Il dubbio




IL DUBBIO

di Seichō Matsumoto

Adelphi, 2022

Gala Maria Follaco ( Traduttore )

Noir, pag.133

Sinossi. Onizuka Kumako è una donna avvenente, dalla figura prosperosa e dai modi spregiudicati. Entraîneuse nei bar di Tokyo, sa come sedurre i clienti, e per farsi rispettare non esita a usare le maniere forti – e a ricorrere, se necessario, alle sue amicizie malavitose. Peccato che Shirakawa Fukutarō, ricco vedovo alla disperata ricerca di compagnia, sia all’oscuro del suo passato e decida di sposarla, portandola a vivere nella regione dello Hokuriku. Sarà un matrimonio di breve durata: in una piovosa sera di luglio l’auto su cui viaggiano finisce nelle acque del porto e Fukutarō annega. Accusata di aver architettato l’omicidio per riscuotere il premio di un’assicurazione sulla vita del marito, Kumako si ritrova nel tritacarne della stampa che, assecondando i pregiudizi della gente del posto, si scatena contro la «demonessa». Benché dal carcere lei non cessi di proclamarsi innocente, solo una manciata di temerari avvocati è disposta a crederle: almeno fino a quando il dubbio non comincia a serpeggiare e inattesi particolari tornano alla luce. Come sempre Matsumoto si rivela un maestro nel rovesciare le prospettive, ma soprattutto nello spiazzare il lettore smascherando, a partire da un’oscura vicenda, il più torbido sottofondo della società giapponese.

 Recensione Salvatore Argiolas

“Il dubbio” è un romanzo breve che Seichō Matsumoto scrisse nella piena maturità della sua lunga carriera, quando era il giallista giapponese più noto e i temi politici e di critica sociale innervavano decisamente la trama poliziesca.

Pubblicato nel 1982, “Il dubbio” comincia in un ospedale dove Moichi Akitani, giornalista del “Quotidiano dello Hokuriku”incontra per caso l’anziano avvocato Masao Harayama che sta difendendo Kumako Onizuka, accusata di aver ucciso il facoltoso marito in uno strano e sospetto incidente.

Akitani vuole conoscere le novità nel processo perché ha seguito molto da vicino le indagini ma in breve tra i due uomini si svolge un dialogo piuttosto acceso perché l’avvocato accusa il giornalista di aver indirizzato l’inchiesta su posizioni colpevoliste, influenzando l’opinione pubblica:

Lei ha allestito una vera e propria campagna di stampa, scrivendo in una serie di articoli di come la Onizuka avrebbe guidato l’auto con a bordo suo marito Fukutaro fino al molo del porto nuovo, per poi lanciarsi in mare e salvarsi lei sola”.

Non si è trattato di una campagna di stampa” risponde il giornalista “Non c’è alcun dubbio riguardo alla colpevolezza di Kumako Onizuka. Il signor Fukutaro Shirakawa aveva cinquantanove anni. Aveva ereditato boschi, campi e anche un palazzo in centro”.

Molti fattori fanno credere alla colpevolezza della donna che aveva acceso polizze assicurative sulla vita del marito per trecento milioni di yen ma il caso è prettamente indiziario in quanto non ci sono prove ma soltanto congetture e insinuazioni che influenzano l’opinione pubblica e che mettono in cattiva luce anche l’avvocato difensore.

Sa, mio figlio lavora presso una ditta e diceva che se si fosse sparsa la voce che suo padre era l’avvocato difensore di Kumako Onizuka non ci avrebbe fatto certo una bella figura”.

La donna indagata non era certo una santarellina ed è anche stigmatizzata dal fatto che il suo cognome cominci con il carattere Oni che significa “demonio” e che il nome Kumako ricordi un fatto tragico della storia giapponese.

L’avvocato Harayama, debilitato dalla malattia cerca di coinvolgere nella difesa un famoso legale di Tokyo ma questi viene sconsigliato dalla montante offensiva mediatica contro la donna: “Potremmo davvero perdonare questa donna così brutale, la più malvagia che si sia mai vista nello Hokuriku, capace di mettere in atto una simile sequenza di crimini diabolici, a sangue freddo e con tanta astuzia?

Oggi dobbiamo chiederci se siamo in grado di difendere la giustizia sociale e la pace all’interno della nostra comunità” scrive infatti il giornalista Akitani che ha creato l’ondata scandalistica, diventata virale in tutto il Giappone.

Condannata dalla stampa e sempre proclamatosi innocente, Kumako viene alla fine assista da un difensore d’ufficio che dopo ben quattro anni di dibattimenti può cercare di difendere la sua assistita in un processo.

L’ex giornalista Seichō Matsumoto, che conosceva bene l’ambiente da cui proveniva, ne “Il dubbio”, titolo italiano molto azzeccato, forse più adatto di quello giapponese “Il sospetto”, mette in risalto il tema dell’esigenza che il “Quarto Potere” si ponga dei limiti e che il processo avvenga nelle sedi canoniche e non attraverso le pagine di un giornale e questa sua posizione critica si è dimostrata profetica in quanto quarant’anni fa le offensive mediatiche avevano forza ma non un’estensione capillare

E’ noto che nonostante le indagini fossero ancora in corso, i mass media diffusero la notizia dando praticamente per scontato che si trattasse di un omicidio commesso dall’imputata, e di conseguenza concorsero a creare un’atmosfera pressoché accusatoria in seno all’opinione pubblica, sebbene non ci fosse alcuna prova certa contro la mia assistita”

asserisce infatti il legale di Kumako, e oggi sappiamo bene quanto sia difficile opporsi alle conseguenze di ogni notizia falsa o imprecisa che immediatamente viene diffusa in tutto il mondo, virtuale e reale.

La tensione morale che irrobustisce “Il dubbio” non inficia la trama poliziesca, gestita con grande abilità, con un colpo di scena finale di grande impatto veramente magistrale che conferma la straordinaria bravura del “Simenon nipponico”.

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Seichō Matsumoto


(1909-1992) è stato un giornalista e scrittore giapponese. Autore molto conosciuto in patria e vincitore del premio Akutagawa nel 1953, ha scritto oltre 300 romanzi e diversi racconti. Da alcuni definito il “Simenon giapponese” è stato pubblicato per tre volte nel Giallo Mondadori:La Morte è in Orario del 1957 è l’opera più conosciuta, seguita da Come sabbia tra le dita del 1961 e Il palazzo dei matrimoni del 1998. Le tematiche dei suoi gialli affondano spesso le radici nei problemi sociali giapponesi, il tutto unito ad una predilezione per l’indagine strettamente logica ed intuitiva. Nel 2018 Adelphi ha pubblicato Tokyo Express, apparso nell’edizione originale nel 1958, da cui è stato tratto nel 2007 il film Ten to sen, con Takeshi Kitano.