Il giallo classico. Il romanzo poliziesco secondo Narcejac




Il romanzo poliziesco secondo Narcejac


 

Il giallista Thomas Narcejac nel 1975 pubblica “Il romanzo poliziesco”, un breve saggio dove osserva il giallo dall’altra parte della barricata. In veste di critico, anziché di autore, racconta la sua visione del popolare genere letterario analizzandone diversi aspetti, dalla struttura ai personaggi al metodo investigativo, alla riflessione sociologica.

La prima importante osservazione è relativa all’importanza del metodo scientifico nella costruzione di un meccanismo preciso come un orologio incentrato esclusivamente sull’enigma. Il lettore deve cimentarsi in una sfida intellettuale e non essere distratto da altro. Nel giallo classico non c’è spazio per riflessioni psicologiche o altro, quello che conta è solo la perfezione de meccanismo. Ecco che allora la struttura diviene ripetitiva e ridotta all’osso e i personaggi sono stilizzati e rigidi nelle loro funzioni.

E quindi il procedimento logico si rivela fondamentale tanto per l’autore nella stesura, quanto per il lettore che deve decifrare il mistero per giungere alla soluzione, possibilmente prima del detective.

Per spiegare e giustificare le sue notazioni si sofferma sugli autori classici: Doyle, Christie, Chesterton e altri che hanno fatto la storia del poliziesco.

 

 

Quel che rende il suo scritto più interessante però è la parte finale, i capitoli dove analizza i meccanismi psicologici e sociali alla base del giallo, meccanismi che ne hanno decretato la fortuna.

Appurato che il genere nasce in pieno periodo positivista e fa leva sull’uso della logica e sulla fiducia incondizionata nella ragione, l’autore si sofferma sull’idea di morale sottesa nel giallo: il bene vince sempre sul male, al delitto segue il castigo e, come nella tragedia greca, la giustizia finale crea un effetto catartico che scioglie la tensione e riporta l’equilibrio.

La riuscita dell’effetto è rafforzata dal far leva sul senso di colpa che, sia dal punto di vista psicanalitico che religioso, trova un terreno fertile nella nostra società. E così la triade vittima assassino detective si ripercuote in una struttura, anch’essa tripartita, composta da assassinio inchiesta e soluzione.

Perché la scrittura funzioni naturalmente non basta che l’enigma sia creato con sapienza e precisione. È necessario infatti che l’autore ingaggi con il lettore una particolare interazione e che riesca ad immedesimarsi nelle sue emozioni perché la sfida abbia un buon risultato.

In definitiva cos’è davvero un romanzo poliziesco?

È una macchina dove il detective svolge il ruolo di un software ricorsivo che ripetendo poche istruzioni logiche risolve quello che inizialmente sembrava essere un mistero. Ciò che poteva sembrare estraneo alla ragione viene riportato sul giusto binario per non lasciare spazio a dubbi e svolgere quindi con successo la sua funzione consolatoria, come ogni buona fiaba che si rispetti.

 

A cura di Cristina Bruno


 

Scaletta:

Riflessioni su alcuni saggi

Kracauer il romanzo poliziesco

Vernant Mito e tragedia nell’antica Grecia

Todorov La letteratura fantastica

Ginzburg Miti, Emblemi e spie

 

Alcuni autori classici e le loro creature

Edgar Allan Poe – Auguste Dupin

Arthur Conan Doyle – Sherlock Holmes

S. Van Dine – Philo Vance e le regole dello scrittore di gialli

Agatha Christie – Hercule Poirot Mrs. Marple

Gilbert Keith Chesterton – Padre Brown

Edgar Wallace – I quattro giusti