Intervista a Barbara Garlaschelli




A tu per tu con l’autore


 

Per prima cosa, grazie di cuore per aver riportato al mondo Lettere dall’orlo del mondo. Mi sono avvicinata alla tua scrittura solo da poco e non conoscevo questo piccolo gioiello…

Ritornare su dei personaggi del passato è stato un po’ come riabbracciare dei vecchi amici? Come è nato il desiderio di dargli una nuova forma?

 Più che abbracciare dei vecchi amici mi ha spinta l’esigenza di chiudere un cerchio che era rimasto aperto dal 2012, dalla prima edizione con Ad Est del’Equatore e i disegni di Mario. E Bianco. che generosamente li aveva creati per il romanzo. In questa versione, però, ho voluto che ci fossero solo le loro parole e nessun’altra suggestione se non le loro emozioni l’immaginazione capace di creare o ricreare situazioni, luoghi ed emozioni.

I personaggi sono talmente ben delineati che risulta difficile credere che siano solo frutto della fantasia, l’ispirazione per una storia così da dove è nata? 

Dopo alcuni anni dall’aver scritto Lettere sull’orlo del mondo mi sono resa conto dell’operazione che, allora, inconsapevolmente, avevo compiuto: l’elaborazione del lutto di mio padre, l’uomo che più ho amato al mondo, prima di conoscere Giampaolo. Mio padre Renzo era morto nel 2008 e la mia disperazione è stata lunghissima e devastante.  Spesso accade che la scrittura diventi non solo una cura ma il momento catartico nel quale io comprendo delle cose. Accade un’epifania che illumina ogni angolo buio che mi segna e mi accompagna. E non necessariamente nelle opere biografiche. Questo romanzo, infatti, non lo è eppure è una delle opere più intime che abbia messo nero su bianco.

Ho apprezzato tantissimo la presenza di citazioni e musica; per non parlare delle poesie che ho amato in modo viscerale. Sono presenti in qualche raccolta, o quelle che troviamo nel libro sono frutto dell’amore dei protagonisti e quindi sono state scritte per restare solo tra quelle pagine?

I libri sono fatti di tutto ciò che ci attraversa nella vita, almeno nel mio caso. Volevo che il mondo fosse presente in questo carteggio perché anche le storie d’amore sono mescolate alle letture, alla musica, ai film, ai quadri, alla bellezza che viviamo o ci concediamo di regalarci.

Dei due è più J. ha sentire questa esigenza di dare un ritmo anche con l’arte che entrambi amano. Ed è lei a scrivere poesie, o a citarne di famose. Nonostante vivano nel mondo claustrofobia delle loro missive, sono entrambi profondamente connessi con ciò che li circonda: natura, persone, bellezza. Anche nei momenti di più intenso dolore la vita pulsante li accompagna.

L’amore non è uguale per tutti, anche se potrebbe sembrarlo perché le frasi che si scambiano gli innamorati vengono ripetute da millenni. Ma è proprio il cambiamento del mondo con le sue arti in continua trasformazione a renderle uniche. Come unici sono gli amanti.  

Leggere il tuo libro mi ha fatto ricordare la bellezza della vecchia corrispondenza. L’attesa di una risposta, il toccare con le mani la carta, ammirare la calligrafia dell’altra persona e sentirla vicino. Ti capita ancora di scrivere lettere come i tuoi protagonisti? Anche solo per parlare con te stessa, scriverti per ritrovarti?

Nel mio studio ho una vecchia, grande valigia con tutte le lettere scritte e ricevute prima dell’avvento delle email, Whatsapp e tutti gl i altri mezzi tecnologici di comunicazione. Sono centinaia. Ogni tanto apro la valigia, prendo una lettera a caso e la leggo. Capisco così che nessun genere di mezzo di comunicazione alternativo potrà sostituire la struggente potenza della parola sulla carta. Per non parlare che le email – la cosa più vicina a una lettera – potrebbero scomparire in un attimo e danno quella sensazione di precarietà che una lettera invece non dà. Almeno a me.

Se dovessi scegliere tra le tue opere, quale consiglieresti a un lettore che ha il desiderio di conoscere Barbara Garlaschelli? Quale ti somiglia di più? 

Sarebbe troppo semplice rispondere con Sirena o con Non volevo morire vergine che sono dichiaratamente due autobiografie. Suggerirei  O ridere o morire,  Alice nell’ombra che fanno parte della prima fase della mia vita e Non ti voglio vicino che ha dentro di sé la mia parte più matura come donna e come scrittrice

Grazie per la tua disponibilità e per l’infinita bravura. L’Italia è fortunata ad avere un’artista come te. 

Un caro saluto da tutti i lettori di ThrillerNord! 

Anna Sonatore

Grazie a te che mi hai dato la possibilità di raccontare qualcosa in più dei miei libri e grazie ai lettori che vorranno leggerli e che magari, se li apprezzeranno potranno fare passaparola che è il modo più bello, per un libro, di trovare il suo spazio nel mondo.

E se mi permetto vorrei ringraziare Riccardo Mostallino Murgia, l’editore di Arkadia; Mariela e Ivana Peritore curatrici insieme a Patrizio Zurru (che è anche ufficio stampa) della collana SideKar di cui fanno parte le Lettere per aver accolto e amato questo piccolo libro, comprendendo con esattezza quanto fosse importante per me. Non è piaggeria ma il modo di riconoscere il lavoro di chi fa in modo che i libri non restino solo nella testa degli autori. E non tutti lo fanno con l’entusiasmo e la professionalità che ho trovato qui. 

Barbara Garlaschelli 

 

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