Il figlio della vedova




Recensione di Priscilla D’Angelo


Autore: Elisabeth Sanxay Holding

Traduzione: Massimo Ferraris

Editore: Elliot

Genere: Giallo poliziesco

Pagine: 192

Anno di pubblicazione: 1953

Sinossi. Rimasta vedova, Tilly MacDonald si trasferisce insieme al figlio Robert a casa della ricca cugina Sibyl, una donna dal temperamento nervoso e instabile. Dedita all’alcol, la donna viene spesso colta da paranoie che le provocano accessi improvvisi di rabbia o pianto, tanto che Tilly comincia ad aver paura di restare sola con lei. Un giorno Sibyl chiede alla cugina di portarle un sonnifero perché possa aiutarla a riposare. Qualche ora dopo, viene trovata morta. Avvelenamento da cianuro, è il rapporto del medico legale che fa ricadere immediatamente i sospetti su Tilly, la quale sceglie di seguire la strategia più pericolosa: mentire…

Recensione

Non sembra di avere tra le mani un libro scritto nel 1953: Elisabeth Holding venne definita dai critici letterari come la “migliore scrittrice di romanzi psicologici di suspense”, una donna arguta e visionaria che contribuì alla nascita del genere letterario successivamente denominato noir.

In questo fantastico giallo si apprezza l’introspezione psicologica dei personaggi, tutti accomunati dall’istinto primordiale di conservazione, e, in particolar modo, si esplora il rovello interiore della protagonista Tilly.

Tilly è una giovane vedova disperatamente al verde: subaffitta la sua squallida casa e si trasferisce col figlioletto Robert dall’antipatica cugina benestante Sibyl.

Tra lei e Robert vi è un legame morboso caratterizzato da perenne sottomissione e preoccupazione materna, disperazione per il comportamento indisciplinato di lui, e paura dell’abbandono; elementi che porteranno Tilly a compiere scelte atte a proteggere e a dare benessere a lei e al figlio.

Difatti, omette sul fatto che ha dato a Sibyl la sua dose giornaliera di sonnifero, portandola involontariamente alla morte, poiché altro non era che potente veleno di cianuro.

Tilly non ne era al corrente; forse la pillola era stata manomessa dagli ospiti del marito di Sibyl, Howard Fleming, ossia Carola Dexter, Dick Cantrell, Sam Osborne.

O, forse, l’atto è stato commesso dalle cameriere Pauline, Gloria e Jenny o dall’autista Jensen.

Tilly si sente tremendamente in colpa

(“Forse sarei dovuta stare di più con lei, sentirle il polso, girarla per vederla in volto… è che ho sentito quei cani latrare, e ho letto di bambini sbranati da mute di cani. Dovevo andare a vedere Robert. Ma sarei potuta tornare indietro molto prima.”),

e ad accentuare il suo senso di angoscia si infrappone il detective Levy, uomo astuto pronto ad individuare il colpevole.

La donna è consapevole che la sua menzogna non verrà taciuta per molto, e che i suoi peccati la raggiungeranno in una qualche maniera; non saprà, però, che molti presenti hanno adottato la sua stessa tecnica di omissione delle loro malefatte

Leggendo Il figlio della vedova mi è sembrato di essere all’interno dei romanzi inglesi di AgathaChristie, con la differenza che qui sono rimasta emotivamente coinvolta dagli obblighi familiari della povera vedova Tilly e dal peso che porta alle spalle, tra fardelli personali e segreti.

È un giallo intriso di mistero e suspense, in cui si affronta immediatamente il caso e mano a mano si ricerca il colpevole; gli avvenimenti si susseguono uno dopo l’altro ma ad un certo punto accade qualcosa di improvviso che lascia il lettore spiazzato.

Consigliatissimo per gli amanti del giallo classico!

 

 

Elisabeth Sanxay Holding


Elisabeth Sanxay Holding fu la scrittrice preferita di Raymond Chandler, che tentò ripetutamente di convincere alcuni editori europei a tradurla. Solo oggi è iniziata la sua riscoperta editoriale, che sta portando nuovi lettori nel mondo a riconoscerne la grandezza e il ruolo di madrina della suspense psicologica al femminile.

 

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