Intervista a Antonio Milo, Il brigadiere Maione, “Il Commissario Ricciardi”.




Intervista a Antonio Milo, Il brigadiere Maione Serie tv

“Il Commissario Ricciardi”.

 

A cura di Sabrina De Bastiani


 

 

 

 

Antonio, solo per citarne alcuni,  a teatro hai interpretato opere di Shakespeare e Pirandello, al cinema sei stato diretto da Nanni Moretti e Pupi Avati, in televisione ti abbiamo visto recitare ne La Squadra, Distretto di Polizia, Il Commissario Montalbano, Gomorra, L’amica geniale. Hai un curriculum stellare, ma, correggimi se sbaglio, fino ad ora non ti era mai capitato di recitare in due ruoli nella stessa fiction. Cosa che è accaduta, a mio modo di vedere, ne Il Commissario Ricciardi, dai romanzi di Maurizio de Giovanni, per la regia di Alessandro D’Alatri, che abbiamo appena terminato di seguire su Rai 1. Tuo, infatti,  uno dei ruoli cardine della storia, quello dell’amatissimo Brigadiere Raffaele Maione, un uomo che si trova, perlomeno per gran parte della serie, a vivere due situazioni che gli impongono due atteggiamenti mentali e di approccio completamente opposti. Sto parlando della situazione personale e famigliare del Brigadiere, funestata da un lutto terribile, e del suo ruolo lavorativo,  nel quale non perde mai lucidità, senso del dovere ed intelligenza operativa. Ci racconti meglio questi due aspetti che connotano il personaggio di Maione e come ti sei preparato per interpretarlo, con risultati di assoluta eccellenza?

La bellezza di questo personaggio consiste proprio nel fatto che ci sono continue variazioni di stati d’animo. Attorialmente è assolutamente stimolante e complesso al tempo stesso. Per quanto riguarda il suo vuoto riferito alla perdita di suo figlio, ho dovuto far riferimento alla mia esperienza personale, questa ricerca mi ha indotto a scavare nei miei personali dolori. Poi mi sono posto la domanda: “ come si reagisce a una perdita del genere?” Maione reagisce positivamente, nel dolore cerca la forza di ripartire, cerca una primavera per risorgere.

 

 

Nel definire un attore, talvolta viene usata la definizione di ‘caratterista, che trovo un po’ ambigua a seconda della valenza che le viene attribuita’. Ci spiegheresti il significato che viene dato a questo termine nell’ambiente dello spettacolo? Ti consideri,  o vieni considerato, un ‘caratterista?

Sinceramente non ho mai capito la definizione che rimane una caratteristica tutta italiana. Credo si riferiscano a tratti fisici marcati che caratterizzano i personaggi. Ma è una definizione che trovo assolutamente inutile. Un attore è un attore punto. E deve essere capace di mimesi e trasformazione. Un Danny De Vito in Italia forse non avrebbe fatto l’attore. Io non mi sento un caratterista, sono un attore.

 

 

La fiction de Il Commissario Ricciardi ha messo d’accordo pubblico e critica. Ti aspettavi un tale successo e così unanime?

Sapevamo che sul set avevamo lavorato tutti mettendo tutto il nostro cuore. Ma la certezza che poi il tuo lavoro venga recepito per quello che hai dato non è sempre facile. Quindi sono felice che la serie ed il personaggio di Maione siano piaciuti tanto.

 

 

Quale è stata la scena che ti ha commosso di più e quale la più difficile da interpretare?

Beh due! Il ritrovamento del cadavere di Luca , il figlio di Maione. E poi il ritrovamento della lettera nel cappotto del figlio.

 

 

Il pubblico non si sta chiedendo se ci sarà una seconda stagione della fiction. La sta già aspettando!!! Puoi dirci qualcosa in merito? E qualcosa anche sui tuoi altri progetti in corso o in arrivo?

Credo ci sarà la seconda serie. E sarò’ al cinema con la regia di Sergio Rubini per un film sui fratelli De Filippo.

Con un profondo grazie e tutti i miei complimenti,

A presto

Sabrina De Bastiani
Thrillernord