Il signore delle maschere




Recensione di Cristina Bruno


Autore: Patrick Fogli

Editore: Mondadori

Genere: thriller

Pagine: 348

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. C’è un uomo dai mille volti, un assassino così abile da riuscire a infiltrarsi in Vaticano e uccidere il Papa per conto di un cardinale che vuole prenderne il posto. Nessuno sa il suo nome: nei rapporti dei servizi segreti è semplicemente Caronte, per quel vezzo di lasciare in tasca alle vittime un’antica moneta, il prezzo che, vuole la leggenda, l’anima debba pagare per poter attraversare il fiume che divide il nostro mondo da quello dei morti. C’è una donna che poche fortunatissime persone possono incontrare: si chiama Arianna, ed è il primo anello di organizzazione segreta che offre a innocenti infelici la possibilità di chiudere con la propria vita e rinascere altrove con una nuova identità e un nuovo passato. E c’è Laura, una docente universitaria schiva e solitaria che ogni studente teme ma che nessuno conosce davvero. Perché Laura è un iceberg, e di sé mostra solo la punta. All’apparenza non potrebbero esserci individui più distanti tra loro, e invece Caronte, Arianna e Laura sono legati a filo doppio: a scoprire come sia possibile è antiterrorismo, che da anni cerca invano di catturare l’inafferrabile assassino. Nemmeno loro immaginano quanto Caronte sia in realtà vicino, né chi è destinato a finire intrappolato nella tela che sta tessendo: perché il Signore delle maschere è a caccia di vendetta, ed è deciso a usare ognuno dei suoi mille volti – e a uccidere altrettante pedine – pur di dissipare i fantasmi che infestano i suoi incubi.

Recensione

Laura trascorre la sua esistenza tra l’insegnamento universitario e la scrittura. Inventa storie che però non saranno mai pubblicate. Le sue vite di carta prendono consistenza diventando copioni per nuove esistenze di donne e uomini che desiderano reinventarsi la quotidianità, che vogliono essere altro, dimenticare il passato e avere un secondo inizio, promessa di un futuro più soddisfacente.

Arianna è il suo nome di battaglia all’interno dell’organizzazione che aiuta chi non è più a suo agio con la propria vita. Da qui osserva un mondo particolare, vede passare sconfitti, illusi, persone forti e altre rassegnate. Laura ha una grande amica, Veronica, che la lascia troppo presto, vinta dalla malattia. Ha un amore platonico nato in rete e che dura da anni con Nikos, un’entità digitale con il quale non scambia foto ma solo frammenti di vita ed emozioni. E ha una figlia, Chiara, che ama più di ogni altra cosa al mondo.

E poi c’è Caronte, un fantomatico personaggio che ordisce trame complesse che sfociano in delitti di ampia risonanza. La sua mano arriva a colpire ovunque, persino il Papa, le sue macchinazioni si compiono inarrestabili attorno ai palazzi del potere e lasciano come unica traccia un’antica moneta, ricompensa per un passato tradimento. Ma chi è davvero Caronte e perché si lascia alle spalle una scia di sangue? E quale strano rapporto lo lega a Laura/Arianna? Sarà proprio la donna a doverlo scoprire, aiutata, o almeno così crede, da Nero e Vincent, due ambigui agenti dell’antiterrorismo.

La narrazione inizia lenta e prosegue con altrettanta lentezza per buona parte del libro. I personaggi sono osservati agire e interagire tra loro, presentati da tutti i lati. Troviamo Laura fragile, con le sue debolezze e il suo desiderio inconscio di fuggire emulando le persone che aiuta, e allo stesso tempo forte in grado di superare le tempeste della vita.

E troviamo Caronte, il suo doppio, l’uomo in fuga dal passato e allo stesso tempo vittima dei soprusi subiti e dei ricordi. Una personalità sfaccettata, a suo agio nei panni di chiunque, senza un volto preciso, votato unicamente al compimento di una missione. E attorno i personaggi secondari, che spesso non sono chi sembrano per colpa di paure, ricatti, affetti.

Tutto il romanzo è incentrato sul tema dell’identità, condotto sul piano spazio temporale del sogno, che non ha dimensione. Come non ce l’ha Venezia in cui deve avvenire l’evento finale, una città senz’anima né colore, dove tutte le calli sembrano portare in “piazza”.

È un gioco degli specchi, quello che coinvolge i protagonisti. Ognuno guarda l’altro senza riconoscerlo veramente e soprattutto senza ravvisare nell’altro i tratti del proprio volto e della propria esistenza.

Tra i tanti titoli di libri e film enumerati dall’autore alla fine, vedrei bene anche le opere di Pirandello, un grande signore delle maschere, oppure di Calvino con il suo raccontare fantastico di incroci e biforcazioni.

Perché ogni libro parla di altri libri in una incessante citazione e parla con gli altri libri in un dialogo silenzioso all’interno della Biblioteca di Babele, dove virtuale e reale si confondono da tempi immemori, da quando l’uomo ha imparato a riversare le sue emozioni nei caratteri di un testo.

A cura di Cristina Bruno

fabulaeintreccio.blogspot.com

 

Patrick Fogli


è nato a Bologna nel 1971. Laureato in ingegneria elettronica, vive sull’Appennino reggiano. Tiene, quando ha qualcosa da dire, un blog e si fa un punto di rispondere a chiunque gli scriva. Ha pubblicato i romanzi Lentamente prima di morire (Piemme, 2006), L’ultima estate di innocenza (Piemme, 2007), Il tempo infranto (Piemme, 2008), Dovrei essere fumo (Piemme, 2014), Io sono Alfa (Frassinelli, 2015), e A chi appartiene la notte (Baldini + Castoldi, 2018), che gli è valso il premio Scerbanenco.

 

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