Il killer di ghiaccio 




 Il killer di ghiaccio

di Ross Greenwood

Newton Compton 2022

Andrea Russo (Traduttore)

Thriller, pag. 578

Sinossi. Non c’è pace per il detective John Barton. Appena uscito dal periodo di convalescenza seguito alla sua ultima indagine, si ritrova infatti a dover rimpiazzare il proprio superiore – appena andata in maternità – come ispettore capo. Questo non significa soltanto pile di scartoffie da compilare, ma anche dover controllare i detective più giovani e inesperti. Proprio quando Barton sta cominciando ad abituarsi al nuovo ruolo, la sua squadra viene chiamata sulla scena di un brutale triplice omicidio. Le vittime non sono esattamente le persone più oneste di Peterborough e la tentazione di affidare il caso a qualcun altro è forte; tuttavia, il senso del dovere spinge Barton a prendere in carico l’indagine. Questa decisione lo porterà ad affrontare il caso più difficile della sua carriera, perché quello che sembrava un “semplice” omicidio plurimo nasconde qualcosa di molto più oscuro e intricato. C’è qualcuno, là fuori, che non si fermerà davanti a nulla prima di aver ottenuto la sua truce vendetta…


Recensione di Gabriella Grieco

Mi piace parlare di un libro iniziando dal titolo e dalla sua copertina. Il titolo è intrigante, sia per le parole adoperate, poche, veloci e incisive, sia per il colore blu della parola ghiaccio che suggerisce visivamente il gelo. È l’identico tono di blu che si vede addosso alla figura femminile. L’idea è interessante, perché la giacca richiama lo stesso gelo del titolo, purtroppo però la cover nella sua interezza è uguale a tante altre che ho visto. Pare che le case editrici si siano messe d’accordo a utilizzare sempre un’immagine di donna, preferibilmente tra gli alberi, che ci dà le spalle! Ce l’ho persino io, su un mio romanzo di cinque anni fa, praticamente una fotocopia di questa. Non è gradevole, specialmente quando si parla di editori di un certo calibro. Io, da lettrice, mi aspetto uno sforzo in più per rendermi indimenticabile il vestito di un libro che ho tra le mani. Ma pazienza, passiamo al resto. 

Il romanzo è molto lungo. Piacevolmente lungo, direi. E già questo è un pregio, perché un thriller che si disperda in scene non necessarie, in particolari poco meno che inutili, o che abbia uno ritmo lento, non può nemmeno essere definito tale. Il rischio che questa lungaggine si presenti, nel corso di quasi 600 pagine di lettura, è notevole. 

Eppure l’autore è bravissimo a tenere sempre alta l’attenzione. Insomma, il thrilling non viene mai meno. In una vertigine di capitoli che si alternano tra i due punti di vista, del killer e del detective, arriviamo alla fine con il fiatone. Wow, che corsa, davvero mozzafiato!

Greenwood non perde mai il filo in quello che è un mistero intricatissimo, con colpi di scena che si susseguono, perfettamente logici ma sorprendenti. Ogni poco ci arriva una nuova informazione che sembra confermarci, anzi no capovolgere, oppure no, è proprio come pensavamo, anche se però, forse… 

Ecco, spero di essermi spiegata. Si sta sempre sul filo teso tra i vari personaggi, in precario equilibrio. E quando infine sei arrivata alla fine, e ti stai rilassando tranquilla, tanto ormai i giochi sono fatti, arriva l’ultimo colpo di scena. Bellissimo!

E tuttavia, c’è un particolare che mi ha destabilizzata, distogliendomi come un tarlo nel legno, emettendo un rosichìo leggerissimo, ma perturbante. I tempi dei punti di vista. Ho già detto che l’autore utilizza esclusivamente il punto di vista dell’assassino e del suo cacciatore. Assassino che, tra l’altro, ci fa conoscere quasi subito.

I dubbi su chi sia sono del detective, ma non del lettore. Ottima strategia, perché riusciamo a seguire con una certa tranquillità il percorso delle indagini, senza stare sospesi sull’incertezza di chi mai possa essere, il killer. Ma Greenwood adopera anche la tecnica dei differenti tempi verbali. Lo fa con la bravura che gli è propria. Il killer parla in prima persona al tempo presente, tutto accade qui e ora, la storia del detective è invece narrata in terza persona al tempo passato. 

Molto bello, un poco straniante. Lungo ogni pagina scorre in sottofondo il dubbio:

perché mai questa differenza? Cosa vuole suggerirmi l’autore?

Forse una tempistica inversa, perché il presente del killer è ormai terminato e si trova dunque nel passato, mentre il passato di Barton è impiantato nello scorrere attuale della narrazione? 

Non rivelerò qui se c’è un motivo o quale sia.

Forse l’intento dell’autore era proprio quello di disturbare il lettore con questa ambigua tecnica?

Forse voleva comunicarci qualcosa? 

Per saperlo occorre solo leggere il romanzo.

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Greenwood Ross


È nato nel 1973 a Peterborough, in Inghilterra. È autore di numerosi bestseller dalle atmosfere crime. La Newton Compton ha pubblicato Il killer della neveLa morte non aspetta e Il killer di ghiaccio.

Gabriella Grieco

https://www.facebook.com/gabriella.grieco.94