Il pittore di anime




Recensione di Manuela Moschin


Autore: Ildefonso Falcones

Editore: Longanesi

Traduzione: Pino Cacucci, Stefania Cherchi, Camilla Farsetti Spikermann

Genere: Romanzo Storico

Pagine: 686

Data di pubblicazione: Settembre 2019

Sinossi. Un uomo in cerca di se stesso e del proprio destino. Un amore lacerato dal rimorso. Una città in lotta contro miseria e potere. Questo è il loro ritratto. Barcellona, 1901. La città attraversa un momento di estrema tensione sociale: la miseria delle classi più umili si scontra con il lusso dei grandi viali, nei quali originalissimi edifici appena sorti o in costruzione annunciano l’arrivo di una nuova e rivoluzionaria stagione artistica, il Modernismo. Dalmau Sala, figlio di un anarchico giustiziato dalle autorità, è un giovane pittore e ceramista che vive intrappolato tra due mondi: da un lato quello della sua famiglia e di Emma Tàsies, la donna che ama, entrambe attivamente impegnate nella lotta operaia; dall’altro, quello del lavoro nella fabbrica di ceramiche di don Manuel Bello, il suo mentore, ricco borghese dalla incrollabile fede cattolica. Nel Pittore di anime, Ildefonso Falcones tratteggia il meraviglioso arazzo di un’epoca convulsa, nel quale l’amore, la passione per l’arte, le rivolte sociali e le vendette personali si fondono in un intreccio emozionante, il ritratto di una Barcellona capace di ribellarsi al grigio potere della tradizione, dimostrando ancora una volta un’innegabile maestria nel tessere personaggi vividi e avventure straordinarie sullo sfondo della Storia di cui è appassionato e attento studioso.

Recensione


“Senza la ceramica non esisterebbe il Modernismo” Ildefonso Falcones

La recensione che segue si riferisce oltre che al romanzo “Il pittore di anime” anche alla sua presentazione e alla conferenza stampa avvenuta in occasione dell’evento “PordenoneLegge – Festa del libro con gli autori”, dove l’autore Ildelfonso Falcones ha presenziato attivamente con il coinvolgimento del grande pubblico e dialogando con il caporedattore al “Corriere della Sera” Edoardo Vigna.

Barcellona torna al centro del racconto di Falcones, una città che è stata raccontata anche nel best-seller ambientato nel XIV e XV secolo “La Cattedrale del mare”.  “Il pittore di anime” è un romanzo ricco di ambientazioni alquanto suggestive. La trama si snoda in un periodo storico caratterizzato da turbamenti sociali, che travolsero le classi disagiate in contrapposizione con l’alta borghesia che costruì grandi edifici di straordinaria bellezza. L’epoca trattata si aggira intorno al 1901 un momento particolare nel quale esplose il Modernismo, ossia una rivoluzione artistica che avvenne attraverso un innovato impianto compositivo, che si sviluppò in seguito all’abbattimento delle mura medievali nel 1854.

La storia si dipana a Barcellona attraverso l’introduzione di svariati personaggi tra i quali spiccano in primo piano Dalmau ed Emma, due personalità piuttosto combattive. Dalmau è il pittore di anime, un ragazzo di talento che disegna, dipinge ed è ceramista assistente di don Manuel che possiede un’azienda di ceramiche, lavorando oltretutto con gli architetti del Modernismo. Don Manuel, riconoscendo le abili doti del giovane artista, è solito a gratificarlo dicendogli: “Meraviglioso.” “Fantastico.” “Una vera opera d’arte.” Ritratto dopo ritratto, i complimenti si moltiplicavano sulla bocca di don Manuel. “Faremo una mostra: la tua prima personale”.

Emma è la  fidanzata di Dalmau, una figura femminile molto forte, una rivoluzionaria che difende i diritti dei lavoratori che vivono in condizioni drammatiche e non protette: “Un’anarchica che incita a scioperare e fa a botte con i soldati, cioè con l’autorità. Quindi è una rivoluzionaria che vuole rovinare…” “E’ mia sorella”, lo interruppe Dalmau.”
Dalmau vive con la madre Josefa, una sarta affaccendata a compiere incessantemente il suo mestiere e con la sorella Montserrat. Ella possiede idee rivoluzionarie al pari del fratello Tomàs e del padre, che era un anarchico condannato dalle autorità e deceduto a causa delle torture subite.

