Intervista a a Mattia Insolia




A tu per tu con l’autore


Ciao Mattia, innanzitutto volevo ringraziarti per la disponibilità all’intervista e per il bel regalo che hai fatto a tutti noi scrivendo questo libro.

Avevo subodorato che la rilevazione fosse qualcosa di grave, ma non mi aspettavo per nulla la fine. Complimenti!

Se ti va vorrei approfondire un po’.

Ma grazie a te, a voi! Felice che il romanzo ti sia piaciuto, e felice di fare questa intervista. Mi state dando una bella opportunità, e ve ne sono grato. Grazie davvero!


Posso chiederti da dove nasce l’idea del romanzo?

Nasce, come tutte le storie che scrivo, da un’immagine – parto sempre da un’immagine, io, da qualcosa che vedo nella mia testa. Ecco, vedevo un uomo e un ragazzino, un padre e un figlio, che facevano un viaggio in auto – nient’altro, solo questo. Ho cominciato a interrogarli, questi due. Ho chiesto loro quale fosse la destinazione di quel viaggio, quale fosse la ragione, e loro, dopo giorni, mi hanno risposto che la loro meta era il passato: stavano tornando alle radici del loro dolore. Allo stesso tempo, mi sono reso conto di voler parlare di genitori e figli e di come ognuno di noi, sia in relazione a questi rapporti sia più in generale, sia formato da tantissime versioni di sé stesso.

Come hai gestito i due piani temporali?

È stato un lavoraccio, in tutta sincerità. Ho fatto tanta attenzione a creare una struttura che non svelasse mai qualcosa del finale, su cui si regge l’intera vicenda, e ho intrecciato le storie di Teresa e di Niccolò così da rendere paralleli i loro percorsi verso l’età adulta. Quel che mi interessava era raccontare una madre, un padre e un figlio coetanei, far vedere come paure e desideri siano universali, come ci accomunino soprattutto in un periodo assai complesso come l’adolescenza e come il passato, il nostro e quello di chi abbiamo accanto, non possa mai essere cancellato, non del tutto.

Ho trovato molto commovente il modo in cui Riccardo cerchi un riscatto con il figlio ormai quasi adulto. Come ti sei trovato a gestire due generazioni allo specchio, quando la nostra (siamo della stessa classe) viene sempre additata come un po’ “fuori dal mondo”?

È stato divertente, e mi è venuto naturale. Come dicevo prima, le generazioni, secondo me, si somigliano molto. Non in superficie, forse – ogni generazione ha delle sfide che dipendono dal tempo in cui vive -, ma a un livello più profondo. La nostra, nello specifico, è tutt’altro che fuori dal mondo. Siamo cresciuti sotto il segno della crisi – economica, politica, lavorativa, ambientale – e siamo immersi nel mondo fin sopra ai capelli. Io, ad esempio, ho spesso la netta sensazione di essere sopraffatto dal mondo, da quello che mi circonda.

Ho adorato l’ambientazione doppia e opposta, così come le stagioni. Vuoi parlarmi un po’ di più di questa scelta?

Volevo che rispecchiassero lo spazio intimo dei personaggi. Teresa, che vive l’estate del 2000, è tranquilla come una giornata al mare. Niccolò, che traversa l’inverno del 2019, è burrascoso come un diluvio in piena regola. L’ambientazione in cui li ho calati doveva riflettere il loro carattere, così da far calare il lettore nel loro mondo al cento per cento.

Un’ultima domanda: stai lavorando a qualche altro progetto? (Dicci di sì.)

(Ho riso per quel “dicci di sì”) Sì, sto lavorando ad altro, ma è ancora molto, molto presto per parlarne. Sono contento di quel che sta venendo fuori, però, e questo sono felice di dirlo.

Ti ringrazio ancora a nome della famiglia ThrillerNord e spero a breve di poterti rincontrare in libreria.

Grazie a te! Un abbraccio.

A cura di Laura Bambini

Acquista su Amazon.it: