Il lupo nell’abbazia




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Marcello Simoni

Editore: Mondadori

Genere: Giallo storico

Pagine: 192

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Anno Domini 832. Sorpreso da una violenta bufera di neve, un contingente armato dell’imperatore Ludovico il Pio trova riparo presso l’abbazia benedettina di Fulda, nel cuore dell’Assia. Riprendere il cammino è impossibile: le vie che collegano Magonza a Erfurt sono impraticabili, e ancor più pericolose paiono le selve nei dintorni. L’incondizionata ospitalità offerta agli armigeri dall’abate Rabano pare tuttavia scatenare una serie di sanguinosi eventi che sconvolgeranno la placida vita del cenobio: appena fuori dall’abbazia viene infatti rinvenuto il cadavere di un monaco straziato da ferite che fanno pensare a una grossa fiera. Presto inizia a circolare voce che nell’abbazia si nasconda un lupo assassino o addirittura un werwulf. Spetterà al giovane monaco Adamantius, fra i maggiori miniaturisti della cristianità, indagare sul mistero, prima per soddisfare la propria curiosità  e poi per salvarsi la vita.

Recensione

Quando nel titolo di un giallo storico compare la parola abbazia il pensiero vola inevitabilmente al capolavoro di Umberto Eco “Il nome della rosa”.

Marcello Simoni si ispira a questo modello ma le differenze tra il suo romanzo e quello di Eco sono tante.
“Il nome della rosa” è ambientato in un monastero tra Piemonte e Liguria nel 1327, durante il Basso Medioevo, quando la marcia europea verso lo sviluppo culturale ed economico raggiunse un livello notevole mentre “Il lupo nell’abbazia” ha una collocazione temporale molto più antica, in un periodo molto caotico e ricco di contrasti, sia politici che religiosi che porteranno alla costruzione dell’Europa attuale.

L’unità del Sacro Romano Impero è messa a dura prova dalla crisi dinastica che mette in urto Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno e imperatore dei Romani, e i suoi figli Lotario, Carlo, Pipino e Ludovico il Germanico.
Nell’abbazia benedettina di Fulda, nell’anno del Signore 832 durante una furiosa nevicata avvengono dei delitti misteriosi delitti con modalità tali da far pensare agli attacchi di uomini-lupo, i leggendari “werwolf”.

Quattro giovani monaci non credono a questa spiegazione e iniziano un’indagine che li porterà a mettere in pericolo, oltre la loro vita,  sottili strategie politiche di eccezionale importanza. Usando la logica tentano di superare il muro di superstizione che blocca ogni iniziativa e col tempo trovano una traccia utile in una colombaia, nel guano dei piccioni viaggiatori.

L’inconsueta ambientazione temporale è funzionale alla trama che tratta di un periodo  in cui il sincretismo tra antichi riti pagani e cristianesimo era ancora in corso e tante credenze erano possibili anche in centro di grande irradiazione religiosa come Fulda, al centro del territorio germanico.

Tra i personaggi del romanzo, molti dei quali realmente esistiti, spicca la figura del potente abate Rabano Mauro, filosofo, intellettuale e poi arcivescovo di Magonza che con il suo machiavellico comportamento rende l’inchiesta più complessa e intricata.

Marcello Simoni si conferma narratore di vaglia e affascina con un romanzo dalle atmosfere invernali e dal notevole interesse storico in quanto i misteriosi delitti sono legati ad un avvenimento storico realmente avvenuto qualche tempo dopo i fatti narrati.

Marcello Simoni


è nato a Comacchio, in provincia di Ferrara, nel 1975. Ex archeologo e bibliotecario, autore di saggi storici, con Il mercante di libri maledetti (Newton Compton, 2011), il suo romanzo d’esordio, è stato per oltre un anno in testa alle classifiche e ha vinto il 60° Premio Bancarella. Un successo confermato da La biblioteca perduta dell’alchimista, Il labirinto ai confini del mondo, L’isola dei monaci senza nome, La cattedrale dei morti, L’abbazia dei cento peccati, L’abbazia dei cento delitti, L’abbazia dei cento inganni e la saga dell’Abate Nero. Per Einaudi ha pubblicato Il marchio dell’inquisitore (2016), Il monastero delle ombre perdute (2018 e 2019) e La prigione della monaca senza volto (2019). È tradotto in venti Paesi.

 

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