a mascherare con facce innocenti il suo vero volto.

E in questo thriller il lettore, che scorre in modo vorace le pagine, viene investito dalle emozioni che provano i due protagonisti. Dal dolore di Ilaria che deve rivangare il passato per poter vendere l’immobile dove viveva con la sua famiglia prima della tragedia, alla rabbia prima e alla paura poi di Marco nei confronti del figlio; dalla voglia di Ilaria di seguire il caso perché aveva fiutato una pista alla quale nessuno dava affidamento, alla noia di Marco che non voleva seguire un caso su un orso che si era ribellato ad un uomo; dall’adrenalina che diventa palapabile quando insistono nelle ricerche che per il lettore diventa suspense allo stato puro mano a mano che si scoprono cadaveri e notizie sulle loro morti, al senso di smarrimento quando attraverso i loro ragionamenti e la decodificazione di una scrittura segreta si trovano davanti alla verità.

Alla fine del caso Besana e Piatti dovrebbero festeggiare perché risolvono un caso difficile, un caso talmente complesso e segreto che rischiava di non essere scoperto, ma la delusione che provano entrambi nei confronti di persone coinvolte che credevano essere oneste, è più grande di tutto il resto. In un mondo snob, tra personaggi eccentrici con manie particolari, con vizi subdoli, si annida la morte con diversi volti che si svelano al lettore solo alla fine. Prima di allora il lettore potrebbe prendere una direzione unica…sbagliando! Il lettore si deve affidare totalmente agli autori che tirando i fili della trama lo conducono alla fine tra scossoni che lo destabilizzano e lo incuriosiscono sempre più.

Il ritorno di Besana e Piatti parte con una spinta positiva che si traduce nella voglia di indagare di Ilaria che ha già fiutato un seriale in base a dei sospetti anche se deboli, per arrivare a una soluzione che fa cadere nell’oblio della tristezza i due personaggi e riesce a far si che questi si pongano domande circa la validità di seguire un campo difficile, per la stabilità dell’umore o per il senso di spossatezza che lascia in certi casi, come la cronaca nera. Ma non penso che per loro sia ancora arrivata la parola fine. Buona lettura!

A cura di Marianna Di Felice

marisullealidellafantasia.blogpsot.it

Dario Correnti


Dario Correnti è uno pseudonimo. Anzi, un doppio pseudonimo, perché nasconde due autori. Il suo primo romanzo, Nostalgia del sangue, è stato uno dei thriller più apprezzati del 2018. Tradotto in quindici Paesi, è diventato un caso editoriale internazionale e presto diventerà una serie TV.

 

Acquista su Amazon.it: