Il giallo classico. Due righe di storia




Due righe di storia


 

Quando sentiamo parlare di giallo classico come non pensare immediatamente a Sherlock Holmes?

Il suo “Elementare Watson!” è diventato proverbiale e non c’è nessuno che non abbia mai sentito parlare del celebre investigatore che aveva studio e abitazione al 221B di Baker Street.

Holmes è stato il capostipite di tutti i detective a seguire, da Padre Brown a Poirot o a Philo Vance.

La sua tecnica investigativa è diretta figlia del pensiero positivista ottocentesco che riponeva la massima fiducia nella logica e nella scienza.

 

 

A onor del vero però sappiamo che il primato nell’investigazione moderna spetta ad Auguste Dupin, nato dalla penna di Edgar Alla Poe e protagonista di tre racconti (I delitti della Rue Morgue, Il mistero di Marie Roget e La lettera rubata) in cui sfoggia amabilmente le sue tecniche argomentative per far luce su misteri che in apparenza non sembrano avere soluzione. E proprio il suo modus operandi, fondato su osservazione e ragionamento, è stato l’ispirazione per tutti gli autori che hanno voluto da allora in poi costruire un romanzo giallo, Conan Doyle compreso che così ne parla, in modo non troppo lusinghiero:

Now, in my opinion, Dupin was a very inferior fellow. That trick of his of breaking in on his friends’ thoughts with an apropos remark after a quarter of an hour’s silence is really very showy and superficial. He had some analytical genius, no doubt; but he was by no means such a phenomenon as Poe appeared to imagine.” (da “A Study in Scarlet”)

Vedremo in articoli successivi, come in realtà archetipi di investigatori siano presenti nella letteratura ben più antica…

Per il momento accenniamo solo al fatto che Poe nelle sue novelle e nella sua formazione letteraria deve moltissimo alla tradizione delle gothic novel con autori come Walpole, Lewis od Hoffmann con tutto il loro bagaglio di fantastico e horror.

E andando a ritroso nella storia non passa inosservato come il romanzo gotico affondi saldamente le proprie radici nel teatro elisabettiano e in particolare nell’opera shakespeariana con il suo indulgere nei particolari macabri. E a sua volta Shakespeare è debitore nella sua opera alla tragedia classica greca filtrata attraverso quella latina di Seneca.

Non deve sembrare strano fare un viaggio così indietro nel tempo. Tutta la letteratura è collegata da un unico filo rosso e vedremo come il mito e la favola in realtà offrano uno strumento interpretativo anche del giallo, una sorta di moderna favola consolatrice, basata sulla fiducia illimitata nella scienza e nella ragione. Il fascino del giallo risulta indubbio, è infatti allo stesso tempo una sfida alla ragione e una dimostrazione che la ragione stessa vince sempre.

Teniamo poi presente che nel 1800 incontriamo molti scrittori di grosso calibro che si cimentano con trame che potremmo definire “gialle”. Pensiamo a Dostoevskij con “Delitto e castigo” o a Stevenson con “Il dr Jekill e mister Hyde” o ancora a Conrad con “Sotto gli occhi dell’Occidente”.

Anche se in questi casi delitti e investigazioni sono solo uno spunto narrativo per sviluppare considerazioni più generali sulla natura umana e l’esistenza, l’intreccio è basato su un iniziale sovvertimento dell’equilibrio che si tenta di risolvere, come in ogni giallo che si rispetti.

 

A cura di Cristina Bruno


 

Scaletta:

Considerazioni sulla struttura del giallo

 

Riflessioni su alcuni saggi

Propp – La morfologia della fiaba

Eco – Il segno dei tre

Del Monte – Breve storia del romanzo poliziesco

Narcejac – Il romanzo poliziesco

Kracauer – il romanzo poliziesco

Vernant – Mito e tragedia nell’antica Grecia

Todorov – La letteratura fantastica

Ginzburg – Miti, Emblemi e spie

 

Alcuni autori classici e le loro creature

Edgar Allan Poe – Auguste Dupin

Arthur Conan Doyle – Sherlock Holmes

S. Van Dine – Philo Vance e le regole dello scrittore di gialli

Agatha Christie – Hercule Poirot Mrs. Marple

Gilbert Keith Chesterton – Padre Brown

Edgar Wallace – I quattro giusti