La trama si svolge in un continuo susseguirsi di tensioni sociali tra la miseria dei ceti più deboli e il benessere delle classi agiate. Il racconto è accattivante, straziante e intenso, nonché corposo. Per gli argomenti trattati mi ricorda il celebre libro “I miserabili” di Victor Hugo pubblicato nel 1862 e ambientato in un arco temporale che va dal 1815 al 1832. Anch’esso, come si desume dal titolo, racconta vicende atroci, ponendo una particolare attenzione nei confronti delle persone cadute in miseria.

Falcones all’evento PordenoneLegge interviene dicendo:

Siamo agli inizi della rivoluzione industriale quando i lavoratori avevano salari bassissimi ed era negata la domenica di riposo. Mi interessava dare una visione ampia del Modernismo enfatizzando gli architetti e i pittori di quel periodo e nello stesso tempo dando visibilità alla Barcellona miserabile vissuta da persone reiette e abbandonate a se stesse nella quale diecimila bambini erano costretti a vivere di espedienti e le donne per sopravvivere erano costrette a prostituirsi. I borghesi avevano creato i palazzi perché volevano che la città assomigliasse a Parigi e a New York.”

Gaudì, Domènech i Montaner, Puig i Cadafalch furono i fautori della nuova architettura spagnola che fu rielaborata attraverso un naturalismo floreale e l’implementazione di strutture neogotiche.
Gaudì fu l’architetto modernista più importante, realizzando opere uniche come la Sagrada Familia, la Casa Batllò, La Pedrera e il Parco Güell. Un’altra figura fondamentale fu Lluís Domènech i Montaner che progettò la Casa Lleò i Morera, il Palazzo della Musica Catalana e l’immenso complesso di padiglioni dell’Ospedale di Sant Pau. Vanno inoltre ricordate le opere di  Josep Puig i Cadafalch come la Casa Amatller o la Casa de les Punxes.

Il Modernismo catalano ha avuto anche la sua manifestazione nella pittura che è possibile ammirare nel Museo Nazionale d’Arte della Catalogna oppure nel Museo del Modernismo Catalano.
Scrive Falcones:

In quel 1902 erano in fase di realizzazione tre grandi progetti, affidati a due grandi architetti del Modernismo. Domènech i Montaner lavorava alla costruzione del nuovo ospedale di Santa Creu i Sant Pau, oltre che alla ristrutturazione della casa Lleò Morera, nello stesso isolato del paseo de Gràcia in cui sorgeva la casa Amatller di Puig i Cadafalch. Quest’ultimo era lo stesso architetto che di lì a poco avrebbe avviato la costruzione della casa Terrades, sulla Diagonal, un immenso edificio dall’aspetto neogotico commissionatogli da tre sorelle, che sarebbe stato completato da tre torri sormontate da guglie coniche. All’epoca Gaudì terzo maestro del Modernismo, non era impegnato sull’Eixample, ma lavorava a Bellesguard, al Parco Güell e alla Sagrada Familia.” (Il pittore di anime, 2019)

Falcones ai fini della stesura del romanzo si è documentato profondamente, asserendo che il libro possiede una ricostruzione storica veridica e dettagliata. Egli racconta un particolare episodio relativo a una rilevante attestazione che egli ottenne scavando nell’archivio del Comune di Barcellona. L’autore ha scoperto un rapporto inerente al sottosuolo del centro storico, rilevando che nei primi del ‘900 risultava putrefatto. Ebbene ciò sta a dimostrare un grande rischio per la popolazione che fu esposta a contrarre il tifo.

Ecco cosa scrive l’autore:

“Era il municipio che, nei suoi bollettini sanitari, denunciava che il suolo e il sottosuolo di Barcellona erano putridi. Secondo le autorità, il sottosuolo argilloso tratteneva l’acqua e, pertanto, versava in un permanente stato di umidità; lì filtravano e si depositavano le acque di scarico, le materie organiche in decomposizione e le acque nere; le condizioni delle fognature erano deplorevoli, con falle e infiltrazioni lungo l’intera rete di condutture…” (Il pittore di anime, 2019)

Durante la presentazione all’evento di Pordenone è stato chiesto all’autore quanto risulta complicato “ammazzare” un personaggio amato dal lettore. Falcones sostiene che non è difficile uccidere le figure presenti nel libro perché la morte di una persona fa parte della vita e dei meccanismi letterari che permettono al lettore di partecipare alla storia attraverso un sentimento di avversione.

A un certo punto dell’incontro Edoardo Vigna ha posto una domanda abbastanza curiosa.  La questione è emersa perché nel romanzo “Il pittore di anime” ci si imbatte in diverse scene di sesso.

Ecco dunque il quesito:

”Anche le scene di sesso le descrive bene e poi lascia a immaginare?”

Falcones asserisce in tono scherzoso e confidenziale:

“Tutta immaginazione, il sesso è tutta immaginazione. C’è una cosa però che mi disturba da lettore ed è quella che arrivati a un certo passo della lettura di  un romanzo si intuisca che la coppia  sta per sfociare in una scena di sesso e che invece l’autore si limita narrando soltanto “sono andati a letto”, lasciandomi così a bocca asciutta, continuando con una descrizione diversa. A me, invece, piace che ci sia nella letteratura il sesso esplicito. I romanzi noir attuali per esempio o anche i thriller non arretrano di fronte a descrizioni veramente agghiaccianti e terribili, e questo sembra in qualche modo non toccare la sensibilità di nessuno. Questo fatto mi sembra ridicolo. A volte leggo nei libri horror, noir o thriller che una persona taglia il braccio con l’accetta e poi se lo mangia, però ci si scandalizza se l’autore scrive che un signore e una signora sono andati a letto, descrivendo la scena nei dettagli. Questa cosa è priva di senso. Per me il sesso è normale. Un po’ di sesso esplicito non mi sembra che faccia male”.

Desidero concludere dicendo che è stato istruttivo, spassoso e interessante ascoltare Ildelfonso Falcones, ne sono rimasta veramente entusiasta. L’evento PordenoneLegge ha offerto l’opportunità di conoscere una grande persona che si contraddistingue per una particolare sensibilità e per un prezioso bagaglio culturale che emergono magistralmente in tutti i suoi pregevoli romanzi. Gli interventi sono stati appaganti, allettanti e affascinanti. È doveroso sottolineare che si tratta di un piacevole romanzo ad alta tensione, dove non mancano le descrizioni accurate e i momenti di apprensione, che sfociano in rabbia e cordoglio a favore di tutte quelle persone indigenti che hanno lottato per poter vivere una vita dignitosa.
Complimenti Ildefonso e grazie per i bellissimi dialoghi.

A cura di Manuela Moschin

(Foto di Manuela Moschin)

 larteraccontataneilibri.blogspot.com

 

lldefonso Falcones


lldefonso Falcones de Sierra (1959) vive a Barcellona con la moglie e i quattro figli. Il suo romanzo d’esordio, La cattedrale del mare, uscito in Italia presso Longanesi, è stato un successo sensazionale in tutto il mondo, e a oggi vanta oltre un milione di lettori. Vincitore di numerosi premi in patria, in Italia si è aggiudicato il Premio Boccaccio Sezione Internazionale. Dal romanzo è stata tratta la fortunata serie tv disponibile su Netflix. Longanesi ha inoltre pubblicato i bestseller La mano di Fatima (2009), vincitore del premio Roma nel 2010, che mette in scena lo sterminio dei moriscos per mano dei cristiani nel Sud della Spagna del XVI secolo; La regina scalza (2013), ambientato a metà Settecento tra Madrid e Siviglia, tra l’oppressione dei gitani e il fiorire della vita teatrale, e il seguito della Cattedrale del mare, Gli eredi della terra (2016). Con Il pittore di anime si riconferma un maestro della narrativa storica raccontata con gli occhi degli umili e dalla parte degli oppressi.

 

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