Il potere di uccidere




Sinossi. È la vigilia di Natale e a Roma si annuncia una storica nevicata. L’ex giornalista Marco Paraldi riceve nella sua vineria dietro Campo de’ Fiori la visita di Nazareno Balani, l’anziano capo della tipografia del giornale dove, tanti anni prima, ha cominciato a esercitare la professione. L’uomo è disperato per la scomparsa del figlio Max: i carabinieri, con malcelato scetticismo, hanno raccolto la sua denuncia promettendo di indagare, ma Balani, non fidandosi, chiede aiuto a Paraldi. Max fa l’autista per un deputato dalla reputazione dubbia, Pino Pignataro, che milita nel piccolo partito fondato da Gianfranco Cannone, vecchio pescecane della politica italiana. Per Paraldi è l’occasione di tornare a fare il cronista, anche stavolta accompagnato da Chicca, la principessina romana di vent’anni più giovane innamorata di lui. Insieme attraversano una Roma popolata da cardinali che bevono solo champagne e ministri corrotti, cinici faccendieri, killer spietati e romantici clochard. In questa nuova, appassionante inchiesta del cronista vinaio, Roncone guida il lettore tra i luoghi più oscuri della Capitale, dove il bene e il male sono amministrati dalla stessa violenza.

 IL POTERE DI UCCIDERE

di Fabrizio Roncone 

Marsilio 2023

Noir, pag.256

 Recensione di Salvatore Argiolas

Marco Paraldi è un ex giornalista che ha abbandonato la professione dopo aver preso a schiaf il ministro dell’Interno ed ora gestisce una vineria in via dei Banchi Vecchi a Roma, “siamo in pieno centro storico, dietro a Campo de’ Fiori. Arrivando all’angolo con vicolo della Lucertole, se non ci sono troppi turisti, si riesce a vedere la statua di Giordano Bruno.”

L’ex giornalista, già protagonista di altri due noir, “La paura ti trova” del 2016 e “Non farmi male”:del 2022, si prepara per il Natale in una città gelata che attende una nevicata eccezionale quando viene contattato du un vecchio collega che lo implora di indagare sulla scomparsa di suo fglio Max che faceva l’autista per un politico chiacchierato, Pino Pignataro.

Paraldi è titubante ma poi accetta di aiutare il vecchio, che in passato è stato capo della tipografa del giornale dove lavorava e nella sua indagine entra in contatto con due universi che paiono lontanissimi ma che sono collegati dalla droga e dai ricatti, il

sottobosco politico e il mondo del sottoproletariato che sbarca la vita sognando il colpaccio.

La Città Eterna raccontata da Fabrizio Roncone, giornalista che la conosce a fondo, è desolante;

Paraldi, al volante del suo Defender, si ritrova incastrato in via della Magliana. Sono anni che non ci veniva. Dietro un velo di smog e di foschia, osserva la poderosa contaminazione sociale subita da questo storico quartiere popolare di palazzi massicci come alveari per umani, strade con platani in agonia, cassonetti stracolmi su cui banchettano famelici i gabbiani. Bar e frutterie sono gestiti da cinesi e bangladesi; sopra i marciapiedi, la sparata di teli aperti dei senegalesi che, mentre vendono cinte e borse contrafatte, spacciano qualsiasi tipo di droga; nell’aria fredda, il profumo dolciastro del kebab e le zafate di aglio e cipolla sofritta; un Babbo Natale con la barba bianca e la pelle nera scherza con alcuni bambini indiani.”

Paraldi ha un sogno nel cassetto, quello di scrivere un thriller ma è intimorito dalla statura di don Winslow e di un suo incipit “stratosferico”:

Nessuno sa come ha fatto lo scimpanzé a prendere la pistola”.

L’ex giornalista ha nelle sua libreria dei libri feticcio: “Addio mia amata” di Raymond Chandler, “Il grande salto” di Elmore Leonard e “Corruzione” di Don Winslow”, numi tutelari di un aspirante giallista che però si improvvisa detective e nel farlo delinea anche la decadenza di una classe politica senza ideali e valori.

