Il quaderno rosso




Recensione di Marina Morassut


Autore: Michel Bussi

Editore: E/O

Traduttore: A. Bracci Testasecca

Pagine: 438

Genere: Narrativa Gialla

Anno di pubblicazione: 2018

SINOSSI: Leyli Maal è una bella donna maliana, madre di tre figli, che vive in un minuscolo appartamento della periferia di Marsiglia in compagnia di una collezione di civette e di una montagna di segreti. La sua vita tranquilla di immigrata ben integrata viene scossa all’improvviso da due delitti in cui sembra coinvolta la bellissima figlia maggiore Bamby. I due omicidi si rivelano ben presto essere parte di più complesse operazioni ascrivibili a un racket dell’immigrazione clandestina che coinvolge personaggi insospettabili e organizzazioni che lucrano sulla pelle dei più derelitti. A cercare di dirimere la matassa è Petar Velika, un commissario fin troppo navigato, coadiuvato dal tenente Flores, giovane poliziotto tecnologico, ma senza esperienza sul campo. In quattro giorni e tre notti è un susseguirsi pirotecnico di cacce all’uomo, omicidi sventati o eseguiti, dirottamenti di yacht, traversate del Sahara, naufragi. È il misterioso tesoro di Leyli quello che in realtà tutti stanno cercando? O il suo diario segreto, il famoso quaderno rosso che contiene troppi nomi perché ci si possa permettere che venga trovato?

RECENSIONE:

Oramai è sfida aperta tra Michel Bussi e i suoi lettori, e senza esclusione di colpi!

A ogni romanzo che questo geniale autore di gialli scrive, corrisponde un’aspettativa sempre maggiore e che monsieur Bussi fino a ora non ha mai deluso.

In realtà l’autore è così sottilmente astuto che lascia indovinare qualcosa al lettore, consapevole che la trama completa la si capirà solo alle ultime battute e, soprattutto, solo quando l’avrà deciso lui.

In questo suo nuovo romanzo Michel Bussi aggiunge un altro elemento – importantissimo – che dà ancora più spessore alla vicenda: l’attualità dei migranti che, a costo di spendere anche i soldi che non hanno, a costo anche della propria vita, barattano la patria natia per un sogno chiamato Europa. Un sogno di vita migliore per sé, ma soprattutto per i propri figli. E per far questo salgono su barconi pericolanti in un viaggio della speranza, alla mercé di farabutti che per vile denaro sono disposti a far morire anche donne e bambini.

Un altro fattore di gioco tra lo scrittore e il lettore è, oltre naturalmente cercare di dipanare il giallo prima che sia lo stesso autore a guidarci per mano alla soluzione, la ricerca della veridicità delle briciole che Michel Bussi dissemina lungo tutto il romanzo. Ma non sono solo indizi quelli che il lettore cerca all’interno delle righe. Ci sono molteplici argomenti di cui l’autore parla e che sono lontanissimi dalla cultura e dal vissuto del lettore medio italiano; da qui il desiderio e la curiosità di verificare molte delle cose di cui parla Bussi, in una sorta di rinnovato gioco a rimpiattino.

Un autore che, proprio perché vive in Francia, è a conoscenza e a contatto con la cultura africana damolto prima degli italiani, che solo nell’ultimo ventennio hanno iniziato ad accogliere le popolazioni africane.

Un altro argomento che l’autore affronta con efficacia è la paura che ha il popolo ospitante di essere “invaso” da parte dei migranti. Oltre alla paura di perdere il lavoro a favore dei nuovi arrivati e a tutta un’altra serie di pregiudizi e pensieri neri dettati dalla non conoscenza e informazione di questo fenomeno, che viene discusso anche politicamente solo a seconda della bandiera politica di appartenenza.

Ma tornando al giallo in quanto tale e tralasciando per il momento il messaggio forte che Michel Bussi ha voluto rimarcare scegliendo l’argomento migranti… in questo romanzo, ancora una volta, Michel Bussi sceglie due rappresentanti della legge che lavorano insieme per risolvere il caso, ma nello stesso tempo rappresentano due mondi diversi: il capitano Petar Velika, navigato ispettore scappato dalla Jugoslavia di Tito che dopo trentanni di militanza nella polizia francese ha ancora la fama di “duro e puro”. Suo contraltare, il vicecomandante Julo Flores, un bravo ragazzo di ventitré anni uscito fresco fresco dalla scuola di polizia, un tenente gentile, educato, erudito e dotato di senso dell’umorismo.

