Il girotondo delle iene




IL GIROTONDO DELLE IENE 


Autore: Luca D’Andrea

Editore: Feltrinelli

Collana: I narratori

Anno edizione: 2022

Pagine: 672 p., Brossura

Sinossi.

«L’assassino se ne va in giro con il sedile del passeggero, il finestrino e il parabrezza sporchi di sangue, alle ventidue di un normale martedì sera e nessuno se ne accorge?»

1992. È il cadavere di Lorena Haller, ventiquattro anni, ventiquattro coltellate – la prostituta che clienti, spacciatori e colleghe chiamavano “la bambina” – a gridare: il vostro Paradiso è solo una bugia. È così che chiamano Bolzano, la città che ha preso Lorena, l’ha illusa, poi l’ha usata e gettata via, come immondizia. Paradiso. Isola felice. Nonostante la prostituzione, l’alcol, i suicidi, la violenza, l’eroina a fiumi e gli omicidi irrisolti a prendere polvere nei fascicoli della questura. Lì, in una cella che non dovrebbe esistere, viene plasmata l’immagine di una terra dove ogni crimine diventa colpa del benessere. Ma Lorena è stata uccisa da un uomo brutale e determinato che soltanto Luther Krupp, il commissario troppo giovane, troppo inesperto e troppo ligio alle regole, ha il coraggio di chiamare, da subito: serial killer. E in quegli anni, senza manuali da studiare o unità specializzate a cui scaricare l’indagine, arrestare un mostro che uccide per il piacere di uccidere, è come andare a caccia di un unicorno. Inoltre: il Paradiso non si deve sporcare. Questo lo sa persino Alex Milla, lo “spalatore di ghiaia”, come lo chiamano alla redazione della “Voce delle Alpi”. Anche lui troppo giovane, troppo inesperto e con il cuore troppo tenero per essere un vero reporter. E per uscire indenne da ciò che si è appena scatenato. Perché in Paradiso, se vai a caccia di unicorni, rischi di trovare le iene. Partendo dal clamoroso caso criminale del “Mostro di Bolzano”, Luca D’Andrea si spinge fino ai confini della morale: dove inizia la cronaca e dove il gusto del sangue? Con ritmo implacabile, nelle sue mani il crime si trasforma in una narrazione epica capace di far riesplodere nella contemporaneità conflitti e interrogativi eterni: che cosa diventa la giustizia quando, seguendo la via del Male minore, si tramuta in ossessione?


Il girotondo delle iene

A cura di Sabrina De Bastiani


 Recensione di Sabrina De Bastiani

E da cosa ci protegge il controllo? Dalla paura.

Stai dicendo, – disse Arianna, scostandosi  la frangia dalla fronte, – che stiamo cercando un  uomo spaventato?

Stiamo cercando un uomo che ha fatto della propria paura qualcosa di spaventoso.

Non la  scopriamo oggi, qui, la caratura del  talento narrativo di Luca D’Andrea. 

Da anni, attraverso i suoi romanzi , da “La Sostanza del male” a “L’animale più pericoloso”, si è imposto come Autore di eccellenza, penna inconfondibile che affonda nella carne, non solo nella carta. 

Non la scopriamo oggi, qui, ne “Il girotondo delle iene”, ma in un certo senso, invece, sì.

Perché è in questo romanzo che D’Andrea sposta il limite, alza ancora  l’asticella e consegna un noir magistrale, implacabile, lacerante, pulsante  e per tanti aspetti unico.

Succede questo, ne “Il girotondo delle iene”, che all’uso sapiente delle tecniche di scrittura, si accompagni il sapore della verità più scomoda e più pregna degli odori della strada, la caratterizzazione umana dei personaggi, tutti, e ve ne sono molti in queste pagine, in una continua teoria evolutiva di luci e ombre, gli errori, le omissioni, le manipolazioni, il fine che giustifica i mezzi, ma non funziona mai così davvero, i mezzi che giustificano la giustizia, la carriera, l’amor proprio, la dignità delle vittime, senza spurghi, senza commiserazione, nella più alta forma di pietà che l’uomo può mostrare verso l’altro. 

Ecco, è precisamente  tutto ciò, a partire dalla storia, vera, del Mostro di Bolzano, che permette e fa sì che, leggendo,  questo girotondo lo si danzi tutti.

La verità, Scoop, è che una storia racconta di chi ne è protagonista, di chi la scrive ma, soprattutto, di chi la legge.

Il lavoro che certamente  D’Andrea ha fatto su questa storia è trasfuso in ogni virgola, quanto l’Autore si sia calato nelle pieghe di questo spaccato di cronaca contemporanea è abbacinante e suggestivo, scuote nel profondo già di per sé, eppure mai, in nessuna battuta, in nessun aspetto si palesa la presenza dell’Autore. Lo si avverte, lui per primo, lui assieme, spettatore  che magari sa già la fine, ma che non cessa di stupirsene, di dolersene, di raccontarla con oggettività partecipe,  non è una contraddizione di termini,  e sensibile. 

E’ una storia, questa, che lacera e non ricuce eppure, in qualche modo,  salva perché

Le spine della rosa insegnavano che il dolore non era eterno. Il dolore poteva svanire. Ma se la rosa di casa Wieser fosse stata una Rosa Banskiae Lutea quel sollievo non sarebbe mai arrivato. Perché la Rosa Banskiae Lutea non aveva spine.

Mentiva.

Mentiva, laddove l’unica, seppur pallida, consolazione può stare solo  nella verità.

In queste pagine, tutto ruota proprio  intorno a questo concetto. 

La verità. 

Tutto muove dalla sua ricerca, ma il percorso è lungo, irto, scabro, e la verità può cambiare faccia, così come cambiano i protagonisti, ma non le loro ossessioni, rappresentate con impatto fortissimo dai pensieri corsivi che si ripetono lungo le pagine, dall’eco di frasi che non ne vogliono sapere di tacere, così come corsivi sono le ultime parole delle vittime, che tornano  e tornano, in maniera circolare. 

In un girotondo di forze dell’ordine, mastini, divise, stampa, ghiaia, campione, Scoop, vittime, prostitute, tossiche, madri,  killer, seriale.

Come seriali sono le ossessioni, appunto. 

Come ossessiva, per ciascuno, paradossalmente anche per l’assassino,  diventa allora la ricerca della verità di cui si diceva.

Il motivo? La rinascita, se vuoi crederci. (…) Pensavo fosse un modo per rallentare la fine. Impedirla magari. Oppure trovarci un senso. Invece mi sbagliavo. Oggi lo capisco. (…) Lo scopo è un altro. Imparare la lingua dei morti. Ballare il girotondo delle iene e scoprire che non puoi tirartene fuori. (…)

 Krupp sorrise. 

C’era della dolcezza in quel sorriso. 

E disperazione, dietro la dolcezza. 

E, se a metà lettura di questo libro torrenziale, epico, divorante, letteralmente imperdibile,  mi chiedevo  come avrebbe fatto Luca D’Andrea a tenere così alti il ritmo e  la tensione fino alla fine, senza una pausa, un cedimento, un arresto, arrivata in fondo non mi sono data risposta. 

Forse la troverò, ma prima devo  riprendere a respirare. 

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Luca D’Andrea


Luca D’Andrea è nato a Bolzano, dove vive, nel 1979. Per Einaudi ha pubblicato: La sostanza del male (2016), Lissy (2017, premio Scerbanenco), Il respiro del sangue (2019) e L’animale più pericoloso (2020, uscito precedentemente a puntate su “la Repubblica”). I suoi romanzi sono bestseller tradotti in quarantadue Paesi. Il girotondo delle iene è il suo primo romanzo per Feltrinelli – dal quale è in fase di sviluppo la realizzazione di una serie tv.