Intervista a Chiara Ferraris




A tu per tu con l’autore


Confesso che non conoscevo l’autrice Chiara Ferraris e dopo aver letto Lady Montagu, le cicatrici del cuore, recupererò i suoi precedenti romanzi, ho apprezzato lo stile pulito e appassionato e la capacità di rendere la protagonista vicino alle donne.

Lady Montagu è stata una bella scoperta, una biografia romanzata che ci restituisce l’immagine di un personaggio molto interessante, com’è avvenuto l’incontro con questa donna che ha fatto la storia senza mai essere ricordata nei libri di storia? 

Ho conosciuto Lady Montagu mentre preparavo una lezione per i miei studenti. Insegno biologia e, parlando di vaccini, ho scoperto che il concetto di vaccinazione, prima di essere messo a punto in modo concreto da Jenner, era già stato trapiantato in Europa dall’Oriente grazie a una donna, Lady Mary Wortley Montagu, scrittrice inglese del Settecento che si trovava in viaggio nell’Impero Ottomano insieme al marito, ambasciatore d’Inghilterra presso la corte del sultano. La storia mi ha incuriosita. Ho approfondito scrivendo un articolo per una rubrica che curavo per il blog “The meltinpop”, un ciclo di post intitolati “Le solite ignote”, che raccontava figure femminili importanti per lo sviluppo delle scienze, alle quali la storia non ha dato il giusto peso. Successivamente è nata l’idea con Sara Rattaro, curatrice della collana “Femminile Singolare” di Morellini editore, di includere la Lady nella collana. Studiando la sua biografia, ho fatto la scoperta di una donna sensazionale e intrigante. Valeva la pena portarla alla luce.

Un mondo quello delle donne orientali ancora sconosciuto per noi occidentali, Lady Montagu squarcia il velo del pregiudizio, ancora oggi si guarda con sospetto le donne con il burka, ritieni che davvero negli harem ci sia quella libertà di cui parli nel romanzo? 

Lady Montagu entra nel mondo orientale prima di tutto attraverso le chiacchierate con un effendi, un saggio dell’Impero Ottomano, che la mette in guardia sulle differenze, a sua detta solo apparenti, tra la cultura orientale e quella occidentale. Credo che questo abbia condizionato la predisposizione con cui Mary approccia il suo avvicinamento. La libertà di cui lei accenna nelle lettere che scrive da Costantinopoli potrebbe effettivamente essere interpretabile alla luce dell’entusiasmo che l’Impero Ottomano esercita su di lei. Ne ha prova con l’esperienza di imbattersi nel cadavere di una donna assassinata probabilmente per mano del marito geloso. Per cui, mi viene da dire, la libertà delle donne ottomane, che camminavano per le strade delle città coperte di veli; quindi, irriconoscibili e per questo libere di incontrare chi volevano, era una libertà che di fatto si prendevano, non effettiva. Come, del resto, capitava anche alle donne occidentali. Ben diversa, invece, reputo l’atmosfera che Mary respira nei bagni turchi, dove le donne depositano questi veli e si sentono davvero libere di essere loro stesse, senza le costrizioni e le etichette che devono invece seguire nei loro appartamenti. 

Un amore quello di Lady Montagu e Francesco Algarotti visto ancora oggi in maniera disdicevole, non abbiamo ancora risolto il tabù della differenza di età tra una donna e un uomo più giovane, come donna condividi le scelte della protagonista? 

La più grande scoperta su Mary è stata proprio questa: imbattermi in una donna libera, capace di seguire le proprie passioni senza porsi limiti come quello della differenza d’età con Algarotti. Il rapporto con Francesco si rivelerà poi fallimentare, del resto era intuibile fin dall’inizio, per cui la ragione mi suggerisce di dire che no, non si può condividere una follia come quella. E invece, sono convinta che Mary sapesse quali rischi stava correndo, ma che, a ogni modo, fosse molto più urgente per lei dare credito a quanto le suggeriva il cuore. Per cui, sì, condivido il coraggio che ha avuto. 

Le cicatrici nel cuore che ha la protagonista ce la rendono molto vicina, una privilegiata che conosce i dolori del corpo e dell’anima, nel caso di Lady Montagu si deve partire dalla sua sensibilità per descrivere la sua intelligenza acuta e la capacità di comprendere il metodo dell’inoculazione, di importarlo nella vecchia Europa e diffonderlo nonostante l’ignoranza dei pregiudizi dell’epoca, dalle tue pagine traspare l’ostinazione tipicamente femminile, quanto di tutto questo c’è ancora oggi in noi donne?  

Credo che siano caratteristiche tutt’oggi presenti e mi viene da dire… per fortuna! La sensibilità e l’apertura mentale necessarie a cogliere la diversità come spunto di accrescimento, il desiderio di condividere la conoscenza e la voglia di non cedere all’oscurantismo sono fondamentali in qualsiasi epoca. In generale, queste devono essere le caratteristiche di un qualsiasi divulgatore scientifico, ruolo che Lady Montagu ha inconsciamente ricoperto decidendo di far conoscere la pratica dell’inoculazione in Inghilterra. Di sicuro, la sua esperienza con il vaiolo, che le ha provocato la perdita del fratello e le ha lasciato segni incancellabili sul volto, ha mosso in lei ingranaggi tenaci, volti a evitare che qualcun altro, in primis i suoi figli, potessero vivere la sua stessa tragedia. Ma, come ho scoperto studiando la sua biografia, questi tratti particolari li ha dimostrati anche in altri contesti, per cui direi che erano tipici della sua personalità. Era una donna passionale, in qualunque cosa facesse, ci metteva l’anima. 

Una donna coraggiosa, controcorrente, moderna, anticonformista e lungimirante, quanto c’è di Chiara Ferraris in Lady Montagu?  

Quanto vorrei che ci fosse, soprattutto! Ognuno di questi aggettivi è in realtà un orizzonte a cui mirare. Vorrei avere il suo coraggio, il coraggio di parlare senza sentirsi sempre in errore, il coraggio di affermare le proprie idee e anche quello di agire seguendo il proprio cuore. Io, invece, sono sempre più titubante e metto spesso in discussione le mie conoscenze e capacità. Vorrei avere la sua modernità, non lasciarmi sopraffare dagli oscurantismi che ancora aleggiano nella nostra epoca. Vorrei esser anticonformista, riuscire a guardare le cose da punti di vista alternativi, che credo sia il principale punto di forza di qualsiasi personalità di scienza. Mary è anche lungimirante, sì, ma di lei ho amato soprattutto il fatto che, pur consapevole di quali possibili finali la attendessero in tante situazioni, ha sempre preferito seguire le proprie passioni. C’è ancora un aspetto che vorrei ereditare da questa donna pazzesca: la dignità. La dignità con la quale ha saputo affrontare anche le sue scelte più incaute e le loro conseguenze. Questo, più di tutto, è segno di una grande intelligenza.

A cura di Cinzia Passaro

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