Il veleno perfetto




 IL VELENO PERFETTO

di Sergej Lebedev

Keller 2023

Rosa Mauro (Traduttore)

thriller, pag.271

Sinossi. Uno straordinario e impetuoso romanzo russo sui veleni di ogni tipo: fisici, morali e politici. “Il veleno perfetto” è un lavoro di finzione radicato nella storia recente degli omicidi di Stato… Il professor Kalitin è un chimico spietato e narcisista che ha sviluppato un veleno irrintracciabile ed estremamente letale chiamato Neofite, mentre lavorava in una città segreta su un’isola nell’estremo oriente russo. Quando l’Unione Sovietica crolla, diserta e ripara in Germania dove gli viene data una nuova identità. Quando un russo viene assassinato con il veleno di Kalitin, la sua copertura salta ed è coinvolto nelle indagini tedesche sulla morte. Ma due assassini delle forze speciali con le mani sporche di molto sangue ceceno vengono mandati per farlo tacere, usando il suo stesso veleno…


Il veleno perfetto

A cura di Marina Toniolo


 Recensione di Marina Toniolo

Qual è il veleno perfetto?
Quello che agisce istantaneamente e che non lascia alcun residuo individuabile. Un’arma micidiale di cui si deve dosare l’utilizzo e mantenere il segreto della sua esistenza anche fra chi lavora sugli stessi composti chimici.

Però il veleno perfetto è anche la paura strisciante di un pericolo che mai si realizza o che potrebbe manifestarsi in qualche futuro: una pozione mortifera a lentissimo rilascio capace di generare stress e disturbi fisici. In questo romanzo di Lebedev il preambolo è la morte improvvisa di un sovietico riuscito a scappare decenni prima e trasferitosi a Budapest.

Con una nuova identità, nuovi connotati fisici e senza alcun contatto esterno Vyrin passa in rassegna i motivi per cui ha scelto l’esilio, prima di essere definito traditore della patria, e sviluppa una

degenerazione ideologica. Decadimento morale” e urgono “misure per localizzare le conseguenze del tradimento”.

L’uomo viene assassinato con un veleno sconosciuto ma la vicenda viene posta in primo piano dai media nazionali e l’eco giunge anche a due vecchi generali dell’ex stato sovietico, ingranaggi claudicanti di quello che un tempo era una potenza mondiale dotata di una fortissima rete di spionaggio.
Ma questa macchina mostruosa creata da Stalin rammenta che

lo Stato è sempre un Ciclope, il suo sguardo non è stereoscopico, ma riduttivo. Vede soltanto le filigrane della fedeltà e infedeltà, i riflessi dei primi sospetti che acquisiscono una consistenza illusoria in avvenimenti accidentali”.

Una burocrazia così pachidermica prevede fascicoli su ogni persona cittadina e non, interi faldoni archiviati per essere usati in un secondo momento. Questo è il primo veleno che hanno vissuto i cittadini e i fuggiaschi sovietici: un clima di terrore costante che ammorba ogni giorno dell’esistenza.

Chi può essere il fautore del veleno usato?

Chi può riuscire ad individuarlo? I due generali non hanno dubbi: Kalitin, chimico di formazione che sa molto del corpo umano ma solo da un’ottica specifica e limitata, come ucciderlo. Sulle sue tracce sguinzagliano un militare professionista, Šeršnev.
Con un piglio da vero thriller Lebedev avanza agevolmente su due piani temporali: la crescita e la formazione di Katilin, del suo arrivo con la famiglia sull’Isola, e le guerre condotte da Šaršnev, del suo essere privo di scrupoli morali pure di fronte al figlio adolescente. I veri protagonisti comunque sono l’Isola e il Debuttante.

La prima è una remoto lembo di terra in mezzo ad un fiume, teatro di vicende umane sin dalla preistoria. Lì viene allestito un laboratorio segreto sempre sotto il regno di Stalin. Chimici e burocrati sfidano le leggi fisiche per creare composti chimici letali da utilizzare nelle guerre. Il Debuttante è il ‘figlio’ di Katilin, l’unico colpo di genio che ha durante le sua carriera di direttore del laboratorio sull’isola. È il suo segreto, un preparato di cui non esiste ancora la documentazione. Poi Katilin fugge e si rifugia in un Paese vecchio alleato dell’ex Unione Sovietica. 

‘Il veleno perfetto’ è un mix di generi diversi che si amalgamano insieme per creare un libro di profonda denuncia del socialismo. Lebedev scrive una storia ambientata ai giorni nostri con l’intento di esemplificare il passato perché tutti i lettori comprendano cosa significava vivere sotto una dittatura. I protagonisti sono psicologicamente delineati alla perfezione, ognuno con i veleni che li contraddistinguono.
La traduzione dal russo fa vivere intensamente i personaggi e li rende tridimensionali. Leggendo capisco che sì, i segreti si trasformano presto in tossine, non per nulla a Kalitin rimane poco da vivere e quindi non ha nulla da perdere se è sorvegliato. Ma non può lasciare il Debuttante in mani profane, per questo alla fine si prepara a fuggire. 

Il libro pone l’accento su tre grandi pilastri terreni: scienza, potere militare e religione. Solo il destino può decidere la sorte di ognuno dei personaggi.

Consigliato?

Profondamente sì, la scrittura è fluida, essenziale eppure carica di simbolismi e storia. Un vademecum da rileggere.

Cercava di vivere nella conoscenza, ma senza il veleno dei sospetti razionali e insensati, perché essi rappresentavano una vittoria del male; di non essere cieco, ma neanche inutilmente vedente”.

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Sergej Lebedev


è nato a Mosca nel 1981 e ha lavorato per sette anni in spedizioni geologiche nella Russia settentrionale e in Asia centrale. Lebedev è un poeta, saggista e giornalista. Oggi è una delle voci più importanti della nuova letteratura russa. I suoi libri sono stati tradotti in 17 lingue. Dal 2010 ha scritto cinque romanzi sul passato segreto sovietico, l’impatto delle repressioni di Stalin e le sue conseguenze sulla vita della Russia moderna. The New York Review of Books l’ha definito come “il miglior scrittore russo di ultima generazione”.

A cura di Marina Toniolo 

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