Intervista a Alessio Zucchini




A tu per tu con l’autore

A cura di Giulia Manna



Complimenti per Una famiglia. È un romanzo molto particolare. Lo definirei crudo, ma anche nudo. Ci mostri una famiglia della ‘ndragheta con i suoi valori e le sue dinamiche come se tutto fosse naturale. Tu come lo definiresti?

Grazie a te. E grazie per questo spazio su Thrillernord. Comincio col dire che non mi è facile trovare una definizione. Questo romanzo attraversa diversi generi. Ho voluto raccontare la storia di una famiglia qualunque che però qualunque non è. È una famiglia criminale con i suoi disvalori, più che valori, e le sue dinamiche distorte. C’è una normalità è chiaro, che forse rende ancora tutto più cupo, più nero.


Ho letto una dichiarazione in cui dici che l’idea di scrivere questo romanzo è soprattutto nata in seguito alla tua partecipazione a un’operazione dei cacciatori dei Carabinieri che hai seguito nel lontano 2015. Raccontaci come è andata e cosa ti ha ispirato.

I reparti speciali dei carabinieri erano sulle tracce di un latitante, un boss condannato per omicidio e una serie infinita di altri reati. Nella sua abitazione i militari avevano scoperto il bunker dove aveva vissuto, probabilmente fino a pochi giorni prima. Quando sono entrati in quel labirinto sotterraneo di stanze nascoste lui non c’era più ma in quella casa, in superficie, vivevano moglie e figli. Mi ha colpito molto quella strana normalità con la quale gestivano una situazione che per qualsiasi altra persona sarebbe stata devastante. Ecco in quel salotto pieno di baschi rossi è nata una Famiglia.


Paola è la protagonista di questa storia, una protagonista al femminile. Come mai questa scelta?

Perché ho capito quanto nel mondo della ‘Ndrangheta sia centrale la figura femminile. Le donne sono spesso sottomesse, vittime di violenza, addirittura uccise se decidono di ribellarsi a quel sistema arcaico e criminale. Ma le donne sono anche quelle che consacrano alleanze mafiose con il matrimonio o quelle che reggono la famiglia quando gli uomini sono in carcere.


Paola ha lasciato la sua famiglia calabrese e si è costruita la sua vita a Milano. Passano gli anni ed è costretta a tornare al suo paese. Il fratello le dice che nonostante faccia le sfilate e si sia trasferita lontano puzza ancora come lui. Cosa ne pensi? Si può cambiare?

Certo che si può cambiare. C’è chi lo ha fatto, ci sono donne che hanno pagato con la vita quel cambiamento. Penso a Lea Garofalo, moglie di un boss. Si è ribellata, ha collaborato con la giustizia e se n’è a andata dalla Calabria, anche per proteggere sua figlia. È stata trovata, rapita, torturata, uccisa e sciolta nell’acido. Una donna coraggiosa.


Dici che questo racconto è inventato, ma nemmeno tanto. Ogni volta che tornavi da viaggi di lavoro in cui ti sei dovuto occupare di storie di mafia, camorra, ‘ndragheta ecc… portavi con te qualcosa in più per la tua storia. Da come descrivi certi eventi, penso che anche altri lettori avvertiranno la tua esperienza nel campo. Oltre ad averti aiutato a scrivere questo libro particolarmente forte, come pensi che ti abbiano cambiato queste esperienze?

Faccio questo mestiere da tanti anni e ho avuto modo di seguire molte vicende di cronaca estera e italiana: dagli attentati terroristici di Parigi agli sbarchi di migranti in Sicilia. E poi terremoti, alluvioni, grandi processi alla criminalità organizzata. Ogni storia ti arricchisce e ti cambia, difficile e forse anche sbagliato rimanere impermeabili davanti a quello che accade. Quindi si, diciamo che sono diventato oggi è anche il frutto di quello che ho visto, vissuto e raccontato.


Secondo te, cosa ci affascina nelle storie di mafia, ‘ndragheta e camorra?

Non so se userei proprio il termine “affascinare”… A me colpisce molto quanto siano potenti e radicate queste organizzazioni e come ancora oggi, nonostante il Paese sia cambiato, si sia evoluto, in alcune aree (non solo in Italia) la ‘Ngrangheta, così come la Mafia, la Camorra, la Sacra Corona Unità si siano sostituite allo Stato. Penso al recente arresto di Matteo Messina Denaro, al fatto che fosse a casa sua, nella sua Terra. Andava tranquillamente al bar, al supermercato a fare a spesa, a Palermo a curarsi, protetto evidentemente non soltanto dai suoi fedelissimi ma anche da un velo dì profonda omertà della gente comune. Ecco questo, più che affascinarmi, mi preoccupa molto.


Professionalmente parlando sei giornalista, inviato del Tg1, presentatore, blogger, attore (in un cameo per Woody Allen) e scrittore. Manca qualcosa? Cosa ti piacerebbe fare che ancora non hai fatto?

Manca ancora tanto. Ho sempre ammirato le persone che hanno vissuto più vite, che hanno trovato il coraggio di cambiare, di mettersi in discussione e misurarsi su terreni diversi. A me però piace il mestiere che faccio e, almeno per ora, vorrei continuare su questa strada.


Immagino che non ci puoi far sapere se c’è qualche altro libro nel cassetto per ovvie ragioni, però ci spero. Spero che sia un arrivederci ed alla prossima lettura.

Diciamo che qualche idea ce l’ho… grazie ancora per questa intervista e alla prossima. Chissà…

Alessio Zucchini

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