Fabrizio Roncone, dall’alto della sua conoscenza dell’ambiente parlamentare, descrive questo mondo in sfacelo attraverso i pensieri di Gianfranco Cannone, deputato di lungo corso, presidente di un partitino che però funge da utile serbatoio di voti ed è decisivo per gli equilibri nella maggioranza:

Attraversando la Prima repubblica e ritrovandosi nella Seconda, Cannone credeva di aver visto tutto. E invece no.

Gli mancava ancora parecchio: un ministro dell’Interno a torso nudo sudato, tra mojito e cubiste, alla consolle di uno stabilimento balneare chiamato Papetee Beach, sulla spiaggia di Milano Marittima, che chiede i poteri assoluti; una banda di grillini eccitati che annunciano di aver abolito la povertà; il Pd che, in quindici anni, cambia undici segretari, per poi afdarsi a un’ambiziosa bisessuale e eco-socialista; uno sconosciuto avvocato di Volturara Appula che diventa premier per due volte di seguito; un banchiere trattato come un sultano che prende il suo posto; e una donna che entra a Palazzo Chigi arrivando da destra e urlando “Io sono Giorgia! Sono una donna! Sono una madre! Sono italiana! Sono cristiana!”

L’abisso.

Cannone sente la voce del suo angelo custode democristiano: “E’ tutto fnito, siamo ai saluti.”

In questo degradato panorama civile e morale Paraldi fa amicizia con un senzatetto chiamato De Gregori perché assomiglia tantissimo al cantante di “Rimmel” che gli fornisce alcune dritte per capire il destino dell’autista scomparso.

Le cose si complicano quando Paraldi incontra dei personaggi interessati alla stabilità istituzionale influenzando le indagini pubbliche creando false piste e cortine fumogene.

Il potere di uccidere” è un noir che richiama gli stilemi tipici dell’hard boiled americano come quelli utilizzati proprio da Raymond Chandler e Paraldi, come Philip Marlowe fu definito dal suo creatore Chandler, è “un uomo completo, un uomo comune, eppure un uomo come se ne incontrano pochi. Deve essere, per usare un’espressione un poco abusata, un uomo d’onore, per istinto, per necessità, per impossibilità a tralignare. Deve esserlo senza pensarci e certamente senza mai parlare troppo.”

La ricerca del figlio dell’amico di Paraldi è una discesa nella realtà di una società corrotta dove

ha senso solo la distanza più breve tra il vendersi ed il comprare mentre “il Natale imminente non addolcisce gli animi dei romani. Che sono sempre stati cinici, ma anche aperti, accoglienti, generosi. La mutazione antropologica è stata lenta e inesorabile. Sono diventati un popolo chiuso, sospettoso, avaro, gonfio di rancore.”

Anche l’imminente nevicata è metaforicamente un segnale di una città allo sbando: “ Traffico da matti. Marciapiedi ridotti a suk. Ambulanti abusivi e fachiri, giocolieri e borseggiatrici.

Roma, una città fuori controllo.

Se Dante la vedesse, penserebbe: cazzo, forse devo aggiungere un canto all’Inferno.”

“Il potere di uccidere” è un noir intrigante che non si limita alle filippiche nei confronti della Città Eterna ma allarga la critica alla classe politica che vegeta e si rianima solo in vista delle elezioni e inoltre mette in evidenza Marco Paraldi, un protagonista molto riuscito, con qualche tratto che ricorda Rocco Schiavone e dal fiuto giornalistico ancora efficace.

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Fabrizio Roncone


(Roma, 1963) è inviato speciale del “Corriere della Sera”. Con Rizzoli, nel 2016, ha pubblicato il noir “La paura ti trova”. Nel 2019 pubblica per Mondadori con Aldo Cazzullo “Peccati immortali”.