Il vizio dell’agnello




 IL VIZIO DELL’AGNELLO

di Andrea G. Pinketts

Harper Collins 2023

Noir, pag.368

Sinossi. Il vizio dell’agnello è ben più subdolo di quello del lupo, cresciuto per cacciare il gregge, con i suoi denti aguzzi e il suo sguardo predatorio. L’agnello è indifeso, candido, innocente… o almeno così dovrebbe essere. Ma nella Milano di fine anni Ottanta, tra le luci abbaglianti dei cartelloni pubblicitari e gli ultimi fasti di una città che sta per affrontare la fine di un’era, può capitare che anche l’animale più docile e privo di colpa prenda il vizio di uccidere. E se c’è qualcuno in grado di guardare oltre ogni apparenza, di osservare senza pregiudizio le fortune e sfortune dell’uomo, questi è Lazzaro Santandrea. Sotto lo pseudonimo di Dottor Totem, specialista in tabù, Lazzaro riceve nel suo studio una varia umanità che lo crede cartomante, sessuologo, pranoterapeuta. Ed è qui, partendo dal caso dell’avvelenatore dei piccioni di piazza del Duomo, che ha inizio la sua nuova indagine. Ambientato in una Milano d’epoca, infestata da “compromessi, mafie, indifferenza, cani abbandonati e amici senza futuro”, teatro perfetto di trame irriverenti e ipertrofiche.


Trama.
Lazzaro Santandrea, non sapendo ancora che cosa fare della propria vita, si improvvisa dottore (dott. Totem) specializzato in problemi psicologici. Un giorno, nel suo studio, arrivano due ottantenni che hanno un grave problema: la loro figlia Branka, dopo aver vinto un premio di bontà nel 1939, ha cominciato a comportarsi nel modo totalmente opposto, come ad esempio avvelenare i piccioni. Lo stesso Lazzaro incontra Branka, e si accorge che la “bambina” è una sessantenne abbigliata da adolescente ma non solo, Branka gli fa chiaramente capire che la sua cattiveria non è solo rivolta verso gli animali ma anche, e soprattutto, verso l’uomo. Lo stesso giorno “Pogo” soprannome di Duilio Pogliaghi è testimone del ritrovamento del cadavere di un senza tetto, morto avvelenato. Quando Lazzaro lo viene a sapere gli viene naturale fare il collegamento, prima però vuole capire di più, soprattutto come, una presunta assassina di piccioni e “barboni” possa avere ricevuto un premio per la bontà. Ciò che scoprirà ingarbuglierà la matassa al punto tale di essere egli stesso sospettato di omicidio dal commissario Olivieri, un amico da sempre della famiglia Santandrea. Lazzaro non si darà per vinto e con l’aiuto dei suoi due amici Pogo e Antonello Caroli porterà a termine la sua missione, nel modo più sorprendente possibile. 

 Recensione di Bruno Balloni

Una gran fortuna avere finalmente scoperto Andrea Pinketts, dopo Scerbanenco, il secondo “evangelista” del noir italiano.

“Il vizio dell’agnello” è uno splendido romanzo gratificato da una prosa originale, ironica, sarcastica, dissacrante nel descrivere una Milano non più “da bere” ma neppure ancora proiettata nel nuovo millennio.

Cupa quanto basta descrive una città vera e autentica lontana dal mito metropolitano ma piuttosto legata alle realtà di quartiere. Iconici i personaggi descritti, sia che siano protagonisti che semplici comparse, li ho trovati un mix tra la “famiglia Malaussene” di Pennac e “Coccobill” con i suoi compari di Jacovitti, unici e perfettamente integrati nella trama e nell’ambientazione di un romanzo noir ben costruito e da gustare dalla prima all’ultima pagina. 

Assolutamente da leggere.  

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Andrea G. Pinketts


ANDREA G. PINKETTS: Pseudonimo di Andrea Giovanni Rodolfo Pinchetti nacque a Milano il 12 agosto 1960 è stato scrittore, giornalista e personaggio televisivo italiano. Vincitore di premi letterari e giornalistici, tra i quali due Mystfest e il premio Scerbanenco ha alternato la carriera di scrittore a quella di giornalista conducendo inchieste per Esquire e Panorama. È autore di molti romanzi in bilico tra noir e grottesco, molti dei quali incentrati sulla figura di Lazzaro Santandrea, suo alter ego e protagonista di bizzarre avventure nella Milano contemporanea. La sua peculiare prosa, contraddistinta da un uso del linguaggio originale e dissacrante, ha attirato l’attenzione della critica, che lo ha definito uno scrittore “post-moderno”