Dall’altra parte, il mistero o forse i cattivi? O forse ancora le vittime della storia?

Leyli Maal e i suoi figli ventenni Bamby e Alpha e, il piccolo Tidiane di dieci anni.

Una donna che ha vissuto una vita incredibile, cosparsa di drammi e pericoli, che è approdata da anni finalmente! in Francia e che cerca di mantenere determinate abitudini e tradizioni in seno alla propria famiglia. Ma tutto questo a un certo punto sembra sfasciarsi, perché proprio la bellissima figlia Bamby forse si è macchiata di più di un omicidio, sempre commesso all’interno dell’Hotel Red Corner.

Ed ecco che Bussi, con maestria consumata, nel giallo e insieme alla tematica dei migranti, ci fa partecipi del dramma di una donna emigrata anch’essa e ancora molto bella, una madre, che cerca di mantenere unita la propria famiglia, pur in stato di povertà e sofferenza, in un paese dove è emigrata sperando in un futuro migliore, ma che tanto migliore non è. Un futuro in una Francia che non è il suo paese e che quindi ha tradizioni completamente diverse. Ed ecco anche dove sta la bravura: cavalcando i ricordi di Leyli, l’autore fa vivere ai suoi lettori gli anni della sua fanciullezza, della sua bellezza, intelligenza e caparbietà, e di tutto quanto ha fatto di lei una donna prima guerriera e allo stesso tempo sventurata fanciulla inerme e una madre protettiva poi.

E ancora, non pago, come in una matrioska, l’autore ci fa vivere quest’avventura, che dura una manciata di giorni, proponendoci il mondo come possibilità di viaggio: del resto stiamo parlando di ONLUS e di tutto il traffico venale legato ai migranti – quel globale che oramai rende paesi diversi molto similari, quasi indistinguibili – ed è quello che l’autore ha rimarcato, ambientando gli omicidi in una catena di hotel particolari, che lasceremo scoprire al lettore per non rovinare la sorpresa.

Ci sono figure, al di là dei protagonisti principali della vicenda, che non ci sarà permesso dimenticare, per come li ha dipinti Michel Bussi: primo fra tutti l’istrionico e clownesco direttore dell’Ibis di Port-de-Bouc, paese francese dove è ambientata la storia (e che è tristemente famoso per un episodio accaduto alla fine della Seconda Guerra Mondiale), con i suoi racconti da mille e una notte, ambientati nei diversi Ibis di tutto il mondo. E poi il migrante Savorgnan, forse il personaggio più poetico e lirico che potrete mai incontrare e che rimarrà incastonato nel vostro cuore come una pietra preziosa, anzi, come una conchiglia cauri.

E quindi proprio tra conchiglie cauri, braccialetti colorati, tesori nascosti, segreti e omicidi, l’oramai famoso Michel Bussi vi incanterà ancora una volta, ma questa volta con una storia squallida e triste, come lo sono tutte le vicende nate all’ombra della miseria e soprattutto della cupidigia.

Puoi dire che sono un sognatore. Ma non sono il solo. Spero che un giorno ti unirai a noi. E il mondo diventi uno” (John Lennon)

“…perché gli uomini felici non fanno la guerra”. (Michel Bussi)

Michel Bussi


Michel Bussi, è l’autore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove insegna geografia all’Università di Rouen. “Ninfee nere” (Edizioni E/O 2016) è stato il romanzo giallo che nel 2011, anno della sua pubblicazione in Francia, ha avuto il maggior numero di premi: Prix Polar Michel Lebrun, Grand Prix Gustave Flaubert, Prix polar méditerranéen, Prix des lecteurs du festival Polar de Cognac, Prix Goutte de Sang d’encre de Vienne. Nel 2017 E/O ha pubblicato “Tempo assassino”. Sempre nel 2017 esce anche “Mai dimenticare”.